Il mondo del lavoro è in continua evoluzione. Sebbene lo scorso anno si sia registrato un record di occupazione in Italia del 66,3%, continua a essere caratterizzato da disuguaglianze di genere, territoriali e da un’elevata disoccupazione giovanile. Il nuovo DDL Lavoro, presentato con l’intento di affrontare queste problematiche, segna una svolta nelle politiche attive del lavoro a partire dal 2025.
Il DDL, rivolto a tutti i cittadini e le imprese, si concentra su sicurezza, equità di genere e flessibilità contrattuale, con l’intento di rendere il mercato del lavoro più dinamico e inclusivo. L’obiettivo principale è colmare il gap occupazionale rispetto alla media UE.
DDL Lavoro: le novità attese per il 2025
L’11 dicembre 2024 il Governo ha approvato il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di lavoro». Il DDL Lavoro introduce novità significative per il mondo del lavoro. Tra le politiche per l’occupazione in Italia, spicca la regolamentazione del periodo di prova nei contratti a termine. Salvo condizioni più favorevoli previste dalla contrattazione collettiva, la durata sarà di un giorno di prova per ogni quindici giorni di calendario lavorati.
Rilevanti le semplificazioni per i contratti di somministrazione che puntano a rendere il mercato lavorativo più adattabile alle esigenze delle imprese, eliminando limiti per contratti a termine e indeterminati. Innovazioni importanti toccano il tema dell’apprendistato per i giovani. Prevista l’estensione delle risorse destinate alla formazione professionale in azienda a tutte le tipologie di apprendistato e la possibilità di trasformare il diploma professionale in apprendistato professionalizzante.
Si segnala inoltre l’introduzione di un contratto ibrido a causa mista, che permette ai lavoratori di combinare rapporti subordinati con attività autonome in regime forfettario, offrendo maggiore flessibilità sia ai professionisti che alle aziende. Infine, è stato chiarito che i lavoratori in cassa integrazione possano intraprendere altre attività, purché comunicate tempestivamente all’INPS.
Sicurezza sul lavoro: il DDL traccia una nuova rotta
Il DDL non si limita a promuovere il rilancio dell’occupazione in Italia, ma punta a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. I dati Inail mostrano una panoramica da non sottovalutare. Con un aumento dell’1,7%, le denunce di infortunio nei primi sette mesi del 2024 hanno raggiunto 350.823 unità. Le misure in materia di salute e sicurezza, all’interno del DDL, pongono al primo posto la tutela lavoratori.
Dal 2025, il Ministero del Lavoro presenterà ogni anno un rapporto alle Camere per monitorare la sicurezza sul lavoro e proporre misure di miglioramento. Sul fronte sanitario, il medico competente potrà effettuare visite pre-assunzione, per valutare l’idoneità del lavoratore alla mansione, inoltre potrà evitare di ripetere esami già effettuati, semplificando l’iter burocratico.
Occupazione in Italia a confronto con gli obiettivi europei
Nonostante il ritardo rispetto ai principali paesi europei, il mercato del lavoro italiano mostra piccoli segnali di crescita. Dal rapporto Istat 2024 emerge un incremento del 2,4% rispetto al 2019. Lo scorso anno, infatti, il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni ha raggiunto il 61,5%. Gli uomini si attestano al 70,4%, mentre le donne rimangono al 52,5%, confermando un gender gap di 17,9 punti.

Fonte: Rapporto Istat 2024. Elaborazioni su dati Eurostat, Labour Force Survey.
Tuttavia, il nostro Paese risulta ancora 9 punti percentuali sotto la media europea. Questo ritardo è fortemente legato a due criticità: la debolezza del mercato lavorativo nel Mezzogiorno, dove il tasso di occupazione si ferma al 48,2% rispetto al 70,4% europeo, e la bassa partecipazione femminile, che con il 52,5% rimane al di sotto della media UE27 del 65,8%.
Tra le disposizioni volte a colmare il divario di genere e territoriale, spicca il recente «Bonus Donne». Inserita nel Decreto Coesione del 2024, quest’agevolazione prevede un esonero contributivo del 100% per due anni per l’assunzione a tempo indeterminato di donne disoccupate da almeno sei mesi, residenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) del Sud Italia, o da almeno 24 mesi su tutto il territorio nazionale.

