Oltre 227 mila assunzioni programmate nel 2011 legate a sostenibilità ed ambiente, molte delle quali con contratti stabili e duraturi. Sono i “green jobs” i lavori del futuro, secondo quanto svelato dai dati Unioncamere – l’Unione Italiana delle Camere di Commercio – presentati a Verona in occasione della fiera Job&Orienta. Perché se l’ambiente è fonte di vita, ora è anche un’occasione concreta di occupazione per migliaia di giovani.

Green economy come occasione di rilancio per la nostra nazione, come idea di impresa e, soprattutto, come mezzo per creare nuove opportunità di lavoro per i più giovani: sono questi i dati che emergono dal rapporto Unioncamere. Dati che ben si sposano con quanto emerso, lo scorso novembre, da un’ulteriore indagine, il Rapporto GreenItaly, curato sempre da Unioncamere e Symbola.

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Esiste un “cuore verde” nel nostro Paese, che sta sempre di più coinvolgendo anche le imprese: circa il 23,9% delle aziende italiane ha investito o investirà in prodotti e tecnologie verdi.  Il dato interessante è che la “rivoluzione green” non sta interessando solo i comparti legati all’ambiente, ma anche quelli più tradizionali.

Con un ulteriore dato positivo: le prime dieci posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate equamente da cinque regioni settentrionali e cinque meridionali.

Proprio questo nuovo modo di fare impresa prevede anche l’utilizzo di figure professionali capaci di trainare le industrie italiane in questo campo innovativo.  Ma quali sono i profili considerati “introvabili” per il settore green? Unioncamere segnala i seguenti profili: l’auditore esperto in emissioni di gas serra in atmosfera, il tecnico superiore per industrializzazione, qualità e sostenibilità dell’industria del mobile, lo statistico ambientale, l’ingegnere dell’emergenza, il progettista di architetture sostenibili e l’esperto del ciclo di vita dei prodotti industriali.

La ricerca di questi profili professionali specializzati rischia di rimanere insoddisfatta per circa il 15% del fabbisogno delle aziende. La causa, sempre secondo i dati Unioncamere, è da ascriversi ad un’inadeguata preparazione dei candidati, a cui però, il nostro sistema scolastico sta ponendo rimedio. Sono sempre di più i corsi di laurea, master, dottorati di ricerca che pongono sostenibilità e ambiente in primo piano. Solo nell’anno 2011/2012 sono stati attivati 193 corsi di laurea nel settore “green”.

 

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Isabella Berardi

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