Uno dei pericoli principali per gli ecosistemi del mar Mediterraneo è costituito dall’insediamento di specie aliene nelle acque. La rivista Mediterranean Marine Science (MMS), pubblicata dall’Hellenic Centre for Marine Research (HCMR), in un suo report ha stimato che dal 2010 al 2021 le specie presenti nel Mediterraneo, ma non originarie delle sue acque, sarebbero aumentate del 40%.

Ad oggi esistono in Italia alcuni progetti che prevedono di contrastare la fragilità degli ecosistemi che consegue a questa “invasione”. Nel 2019 in Sicilia è nato il progetto Fight Alien Species Transborder (FAST), mentre a giugno 2023 LifeGate, società benefit italiana, ha ufficializzato la nascita della Water Defenders Alliance.

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La tropicalizzazione del mar Mediterraneo

Lo studio di MMS ha censito le specie aliene nelle acque del Mediterraneo, arrivando a contarne 751 stabili e 242 occasionali. Molte di queste arrivano attraverso le imbarcazioni, che le trasportano involontariamente. Altre invece si spostano attraverso il Canale di Suez.

Il danno maggiore che queste specie possono arrecare agli ecosistemi mediterranei è quello della desertificazione dei fondali. Ad esempio, il pesce coniglio, a differenza delle specie autoctone, consuma anche le alghe più giovani, impedendo quindi la rigenerazione delle praterie subacquee. La scomparsa di alghe comporta poi anche la perdita di biodiversità ad esse connesse. Uno studio condotto in un tratto costiero tra Grecia e Turchia, nelle regioni con alta densità di pesci coniglio, ha rilevato che la copertura algale si è ridotta del 65%, con una conseguente diminuzione del 40% della ricchezza di specie marine.

Tanto per l’aumento delle specie aliene nelle acque, quanto per l’aumento della loro diffusione, la ragione comune sembra essere il surriscaldamento delle acque. Secondo i dati rilasciati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), il 2022 risulta essere l’anno più caldo dal 1961. In particolare, si sta assistendo a una vera e propria tropicalizzazione del mar Mediterraneo, che ha registrato un aumento più rapido delle temperature del 20% rispetto alla media globale.

Il progetto FAST in Sicilia e nell’arcipelago maltese

Nel 2019 l’Università di Catania ha avviato un progetto di contrasto all’introduzione, naturalizzazione e diffusione delle specie aliene nelle acque, che arrecano danno alla biodiversità in Sicilia e nell’arcipelago maltese. L’iniziativa prevede di riconoscere e classificare le specie non autoctone. Una volta censite l’obiettivo è contenerne lo sviluppo o di eradicarle. Il censimento permetterebbe inoltre di monitorare gli spostamenti delle specie aliene nelle acque, individuando le correnti attraverso cui si spostano.

Le azioni attive di contenimento, eradicazione e ripristino degli ecosistemi locali saranno svolte all’interno di alcune aree protette. Il progetto prevede inoltre l’elaborazione di linee guida e adozione di buone pratiche, basandosi anche sull’educazione e la comunicazione ambientale. Un importante aspetto innovativo del progetto riguarda infatti lo sviluppo di metodologie innovative e condivise, esportabili nel bacino del Mediterraneo.

Potranno usufruire degli esiti del progetto le autorità ambientali maltesi e italiane, gli enti gestori delle aree protette, tutte le categorie produttive che possono risentire negativamente dell’introduzione di specie aliene nelle acque, le scuole e le associazioni ambientaliste. La qualità e l’efficacia delle soluzioni individuate saranno inoltre monitorate sia sul piano delle metodologie che degli interventi di coinvolgimento e diffusione delle informazioni.

Specie aliene, custodi naturali della biodiversità e sub

Per contrastare la fragilità degli habitat del mar Mediterraneo, LifeGate si occupa di recuperare gli idrocarburi nell’acqua e attività di habitat restoration, per ripristinare un ambiente in grado di salvaguardare la biodiversità. In tal senso, una delle azioni previste all’interno della Water Defenders Alliance di cui l’azienda è promotrice è la piantumazione di Posidonia oceanica.

La pianta è endemica delle acque del Mediterraneo e, insieme ai molluschi permette di creare biodiversità e di catturare la CO2 sott’acqua. Inoltre, il ripristino di colonie di molluschi, introduce negli habitat mediterranei degli eccezionali filtri del mare, che permettono anche di contrastare l’attecchimento delle specie aliene nelle acque.

In tal senso, Smart bay Santa Teresa, partner della Water Defenders Alliance cura alcune attività di salvaguardia di ecosistemi fragili e importanti. Il laboratorio naturale si occupa di tecnologia, turismo sostenibile e molluschicoltura e coinvolge alcuni degli enti di ricerca tra i più autorevoli in Italia.

La molluschicoltura prevede in particolare l’allevamento di mitili e ostriche, che sarebbero in grado di filtrare anche uova e piccole forme larvali delle specie aliene nelle acque. Attraverso un progetto ad hoc, Smart bay Santa Teresa intende quindi valorizzare mitili e ostriche per tutelare le specie originarie del mar Mediterraneo.

Infine, LifeGate porta avanti anche alcuni progetti di ripristino dei fondali, attraverso il recupero dei rifiuti sottomarini con i sub. Anche le plastiche infatti danneggiano il fondo dei mari, sul quale sono depositate tra il 60% e il 70% delle plastiche nell’acqua.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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