L’industria tessile, un settore cruciale dell’economia globale, è ora di fronte a una sfida epocale: bilanciare la domanda di moda e tessuti con la necessità di preservare l’ambiente. L’attuale sovrapproduzione di capi di abbigliamento richiede un crescente fabbisogno di energia e sta consumando irrimediabilmente le nostre risorse naturali. In questo contesto, l’ecodesign sta emergendo come un approccio fondamentale per garantire un futuro sostenibile per l’industria tessile.

Cosa si intende per ecodesign e qual è il suo obiettivo?

L’ecodesign è un approccio che integra i principi della sostenibilità ambientale nella progettazione di prodotti tessili. L’obiettivo principale dell’ecodesign è quello di ridurre l’impatto ambientale di un prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione all’uso e infine allo smaltimento. Questo approccio richiede una visione olistica, considerando non solo i materiali utilizzati, ma anche il processo di produzione, il trasporto, l’uso e il destino finale del prodotto.

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L’ecodesign nell’industria tessile mira a creare prodotti che siano esteticamente attraenti, funzionali e allo stesso tempo siano rispettosi dell’ambiente. Questo richiede una riconsiderazione dei modelli di produzione tradizionali, favorendo l’adozione di materiali e processi più sostenibili. Processi come il riutilizzo di prodotti tessili di scarto per la realizzazione di nuovi prodotti di abbigliamento.

Inoltre, l’ecodesign mira a promuovere la consapevolezza tra i consumatori, incoraggiando scelte più responsabili e sostenibili come la scelta di prodotti tessili realizzati a mano o con materiali sostenibili (tipo fibre naturali come lana e lino). Indirizzare il consumatore nell’acquisto di prodotti realizzati da una filiera totalmente rispettosa dell’ambiente fin dalla scelta delle materie prime.

I dati legati all’inquinamento dell’industria tessile

Secondo la Commissione Europea, ogni anno nell’UE vengono scartati 5 milioni di abiti a causa di un modello di consumo sfrenato, la cui soluzione potrebbe trovarsi nell’ecodesign. Inoltre la sconcertante realtà è che solo l’1% dei materiali tessili è riciclabile. I dati pubblicati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) evidenziano l’enorme impatto ambientale dell’industria tessile. Nel 2020, il consumo medio di prodotti tessili per persona nell’UE ha richiesto 400 mq di terreno, 9 metri cubi di acqua e 391 kg di materie prime, generando un’impronta di carbonio di circa 270 kg. Questo settore è diventato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell’uso del suolo.

L’inquinamento idrico è un grave effetto collaterale della produzione tessile, contribuendo al 20% dell’inquinamento globale delle risorse idriche. In particolare, il lavaggio di capi sintetici, spesso associati al fast fashion, rilascia annualmente 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari. Le emissioni di carbonio causate dall’industria della moda sono altrettanto preoccupanti. Questo settore è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, superando il totale delle emissioni generate dai voli internazionali e dal trasporto marittimo. Nel 2020, gli acquisti di prodotti tessili nell’UE hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona. La direttiva ecodesign potrà contribuire ad un cambio di rotta sostanziale che contribuirà al dimezzamento di consumi ed emissioni entro il 2030.

Quali sono i 6 obiettivi ambientali identificati dalla direttiva ecodesign?

L’Unione Europea ha posto una grande enfasi sull’ecosostenibilità nel settore tessile attraverso il suo approccio all’ecodesign. La Commissione europea ha identificato sei obiettivi ambientali chiave per l’industria tessile, mirando a ridurre l’impatto ambientale e promuovere una produzione più sostenibile:

  1. Riduzione dell’uso di risorse: l’obiettivo è minimizzare il consumo di risorse naturali durante la produzione di tessuti. Questo può essere raggiunto attraverso l’adozione di processi di produzione efficienti e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse.
  2. Minore emissione di sostanze nocive: l’industria tessile può contribuire in modo significativo all’inquinamento ambientale attraverso l’emissione di sostanze chimiche nocive. L’ecodesign mira a limitare l’uso di tali sostanze, proteggendo sia l’ambiente che la salute umana.
  3. Esteso ciclo di vita dei prodotti: la Commissione europea incoraggia la progettazione di prodotti tessili durevoli e di alta qualità. Ciò si traduce in una maggiore longevità dei prodotti e una riduzione dei rifiuti tessili.
  4. Minori emissioni di CO2: la produzione tessile è associata a significative emissioni di gas a effetto serra. L’ecodesign mira a ridurre queste emissioni, ad esempio, attraverso l’uso di fonti di energia rinnovabile e il miglioramento dell’efficienza energetica.
  5. Uso sostenibile dell’acqua: la scarsità d’acqua è un problema globale e l’industria tessile consuma quantità significative di questo prezioso bene. L’obiettivo è ridurre il consumo d’acqua attraverso tecniche di produzione più efficienti e innovative.
  6. Promozione dell’economia circolare: l’ecodesign incoraggia la transizione verso un’economia circolare, in cui i materiali tessili vengono riutilizzati e riciclati alla fine del loro ciclo di vita, riducendo così l’accumulo di rifiuti.

In conclusione, la direttiva ecodesign rappresenta un passo fondamentale verso un futuro sostenibile per l’industria tessile. Attraverso l’adozione di questi sei obiettivi ambientali delineati dalla Commissione europea, l’industria può ridurre il suo impatto ambientale, promuovendo allo stesso tempo una produzione più responsabile e consapevole. L’ecodesign è una necessità e un’opportunità per ridefinire l’approccio dell’industria tessile e plasmare un settore che tenga conto dell’ambiente e delle generazioni future.

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Vittorio Palmieri

Vittorio Palmieri

Napoletano. Emigrato nell'entroterra irpino-sannita, in controtendenza con l'emorragia dei paesi interni verso la vita metropolitana. Ignoto poeta "prestato alla burocrazia". Nell’entroterra segue percorsi sociali con enti del terzo settore. Ha collaborato ad un progetto di agricoltura sociale con le Associazioni Irpine “Ecopotea Aps” e “Al Centro dei Ragazzi Odv”. Nell’ultimo anno fonda Introterra Aps, nata con lo scopo di rivalutare e riscoprire l'entroterra campano, e con la quale rileva un progetto giornalistico editoriale decennale "bMagazine.it" e fonda l'etichetta "Introterra Edizioni" Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per Buonenotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista

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