La COP28 Dubai, dedicata alla lotta al cambiamento climatico, si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre: dopo l’estate più calda di sempre, il cambiamento climatico non è più un’incognita del futuro, ma è diventato un problema quotidiano. Eccezionale per l’evento sarà la partecipazione di Papa Francesco, il primo Pontefice a prendere parte ad una conferenza dell’Onu sul climate change.  Il Papa sarà presente dall‘1 al 3 dicembre, per ribadire gli appelli, le aspettative e le speranze già espressi nella sua enciclica Laudate Deum.

Cosa sono le COP Onu sul clima

Le COP o Conferenze delle Parti sono incontri formali tra le parti firmatarie per monitorare i passi intrapresi ogni anno dagli Stati che hanno aderito al Protocollo di Kyoto del 1987, ratificato da 191 Stati. L’obiettivo di questo protocollo è di raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera ad un livello di emissioni abbastanza basso per prevenire l’interferenza dell’uomo dannosa per il sistema climatico. Il Protocollo di Kyoto è figlio della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, nota come Accordi di Rio, che è stata firmata a Rio de Janeiro nel 1992. L’obiettivo della Convenzione era la riduzione delle emissioni dei gas serra alla base del riscaldamento globale e prevedeva quindi che le parti firmatarie potessero adottare precisi protocolli per limitarne le emissioni.

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I passi principali verso la COP28 Dubai

Nei tre decenni trascorsi, la Conferenza delle Parti (COP) ha convocato ogni anno i Paesi firmatari per determinare, identificare e valutare le misure climatiche da intraprendere.

La ventunesima COP di Parigi del 2015 ad esempio, ha ottenuto il primo grande risultato, un accordo climatico globale detto Accordo di Parigi che entra in vigore il 4 Novembre 2016. L’intesa raggiunta ha fissato l’obbligo di contenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, con la raccomandazione di fare di più per uno scenario sotto 1,5 gradi. Una delle sue disposizioni chiave è la creazione di un meccanismo di revisione ogni cinque anni per monitorare l’andamento degli impegni presi dai vari Paesi. Le COP successive si sono dimostrate inefficaci e non hanno portato all’implementazione dell’accordo di Parigi come ci si aspettava.

L’ultima COP27 ha mantenuto il limite di 1,5ºC , citando per la prima volta le energie rinnovabili, tuttavia non ha mantenuto l’impegno di ridurre gradualmente la quota dei combustibili fossili da parte dei Paesi principalmente responsabili delle emissioni di CO2.

Chi presiede la Cop28

Con queste premesse partirà la COP28 2023. Il presidente designato è il dr. Al Jaber l’amministratore delegato della compagnia petrolifera nazionale (ADNOC), il primo con questo ruolo a essere presidente di una COP.

Un gruppo di 180 attivisti climatici ha lanciato il sito Boycot cop28 sostenendo che la scelta del presidente e di Dubai di organizzare la Cop28 è pericolosa ed incomprensibile: gli Emirati Arabi, infatti, sono il settimo produttore al mondo di petrolio e tra i principali esportatori, ma sono anche tra i pochi Paesi che puntano a incrementarne notevolmente la produzione nel prossimo decennio. Nonostante ciò, il governo ha in programma 28 progetti, sette dei quali già in fase di finanziamento, per potenziare la produzione di idrogeno blu e grigio derivati dal gas naturale.

In attesa della conferenza, il governo degli Emirati ha annunciato l’intenzione di investire 54 miliardi di dollari in rinnovabili entro sette anni per neutralizzare le emissioni di CO2 entro il 2050. La leadership di Dubai ha dunque l’obiettivo di focalizzarsi sull’idrogeno come fonte di energia pulita, come previsto dalla National Hydrogen Strategy.

L’obiettivo della Cop28 Dubai

Da uno studio pubblicato a fine settembre su Nature, le conseguenze degli eventi meteo estremi causano oggi danni da 135 miliardi all’anno e sono destinati a crescere. In questi giorni anche l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili e la Global Renewables Alliance nei loro rapporti hanno esortato i governi a triplicare la capacità di energia rinnovabile che deve raggiungere più di 11.000 GW entro il 2030.

Nei rapporti di queste due organizzazioni si chiede anche di raddoppiare l’efficienza energetica, sollecitando i Paesi parte della COP28 a fissare obiettivi con tempi specifici, quadri normativi forti, incentivi finanziari e campagne di sensibilizzazione. Se non si interverrà rapidamente per ridurre le emissioni di CO2, secondo gli scienziati, la Terra supererà la soglia di 1,5°C già nel prossimo decennio.

L’obbiettivo da raggiungere nella COP28 è quindi sottoscrivere un accordo che contenga l’impegno vincolante degli Stati firmatari ad eliminare gradualmente i combustibili fossili che emettono alti livelli di CO2, a partire naturalmente dal carbone.

La guerra tra Hamas e Israele, con il pericolo dell’allargamento del conflitto anche ad altri Paesi del Medio Oriente, potrebbe ostacolare la partecipazione di alcuni Paesi della regione. Inoltre potrebbero verificarsi defezioni di alcuni Paesi nel decidere sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili. La Presidenza degli Emirati è concentrata sulla realizzazione di un’azione climatica tangibile e ambiziosa, quindi cercherà di fare il possibile per tenere il conflitto fuori dalla conferenza.

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Gloria Scacchia

Gloria Scacchia

Aspirante giornalista pubblicista, ho lavorato per la Farnesina e l’OSCE, mi interesso di  Diritti Umani, Geopolitica, Società, Cultura e Attualità. Scrivo per Buone Notizie.it e frequento il master e il laboratorio di giornalismo costruttivo

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