Vi siete mai chiesti che fine fanno i relitti di barche o pescherecci? Spesso li si vede emergere sulle spiagge o lungo i greti dei fiumi: nelle isole della laguna di Venezia è possibile vedere molti relitti di barche abbandonati a se stessi. Questo rappresenta non solo un problema ambientale, ma crea un circolo che ritorna indietro attraverso il pesce che viene mangiato e, di conseguenza, influisce sulla nostra salute. Un’iniziativa volontaria si propone di risolvere questo problema: si chiama Venice Lagoon Plastic Free. Li abbiamo seguiti nello sviluppo del loro progetto. 

Una iniziativa volontaria per ripulire la laguna di Venezia dai relitti

Uno dei problemi meno discussi è l’abbandono dei relitti delle barche nelle isole minori della laguna di Venezia. La maggior parte di essi, composti da vetro-resina, rimangono sommersi per anni, influenzando la vita del pescato lagunare, come dimostra uno studio dell’università di Brighton. I relitti, inoltre, incoraggiano altre persone a gettare nuovi rifiuti, minando alla sostenibilità dell’eco-sistema: molti relitti, infatti, vengono a loro volta riempiti di altri rifiuti. Come se non bastasse, i relitti possono diventare pericolosi per la navigazione a causa dell’innalzarsi e abbassarsi delle maree, riducendo la profondità dell’acqua e illudendo i timonieri di trovarsi in una zona navigabile. Venice Lagoon Plastic Free è una organizzazione no profit che originalmente si occupava della ripulitura della laguna veneta dalla plastica. Oltre a ciò, si occupa della ripulitura delle isole della laguna dai relitti abbandonati e del loro riciclaggio, per creare un eco-sistema sostenibile. I volontari di questa organizzazione censiscono le barche abbandonate che vengono avvistate nella laguna: chiunque può essere parte di questa iniziativa. Successivamente, grazie all’aiuto di una barca per il trasporto merci, le squadre si recano nel sito e raccolgono i relitti. Essi vengono poi portati in terraferma, dove vengono smaltiti in cooperazione con l’associazione Poseidone e SME Gees recycling. Venezia si apre così a una nuova forma di sostenibilità, che può essere imitata in altre città legate all’acqua.

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Venezia come laboratorio per il futuro sostenibile

Il tema dell’inquinamento marino tocca tutti, specialmente le Nazioni e le città in contatto con il mare come l’Italia. Questa iniziativa di riciclaggio, oltre al rimuovere i rifiuti, può anche fungere da laboratorio per iniziative future, in Italia e nel mondo. Uno dei problemi principali è che non ci sono incentivi per i cittadini che vogliono riciclare un relitto di barca. La Norvegia ha adottato un modello che potrebbe essere di ispirazione. Il governo norvegese concede sovvenzioni per il ritorno delle imbarcazioni fino ad un rimborso di 1000 corone norvegesi (più di 80000 Euro): i Governi dei Paesi costieri possono adottare delle sovvenzioni simili. Inoltre esiste un’iniziativa europea chiamata Restore our Oceans and Waters che si propone di proteggere l’ambiente marino nei territori dell’UE attraverso la ricerca scientifica e la sensibilizzazione per il territorio. Nonostante ciò il cambiamento deve avvenire nel piccolo. Dagli anni ’50 le persone si sono abituate a gettare i propri rifiuti in mare o abbandonare i relitti di imbarcazioni in luoghi isolati. Solo cambiando la mentalità si può risolvere definitivamente questo problema: perché ciò che viene dato al mare tende sempre a tornare a noi.

 

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Edoardo Casolo

Edoardo Casolo

Edoardo Casolo sono appassionato di geopolitica, cinema e cultura, di viaggi e di industria video-ludica. Vicentino ma vivo a Venezia, città che ho amato dal primo momento in cui l'ho vista. Con il laboratorio di giornalismo cerco di realizzare il mio sogno di diventare pubblicista.

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