Il Presidente della Repubblica italiana è stato eletto, o meglio rieletto ieri sera. Si tratta del tredicesimo Presidente dalla nascita della nostra repubblica parlamentare. 

Questo sistema di governo, a partire dalla promulgazione della Costituzione nel 1947, ha determinato il ruolo e i poteri del Presidente della Repubblica, che è il nostro Capo di Stato, ma non il Capo del governo.

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Vediamo le caratteristiche e le facoltà della massima carica dello Stato italiano e le differenze con gli altri sistemi repubblicani, di tipo presidenziale – più o meno puro – come quello francese e statunitense.

Che ruolo ha il Presidente di una Repubblica parlamentare?

Il Presidente della Repubblica italiana deve garantire il rispetto di quanto dettato dalla nostra Costituzione, al fine di preservare formalmente il patto che unisce tra loro i cittadini. Pertanto è custode dell’unità e della stabilità nazionale, un compito quanto mai decisivo nei periodi di crisi del sistema politico italiano – storicamente piuttosto frequenti – o di emergenze straordinarie, come quella sanitaria che stiamo attraversando per via della pandemia.

Per far sì che ciò avvenga, il Presidente della Repubblica deve ricoprire un ruolo al di sopra del proprio partito politico di appartenenza e di tutti i restanti schieramenti. Resta al di fuori dei poteri dello Stato perché concretamente non partecipa all’espressione delle competenze di ognuno di questi – pur avendo delle attribuzioni che gli consentono di intervenire – ma coordina le loro attività, per garantirne coesione e armonia nei funzionamenti.

La figura di rappresentante dello Stato nella sua accezione più ampia, contraddistinta appunto da qualità morali imprescindibili come l’imparzialità e l’autorevolezza, non deve essere erroneamente confusa con un ruolo marginale o “di facciata”.

Infatti, è chiamato ad esercitare una serie di funzioni tutt’altro che astratte:

  • nomina il Presidente del Consiglio nonché Capo del governo – prima del passaggio in Parlamento e dietro suo consiglio, i ministri.
  • promulga le leggi ed emana decreti e regolamenti, indice i referendum popolari e le elezioni delle nuove Camere di cui può disporre lo scioglimento anticipato, fatta eccezione per l’ultimo semestre di mandato, cosiddetto “bianco”.

Contestualmente è il capo delle Forze Armate e Presidente del Consiglio superiore della magistratura, per cui può concedere la grazia e commutare le pene.

Inoltre, esercita una funzione di controllo “stimolante” attraverso l’imposizione del veto e il rinvio dei testi di legge alle Camere – verso le quali ha potere di messaggio – oltre a nominare 5 tra i 15 giudici della Corte Costituzionale.

Il popolo più o meno al centro dell’elezione

Il nostro sistema repubblicano di tipo parlamentare si contrappone al modello presidenziale – ugualmente democratico – per via delle modalità di elezione. Nel nostro, come evidente negli scorsi giorni di attesa del “verdetto”, il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento, che è a sua volta espressione diretta del volere popolare.

Nel caso delle repubbliche presidenziali invece, il popolo elegge direttamente il proprio Presidente, con diverse modalità a seconda che si tratti di un presidenzialismo puro come negli Stati Uniti o di semipresidenzialismo come in Francia.

Questa differenza di “protagonismo” più o meno diretto del corpo elettorale è alla base della dialettica tra rappresentanza e partecipazione, che nel nostro Paese rappresenta un nervo scoperto alla luce dei tassi di assenteismo nell’esercizio del diritto e dovere della votazione.

Nelle ultime elezioni amministrative per esempio, l’affluenza di circa la metà degli elettori votanti ha confermato questa “estraniazione della cittadinanza”.

Il confronto tra sistemi: quello americano…

La differenza nella procedura elettorale ricade anche su chi e come il Presidente della Repubblica esercita i poteri dello Stato.

La nostra forma di governo prevede la collaborazione tra questi poteri (detta quindi “mista”), per cui il Parlamento – che detiene la funzione legislativa – deve dare la fiducia al governo, che detiene la funzione esecutiva.

Nel presidenzialismo invece vige la separazione dei poteri dello Stato, pur con differenze notevoli tra il presidenzialismo puro o quello “parziale”.

Gli Stati Uniti rappresentano perfettamente il primo caso, dove il Presidente della Repubblica – di tipo presidenziale federale – in quanto capo di Stato assume su di sé anche la carica di Capo del governo, su cui ha facoltà di nomina e revoca dei ministri. A differenza del Presidente italiano non può sciogliere il Parlamento ovvero il Congresso, che detiene il potere legislativo ma non ha alcun rapporto di fiducia con il governo. Inoltre, in quanto Presidente – eletto dai “grandi elettori” dei 50 Stati, nominati dal popolo – è l’unico titolare del potere esecutivo e nomina tutti i 9 giudici della Corte Suprema.

Il mandato dura 4 anni ma prevede la rieleggibilità (una sola altra volta), dopo i quali il Presidente torna ad essere un comune cittadino, per così dire. Secondo il sistema italiano invece, il Presidente della Repubblica non ha limiti di rieleggibilità ma al termine del mandato diviene automaticamente senatore a vita.

… E quello francese

Il modello semipresidenziale della Francia rappresenta una formula intermedia tra i due sopracitati, in chiave dualistica.

Il popolo elegge sia il Parlamento che il Presidente della Repubblica ovvero il capo di Stato, attraverso il doppio turno che assicura sempre la maggioranza assoluta. La figura scelta nomina il Primo Ministro – condizionato però dall’elezione del Parlamento – che insieme detengono il potere legislativo, mentre quello esecutivo è condiviso dal Primo Ministro con il Presidente della Repubblica.

Come in Italia il governo è sottoposto alla fiducia del Parlamento e in questo caso anche del Presidente della Repubblica, il quale ricopre gli stessi poteri del Presidente italiano con l’aggiunta della carica di Presidente del Consiglio superiore della difesa. Inoltre ricopre un ruolo di primo piano in politica estera, in qualità di capo della diplomazia, dirige gli affari esteri e congiuntamente al governo, negozia e ratifica i trattati internazionali.

Il suo mandato dura 5 anni – più degli Usa ma meno dell’Italia – e permette la rielezione per più di due mandati purché non consecutivi.

Il mandato dell’attuale Presidente in carica Macron è ormai agli sgoccioli, restiamo dunque in attesa di scoprire la prossima primavera se riuscirà a prolungare la sua permanenza all’Eliseo.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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