La stretta sulla libertà di stampa in Russia, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, ha gravemente compromesso l’attività dell’informazione libera e indipendente. Gli organi di stampa, già messi alla prova da anni di repressione, hanno trovato forme alternative sul web per un’informazione libera in Russia.
Il 4 marzo il governo di Putin ha approvato una legge che modifica il codice penale e introduce la responsabilità criminale per la diffusione di “false informazioni” sulle forze armate russe. Già all’inizio della guerra, l’autorità di controllo sulle Comunicazioni, Roskomnadzor, ha ordinato ai media di non usare le parole “invasione” e “guerra” e ha minacciato sanzioni.

Il 22 marzo la Duma, la camera bassa della legislatura russa, ha adottato emendamenti ai codici penali e amministrativi che impongono multe fino a 5 milioni di rubli (48.245 dollari). Ha introdotto anche pene detentive fino a 15 anni per chi diffonde informazioni che le autorità ritengono false.

I giornalisti russi si dimettono o fuggono all’estero

A seguito di queste leggi, la tv di opposizione TV Rain è stata bloccata e la radio indipendente Eco di Mosca ha annunciato la propria chiusura. Altre testate indipendenti, come Dožd’a e Novaya Gazeta, hanno messo un banner sul proprio sito che ricorda che la redazione “continua a lavorare, ma è costretta a rimuovere un certo numero di contenuti”.  Da quando nell’edizione serale del telegiornale Canale 1 della Tv di Stato la redattrice Marina Ovsyannikova ha esposto un cartello contro la guerra che diceva: “No War. Fermate la guerra! Non credete alla propaganda! Vi stanno mentendo! Russi contro la guerra” , molti giornalisti delle emittenti di Stato e di quelle private controllate stanno rassegnando le dimissioni.

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Il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), associazione che difende la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti in tutto il mondo, ritiene che almeno 150 giornalisti siano fuggiti dalla Russia, tra questi i 22 redattori di Mediazona, un giornale online indipendente russo. I giornalisti si dirigono principalmente in Turchia e Lituania.

Il progetto RuNet: un modo per limitare la libertà di stampa

Per restringere la libertà di stampa in Russia Roskomnadzor sta limitando l’accesso a Internet. L’agenzia ha bloccato circa 300 siti e social network come Facebook, Twitter e Instagram.

Nel 2019 la Russia ha approvato e sperimentato il progetto “Internet sovrana RuNet” per l’isolamento del Paese dall’Internet globale. Con l’invasione dell’Ucraina, il Cremlino ha accelerato questo processo. Il progetto RuNet prevede che tutta la tecnologia di enti governativi, media e di aziende rilevanti per lo Stato rimangano geolocalizzati dentro il territorio e sfruttino unicamente tecnologie e software russi. Come già evidenziato, il conflitto in Ucraina sta producendo una guerra parallela che si sta combattendo sul fronte del web.

Secondo un recente sondaggio del Russian public opinion research center (Vtsiom) il 60% dei russi sostiene la guerra, influenzati dai notiziari e dalla propaganda. Nonostante ciò, la censura alla libertà di stampa in Russia sta iniziando a creare divergenze all’interno di moltissime famiglie russe. L’emittente tedesca Dw ha raccolto diverse testimonianze di giovani che trovano metodi alternativi per informarsi sul web e dissuadono i genitori dalla propaganda di Stato.

Per difendere la libertà di stampa la censura viene aggirata sul web

I giornalisti fuggiti dalla Russia continuano la loro attività di informazione libera dall’estero. Il 13 marzo, ad esempio, Mediazone ha pubblicato diversi articoli sulla repressione delle proteste di San Pietroburgo contro la guerra. Per aggirare la censura e i blocchi dei siti internet usano la tecnologia Vpn (Virtual Private Network). La Vpn consente di creare “una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza dei dati attraverso un canale di comunicazione riservato”, si legge sul sito di cybersecurity360.

Anche la popolazione, per lo più i giovani, per avere accesso a un’informazione indipendente in Russia utilizzano le Vpn. Nelle prime settimane di guerra, i russi hanno scaricato le cinque principali app VPN su Apple e Google Store per un totale di 2,7 milioni di volte, un aumento della domanda di quasi tre volte rispetto alla settimana precedente l’invasione. Il sito top10vpn.com, che registra i flussi di accesso e di download delle Vpn nei singoli Paesi, afferma che il picco è stato registrato quando le autorità russe hanno bloccato Facebook e Twitter arrivando al 2.692%  e per tre giorni si è assistito a una crescita costante. Tra il 15 e il 21 marzo la domanda media giornaliera di VPN è stata del 970% superiore al normale.

Per limitare la libertà di stampa e di informazione libera, la Russia ha reagito bloccando 20 VPN. I cittadini però trovano altre VPN o le stesse VPN si adattano ai blocchi.

I social media si attivano per un’informazione libera in Russia

Oltre alla Vpn, per aggirare la censura si utilizza la tecnologia Tor, “The Onion Browser”, un software libero che permette una comunicazione anonima in cui la localizzazione del server nella rete  rimane sconosciuta. Ai servizi nascosti si accede attraverso uno pseudo-dominio di primo livello .onion. Twitter, infatti, ha acceso il proprio indirizzo .onion, con il quale qualsiasi utente può connettersi al sito bypassando le più sofisticate tecniche di censura. Facebook già presentava l’adeguamento a questa tecnologia, così come alcuni media internazionali tra cui la BBC e il New York Times.

Telegram è diventata l’app di messaggistica istantanea più popolare in Russia. Il fondatore Pavel Durov, il 7 marzo, ha rassicurato gli utenti di “non voler fornire al governo russo i dati personali degli iscritti”. Secondo la società Logically, su Telegram i gruppi russi dedicati al tema della guerra in Ucraina hanno guadagnato quasi 3 milioni di follower. I giornalisti indipendenti utilizzano Telegram per diffondere notizie sul conflitto e aggirare la censura alla libertà di stampa in Russia.

VPN e Tor sono i due strumenti più efficaci a difesa della libertà di stampa e di espressione in Russia, per questo social network, media indipendenti e anche gran parte della popolazione stanno adeguandosi a queste tecnologie.

 

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Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine, laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali con un Master in Comunicazione istituzionale. Lavoro in Rai da diversi anni. Giornalista pubblicista e tutor del laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista

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