Il conflitto in Ucraina ha aumentato il rischio di una crisi alimentare mondiale. Russia e Ucraina sono i maggiori esportatori al mondo della gran parte di alimenti base come mais, grano e olio di girasole, ma a causa della guerra le esportazioni sono ferme.
Nelle ultime ore però, secondo l’agenzia russa Tass, le spedizioni di grano riprenderanno dal porto ucraino di Berdyansk, nel Mar Nero, occupato dai russi. I cargo dovrebbero partire alla fine di questa settimana dopo il completamento dei lavori per sminarlo.
Inoltre la diplomazia si muove per la scongiurare una crisi alimentare. Sono in corso trattative tra la Turchia e la Russia. Il tema centrale è la creazione di corridoi alimentari per permettere a navi commerciali di trasportare grano ucraino attraverso il mar Nero. Uno schema di accordo prevede lo sminamento del mar Nero da parte dei genieri turchi. La Marina turca scorterà poi i cargo fino ad acque neutrali.

Le cause della crisi alimentare

Con i porti bloccati a causa della guerra, milioni di tonnellate di grano sono conservate in silos a Odessa e in altri sette porti ucraini sul Mar Nero. Altro grano è bloccato sulle navi impossibilitate a muoversi a causa delle mine navali alla deriva nel Mar Nero. Inoltre gli agricoltori ucraini non possono seminare la terra sia per via della guerra, sia perché non hanno uno spazio dove immagazzinare il prossimo raccolto. E così, con il calo dell’offerta, i prezzi di queste materie e di conseguenza del cibo sono aumentati.

Secondo il World food program, il programma alimentare globale delle Nazioni Unite, all’inizio dell’anno 276 milioni di persone in tutto il mondo stavano già affrontando la fame. Si prevede che tale numero aumenterà di 47 milioni di persone, soprattutto in Africa, se il conflitto in Ucraina continuerà.

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Per il report dell’UNCTAD, l’organismo delle Nazioni Unite sul Commercio e Sviluppo, sono 25 i Paesi africani che dipendono dal grano russo ed ucraino. Questi sono Stati soprattutto del Nord Africa e instabili politicamente come la Libia.

Le soluzioni africane alla crisi alimentare

Un rapporto ufficiale del dipartimento di Stato americano ha avvisato 14 Paesi, in gran parte africani, di non comprare “grano ucraino rubato”. L’allarme lanciato dagli Stati Uniti rinforza le accuse del governo ucraino secondo cui Mosca ha rubato fino a 500 mila tonnellate del suo grano. Secondo alcuni esperti contattati dal New York Times, molti dei Paesi africani accetteranno di comprare questo grano per evitare sia la crisi alimentare sia le rivolte che potrebbero scaturire dall’aumento del prezzo del pane.

In molti Paesi i consumatori sostituiscono il grano con miglio, polenta, manioca e sorgo. Molti chef africani danno consigli su come ridurre il contenuto di farina di frumento o sostituirlo con altre farine per avere prodotti con la stessa qualità nutrizionale.

Alcuni governi cercano di rimpiazzare le farine più care o introvabili con piantagioni di altri cereali più tradizionali di cui si è perso l’uso, come il fonio, un antico cereale africano. L’Egitto sta preparando, ad esempio, diversi progetti per frenare le importazioni e produrre localmente materie prime e cibo. Questi progetti però hanno tempi lunghi. Secondo il vicedirettore della Fao, Maurizio Martina, per scongiurare davvero una crisi alimentare “serve un fondo per i Paesi più vulnerabili”.

I grani italiani

Anche l’Italia è un grande importatore e consumatore di grano, sebbene non rischi la crisi alimentare. Quest’anno, inoltre, per via del caldo e dell’assenza di piogge la produzione italiana di grano potrebbe scendere dal 10 al 30%, a seconda della zona. Nel corso delle Giornate in Campo 2022, organizzate dai Consorzi agrari d’Italia (CAI), è stato presentato alle aziende agricole partecipanti uno studio condotto da CAI, Sis-Società Italiana Sementi e Ibf Servizi.

Lo studio ha individuato genotipi di grano innovativi e adattabili alle diverse condizioni climatiche. Tra i nomi delle varietà selezionate molte ricordano la storia, come Marco Aurelio e Furio Camillo, e altre l’arte, come Donatello e Bellini. La ricerca si è concentrata anche sui concimi, utilizzando quelli più performanti, innovativi e sostenibili. Inoltre l’ausilio di tecniche di agricoltura di precisione consentono di concimare le colture solo dove c’è bisogno, in modo che l’aumento delle produzioni vada di pari passo all’abbassamento dei costi.

Questo metodo di coltivazione potrebbe portare subito a un incremento del 12% della produzione di grano italiano, con un risparmio per le aziende agricole.

 

 

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Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine, laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali con un Master in Comunicazione istituzionale. Lavoro in Rai da diversi anni. Giornalista pubblicista e tutor del laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista

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