Il periodo estivo del 2022 ha visto, in Italia, una marcata siccità, la quale si è manifestata con mancanza di pioggiaspreco di acqua. Entrambi gli elementi hanno creato seri problemi all’agricoltura, influenzando inevitabilmente la resa dei raccolti. 
Lo spreco di acqua, in particolare, è dovuto alla scarsa manutenzione e ammodernamento della rete idrica, che arrivano a causare perdite del 70% dell’acqua immessa. Il problema assume una certa rilevanza soprattutto al Sud Italia, specie nell’area compresa tra Campania, Abruzzo e Molise.
Per arginare le perdite il governo ha stanziato 3,9 miliardi di euro per la costruzione di nuovi condotti e dighe, oltre alla riparazione e modernizzazione delle strutture esistenti. La copertura maggiore (2,9 miliardi) deriva dal PNRR mentre il miliardo restante viene direttamente dallo Stato.

L’organizzazione delle risorse

Il piano della riduzione dello spreco di acqua si concentra sulla rete attuale: circa l’85% delle risorse verrà impiegato in lavori di adeguamento, manutenzione e potenziamento, in modo da aumentarne l’efficienza. La parte restante ha come obbiettivo la costruzione di nuovi bacini e alla messa in sicurezza dalle scosse sismiche. Proprio il rischio di terremoti, oltre a problemi strutturali più marcati, ha fatto sì che circa 2,3 miliardi fossero destinati alle regioni del Mezzogiorno
Secondo il report ISTAT del 2020, la regione con la media più alta di spreco di acqua è l’Abruzzo: tre dei quattro capoluoghi di provincia (L’Aquila, Pescara e Chieti) hanno percentuali di dispersione rispettivamente del 50,7%, 58,9% e 71,7%. Altri capoluoghi che presentano numeri particolarmente negativi sono Massa, Belluno, Latina, Salerno e Sassari.
I dati dell’ISTAT non sono del tutto affidabili, poiché si riferiscono solo ai capoluoghi e, soprattutto nelle case, i contatori sono spesso vecchi e poco precisi.

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Il caso della Sardegna

Un esempio virtuoso di organizzazione regionale per la gestione dell’acqua si è rivelata essere la Sardegna: mentre altre regioni la carenza di acqua (anche potabile) ha creato diversi grattacapi, quest’ultima non ha registrato problemi significativi. La svolta nella gestione sarda dell’acqua è arrivata nel 2006, con la legge regionale 6 dicembre 2006, n°19. Essa ha concentrato le responsabilità di gestione a un ente pubblico regionale (l’autorità di bacino), revocandone la maggior parte ai piccoli consorzi che fino a quel momento gestivano acquedotti e bacini. La nuova organizzazione permette a un unico ente di avere una visione generale della situazione idrica, e di conseguenza di gestire autonomamente e con maggiore efficienza ogni emergenza.

In ogni caso lo spreco di acqua resta influenzato anche dall’utilizzo che fanno gli individui di questa preziosa risorsa: ognuno di noi può mettere in pratica piccoli gesti che ne riducono la dispersione.

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Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante, ho studiato Scienze Storiche all'Università di Torino. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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