L’ONU ha istituito il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità. Con la dichiarazione di luglio 2012, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha enunciato il paradigma di “felicità” di uno Stato, inclusivo sia del PIL che del benessere dei suoi cittadini. Ogni anno, dal 2012, il World Happiness Report pubblica la classifica dei Paesi del mondo dove risulta migliore la qualità della vita delle popolazioni. Nell’ultimo rapporto 2023 la Finlandia si conferma il Paese nel quale si vive meglio, a cui seguono la Danimarca e l’Islanda. L’Italia si colloca al 31esimo posto.

Lo studio, basato sui sondaggi del Gallup World Poll effettuati in 157 Stati, specifica gli indici di rilevazione che misurano la felicità del cittadino di vivere nel proprio Paese. Per i ricercatori, il benessere di una nazione non è dato solo dal reddito pro-capite, ma da un senso generale di soddisfazione della vita percepita dagli abitanti. Per gli analisti, il vero progresso di una società è dato dalla misura della felicità delle persone che ci vivono.

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Il primo indicatore: il rapporto cittadini-istituzioni politiche

Dando per scontato che i Paesi nei quali si vive meglio siano quelli senza guerre, povertà estrema e malattie epidemiche, la ricerca analizza come lo Stato influisca positivamente sul benessere psico-fisico dei propri cittadini, dato dalla somma di un insieme di fattori, quindi un approccio globale olistico della felicità, che va dal reddito allo stato d’animo.

Cruciale, per il World Happiness Report 2023, è il rapporto dei cittadini con le istituzioni. I finlandesi hanno un alto livello di fiducia sull’onestà e integrità del proprio governo, vi è un forte legame con lo Stato e ciò genera solidarietà civica che si concretizza in una fiducia reciproca tra le persone. Per lo stesso motivo la Danimarca è collocata al secondo posto, i sondaggi rivelano che i cittadini nutrono fiducia nelle istituzioni e anche se pagano tasse alte non si lamentano a fronte dei servizi che hanno in cambio, con un forte senso di responsabilità sociale condivisa.

In Italia i cittadini nutrono scetticismo verso le istituzioni e una diffusa percezione della inefficienza pubblica e della corruzione, sentimenti che influenzano lo stato d’animo degli italiani generando un senso di insoddisfazione. Secondo il Rapporto le persone vivono meglio quando si sentono, con fiducia, di appartenere ad una comunità leale e coesa, condividendo valori con responsabilità comune.

L’indicatore della sanità pubblica

L’Islanda è al terzo posto della classifica. A dispetto dei lunghi e rigidi inverni, gli islandesi detengono una delle più alte aspettative di vita al mondo, grazie a un ottimo sistema sanitario nazionale: i cittadini sono consapevoli che dalla nascita sino all’anzianità lo Stato si prenderà cura della loro salute nel migliore modo possibile. Nutrendo aspettative di una vita sana e assistita, la popolazione ha una percezione positiva dell’esistenza riuscendo a godersi di più la vita, a cominciare dal rapporto con la natura nella quale gli islandesi sono immersi.

Lo Stato quindi incrementa la soglia di felicità individuale dei cittadini quando offre loro servizi che aumentano la qualità della vita: un welfare sociale efficiente genera nel cittadino un sentimento di supporto sociale e, dove ciò non avviene, si registra una percezione di solitudine.

La libertà di decidere

Altro indicatore di felicità di una popolazione è la percezione di libertà che ha il cittadino nel determinare il proprio futuro nella società in cui vive. Gli Stati più felici sono quelli dove il singolo ha coscienza di avere la libertà di decidere il corso della propria vita, di poter fare scelte e prendere decisioni autonomamente. L’indicatore della misura della felicità è quindi, in questo caso, uno stato d’animo che si esplicita nel senso di soddisfazione della propria vita.

Per gli analisti del World Happiness Report, il segreto del benessere di una popolazione è dato da questi principali indicatori, che sono le premesse indispensabili per poter gioire della quotidianità. Finlandesi e danesi vivono meglio delle altre popolazioni perché riescono a prendere la vita come viene apprezzando i piccoli piaceri della vita. I finlandesi si rilassano, dopo aver fatto una sauna, godendosi la vista del lago seduti su una panchina. I danesi, dopo il lavoro, allentano la tensione psico-fisica trascorrendo il tempo libero con famiglia e amici, ma anche con un buon libro o una passeggiata nella natura: è la loro filosofia hygge.

Per gli scienziati parte della felicità è scritta nella genetica

La Genome Wide Association, citata nel Rapporto, ha studiato come alcune persone nascano con delle varianti genetiche, che le fanno sentire più facilmente felici rispetto ad altre. Esiste quindi una predisposizione genetica a sentirsi felici, che influenza per il 30-40% il modo in cui una persona reagisce agli eventi. Il restante 60-70% è dato dai fattori esterni ambientali. Infine, il livello di benessere è maggiore se il soggetto è in uno stato di calma e armonia, mentre stress ed eccitazione alzano i livelli di cortisolo, ormone che ostacola il rilassamento.

L’ONU, in celebrazione della giornata mondiale della felicità, ha invitato i governi a inserire come obiettivo centrale delle politiche sociali il benessere della popolazione per il raggiungimento di una soddisfazione della vita che includa tutti gli indicatori del World Happiness Report 2023.

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

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