La Culla per la Vita è la versione moderna della medievale “Ruota degli Esposti” (abolita nel corso del XIX secolo) ed è stata ideata per permettere di lasciare in custodia i neonati da parte delle mamme in difficoltà. In ospedale è anche possibile ricorrere al parto in anonimato, che consente alla mamma di non riconoscere il bambino e lasciarlo nell’ospedale in cui è nato rimanendo sempre in segreto. In entrambi i casi è giusto ricordare che non si tratta di “abbandono”, bensì di custodia. I servizi sono nati proprio per contrastare il fenomeno dell’abbandono alla nascita. Scopriamo come funzionano nel dettaglio.

Enea affidato alla Culla per la Vita

Domenica scorsa, nel giorno di Pasqua, alla Clinica Mangiagalli di Milano si è attivato il sensore della Culla per la Vita. Un bambino è stato lasciato in custodia all’interno di un’incubatrice: una struttura concepita appositamente per permettere alle mamme in difficoltà di lasciare, totalmente protetti, i neonati, nel pieno rispetto della sicurezza del bambino e della privacy di chi lo deposita. In quaranta secondi i medici del reparto di Neonatologia si sono attivati per accogliere il neonato. Sono tanti i dettagli emersi in questi giorni sui giornali ed è scoppiato il caso Enea. Enea, il nome del bambino lasciato in custodia a Milano, è stato recuperato dalla culla con una lettera, scritta dalla madre, dove spiega come le ragioni del suo gesto siano da ricondurre all’impossibilità di occuparsene.

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Il caso è esploso, e con lui le ipotesi, i giudizi e la cattiva comunicazione. Quel che è importante sottolineare è che non si tratta di “abbandono” bensì di “custodia“. In 17 anni di funzione, la Culla per la Vita al Policlinico si è attivata tre volte. A rendere questa pratica così rara in Italia è anche la possibilità, dal 1997, di partorire in anonimato negli ospedali, in piena sicurezza per la salute della gestante e dei figli.

Parto in anonimato e la Culla per la Vita: come funzionano

I neonati rifiutati ogni anno sono circa 3mila e solo 400 di loro sopravvivono perché vengono lasciati negli ospedali. Degli altri si perde ogni traccia o, forse peggio, vengono trovati quando ormai è troppo tardi. Le Culle per la Vita sono una sessantina e distribuite male sul territorio. Nelle ragioni di Basilicata, Molise, Sardegna e Friuli Venezia Giulia, per esempio, non ce n’è neppure una, come denuncia l’Associazione Amici dei Bambini. Lasciare un bambino, utilizzando il servizio della Culla per la Vita o del parto in anonimato sono situazioni estreme e drammatiche ma frequenti, come si evince dai dati, e dimostrano quanto sia ancora necessario fare informazione, utilizzare le giuste parole, parlare di educazione sessuale nelle scuole e di interruzione volontaria di gravidanza.

La Culla per la Vita come funziona? Garantisce l’anonimato della madre biologica e la salvaguardia del bambino. È posta perlopiù in un luogo facilmente raggiungibile, lontano da occhi indiscreti. Garantisce la privacy della mamma che vi deposita il proprio figlio ed è dotata di una serie di dispositivi anche tecnologicamente avanzati per garantire la sicurezza del bambino.

La procedura del Parto in anonimato è snella e fa sì che il piccolo venga dichiarato adottabile in poche settimane.

Possiamo considerare la comunicazione verso i genitori arrivata se il bambino viene messo in salvo grazie a questi servizi. Non deve essere considerato un sintomo di fallimento della società ma, seppur nel funesto evento, un segnale, per le istituzioni, di essere riusciti ad intercettazione un bisogno.

Campagna di sensibilizzazione in Toscana

Esistono anche altri luoghi in cui, per la legge, è possibile lasciare in sicurezza un bambino. Stazioni della polizia, caserme dei pompieri, chiese, centri medici, agenzie di adozione o anche altri luoghi previa chiamata al 118. Ed è legale solo nei punti e nelle modalità espressamente previste dalla legge. Qualsiasi altra forma di abbandono è perseguibile legalmente ai sensi del Codice Penale (art 591 C.P. “Abbandono di persone minori o incapaci”).

Le campagne di sensibilizzazione sul tema sono necessarie affinché le procedure Culla per la Vita e Parto in anonimato siano conosciute e utilizzate. Di recente è stata divulgata dalla Regione Toscana la campagna di sensibilizzazione chiamata “Mamma segreta” che mira a contrastare l’abbandono ricorrendo al parto in anonimato. La campagna ricorda a tutti che in Italia si può partorire in ospedale gratuitamente. In Toscana, ma come in tutte le regioni italiane, si può essere aiutati a partorire in completo anonimato senza alcun rischio di denuncia. Il bambino sarà affidato alle cure del personale sanitario fino a quando non verrà adottato da una famiglia pronta ad accoglierlo.

 

Mamma segreta

Mamma segreta: per contrastare il fenomeno dell’abbandono alla nascita

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Carlotta Vercesi

Carlotta Vercesi

Parlo della nostra società e di come essa comunica. Il mio obiettivo è di scardinare la narrazione catastrofista e di raccontare le buone idee senza dimenticare i piani politici, sociali, economici. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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