L’aumento dei flussi del turismo in Italia ha riportato al centro dell’attenzione pubblica la questione delle licenze dei taxi italiani. Il problema è legato alla scarsità dell’offerta e alle lunghe code di turisti che si creano in prossimità dei punti di attesa. Da anni gli interessi degli operatori del settore sono in contrasto con la necessità di aumentare le licenze e di conseguenza l’offerta disponibile per i turisti. Di recente, il governo ha accolto una riforma approvata in Consiglio dei Ministri che cerca di risolvere in parte la questione. Inoltre, il funzionamento del sistema delle licenze dei taxi negli altri paesi potrebbe fornire interessanti spunti per approcciare in maniera costruttiva la questione.

La questione delle licenze dei taxi in Italia

Secondo gli ultimi dati dell’Autorità di regolazione dei trasporti, il numero delle licenze – rimasto quasi inalterato dal 2008 – dei taxi in Italia equivale a una licenza ogni 2mila abitanti. Le città con più licenze per abitante sono Roma e Milano. Se si considera il flusso di turisti nelle città mete di attrazione in Italia, il risultato che ne consegue è la scarsa offerta che non riesce a soddisfare in maniera efficiente la domanda di trasporto.

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Numero di licenze in Italia. Fonte: Art

Numero di licenze in Italia. Fonte: Art

Il sistema dei taxi è regolato dalle legge 21 del 1991, ed è definito come trasporto pubblico non di linea. La norma prevede per i tassisti la necessità di conseguire un particolare tipo di patente, l’iscrizione all’albo di riferimento e l’acquisto di una licenza. Le licenze dei taxi vengono assegnate dagli enti locali o tramite concorsi. Questi ultimi, però, sono rari e molto contestati dai sindacati del settore per il rischio di diminuire la quantità di lavoro e il valore delle singole licenze taxi.

Anche l’organizzazione interna dei taxi non è particolarmente funzionale. Di solito, alcuni taxi si uniscono ad una centrale di smistamento che ridistribuisce le singole richieste. Spesso però ci sono più centrali in una stessa zona a farsi concorrenza. La frammentazione delle sigle sindacali si riflette anche sulla difficoltà di mettere in funzione un’unica applicazione che permetterebbe un ingaggio facilitato al cliente.

Sfide e opportunità del mercato dei taxi

Il 7 agosto 2023, il governo ha accolto la riforma sulle licenze approvata dal Consiglio dei Ministri. Le norme approvate prevedono la possibilità per alcuni enti territoriali di indire dei bandi per un incremento delle licenze dei taxi fino al 20%. Inoltre, in caso di flussi turistici eccezionali, anche i comuni potranno rilasciare una licenza temporanea – rilasciabile anche a terzi già titolari dei requisiti – ai tassisti. Semplificate anche le procedure per la doppia guida e potenziato l’ecobonus.

In origine, ci sarebbe dovuta essere anche una norma che consentisse il possesso di una doppia licenza da rivendere poi sul mercato. La pressione esercitata dalla lobby dei tassisti ha spinto però il governo a rimuovere questa norma. Infatti, storicamente il timore della categoria è la concorrenza delle grandi multinazionali del settore, come ad esempio Uber.

Proprio per questo motivo, i sindacati hanno scioperato durante il tentativo del governo Draghi di liberalizzare parzialmente il settore e nei confronti della direttiva europea Bolkestein. A causa delle forte presa di posizione della categoria, i partiti di maggioranza hanno sempre incontrato grandi difficolta nel riformare il settore. Nonostante questo, di recente si assistono a tentativi di cercare un compromesso costruttivo per entrambe le necessità.

Prospettive sulla liberalizzazione del settore

Un servizio regolamentato, quindi, prevede che elementi come le fasce orarie di lavoro, le tariffe massime e il numero di licenze dei taxi siano stabiliti dagli enti amministrativi. Diversamente, un servizio liberalizzato spesso risponde solo a criteri oggettivi di abilitazione come un test teorico-pratico e il possesso di una patente. In Europa, i principali paesi che hanno gradualmente liberalizzato il servizio sono l’Olanda, la Svezia e l’Irlanda. Secondo un briefing paper dell’istituto Bruno Leoni, in questi paesi si è registrato un calo del 10% circa delle tariffe e un aumento della domanda.

Di rilievo è anche lo studio dell’Università della Florida tenuto nella città di Shanghai. Secondo questa ricerca, le app di ride-hailing (le piattaforme che facilitano l’incontro tra i clienti e i tassisti) aumentano i profitti degli operatori, aumentano le corse in taxi e la soddisfazione del cliente. In Italia, servizi simili sono esercitati attraverso autisti muniti di autorizzazione al noleggio con conducente (NCC). Altri casi all’avanguardia sono quelli testati dall’azienda Waymo. In particolare, nella città di San Francisco è attivo un servizio di taxi senza conducente.

In conclusione, le diverse possibilità di riforma del settore e le esperienze estere dimostrano la presenza di notevoli margini di miglioramento dei problemi legati alle licenze dei taxi e al sistema del trasporto pubblico non di linea.

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Giuseppe Palomba

Giuseppe Palomba

Dottore politologo di matrice napoletana, attualmente studio relazioni internazionali alla Federico II e coltivo la mia ossessione verso l'Unione europea.

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