Nell’ambito italiano, la maggior parte degli sprechi alimentari ha origine all’interno delle famiglie, contribuendo al 73% del totale. In seguito, si registrano sprechi durante la produzione, trasformazione e commercializzazione, seguiti da quelli legati alla distribuzione e alla ristorazione. Questi sprechi di cibo hanno un impatto notevole sul cambiamento climatico, generando in media circa 0,40 kg di emissioni di CO2 per persona. Quali sono le soluzioni adottate dai comuni italiani fino ad oggi?

Spreco e fame: i dati in occasione della giornata internazionale

Secondo il Centro Studi Divulga il nostro Paese affronta una spesa di ben 22,8 miliardi di euro all’anno a causa dello spreco alimentare. Il 79% di queste perdite economiche avviene all’interno delle nostre abitazioni, mentre il restante 21% è distribuito tra la produzione primaria (11%), l’industria alimentare (4%), la distribuzione (4%), e i servizi di ristorazione (2%, con un valore di 550 milioni di euro).

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L’Italia, con un costo per abitante superiore del 15,6% rispetto alla media europea, si posiziona al quinto posto tra i Paesi con gli impatti economici più significativi. La classifica è guidata dal Belgio (552 euro pro capite), Danimarca (518 euro), Portogallo (506 euro) e Grecia (475 euro). Nell’Unione Europea il fenomeno degli sprechi alimentari comporta una spesa di circa 148,7 miliardi di euro.

Ogni anno in Italia vengono sprecate ben 8,65 milioni di tonnellate di cibo, con solamente Germania (10,9 milioni) e Francia (9 milioni) che ci superano in Europa. Questo spreco ha un costo equivalente a una perdita di 385 euro per ogni cittadino italiano. Questi dati emergono dallo studio “Spreco e fame” pubblicato dal Centro Studi Divulga in occasione della Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari. La giornata ricorre il 29 settembre ed è l’occasione per sensibilizzare le persone sul tema.

Le cause e le conseguenze dello spreco alimentare

Il problema dello spreco alimentare si verifica in diverse fasi della catena alimentare, dalla produzione e il trasporto (“Food Loss”) fino alla distribuzione, vendita al dettaglio e consumo finale (“Food Waste”). Questo spreco è causato da vari fattori, inclusi fenomeni naturali, imperfezioni estetiche e scadenze.

Le conseguenze dello spreco alimentare sono profonde e variegate. In un mondo in cui molte persone soffrono la fame, lo spreco crea un paradosso. Inoltre, ha gravi impatti ambientali, poiché la produzione e lo smaltimento del cibo richiedono risorse naturali e contribuiscono all’inquinamento atmosferico. I rifiuti alimentari nelle discariche generano gas serra, aggravando il cambiamento climatico. Inoltre, il cibo in eccesso spesso porta alla deforestazione, minacciando l’ambiente e le comunità indigene. In breve, lo spreco alimentare amplifica le disuguaglianze tra abbondanza e carestia e ha serie conseguenze ambientali e sociali, compresa la deforestazione e la perdita di territorio per le comunità indigene.

Ci pensano i comuni: tanti i progetti attivi

Numerosi comuni italiani stanno mettendo in atto una serie di buone pratiche per applicare concretamente sul territorio la legge contro gli sprechi alimentari. Queste iniziative includono il recupero e la donazione di cibo in eccedenza dai supermercati, la riduzione delle tasse sui rifiuti per chi pratica il recupero e la donazione alimentare. Inoltre, sono state introdotte le “family bag” nei ristoranti o nelle mense per consentire di portare via il cibo non consumato. Queste azioni a livello comunale contribuiscono concretamente alla lotta contro gli sprechi alimentari.

Sono tanti i comuni virtuosi che promuovono la cultura della donazione tramite varie iniziative. Ad esempio, Roma, Varese, Bologna e Lecce offrono riduzioni Tari basate sulla quantità di cibo donato.

Potenza invece si sta concentrando sull’educazione alimentare introducendo prodotti locali a chilometro zero nei menu delle mense scolastiche. A Carpi (Modena), il progetto “Il pane in attesa” si ispira al concetto del “caffè sospeso”, consentendo ai clienti di donare il pane in eccesso.

In provincia di Ancona, 14 comuni stanno collaborando con aziende e associazioni per fornire cibo a quasi 2.500 persone bisognose, compresi bambini e donne.

In tante province di Firenze sono molti i progetti attivi per recuperare cibo in eccesso. Per esempio durante il Gran Premio d’Italia Moto GP oppure contro lo spreco nelle mense che permette ai bambini di portare a casa cibo non deperibile non consumato a pranzo.

A Sasso Marconi (Bologna), sono in atto iniziative per la donazione di generi alimentari da parte dei clienti per i bisognosi. Infine, a Collegno e Grugliasco (Torino), il progetto “Fa bene” consente ai cittadini di accedere a cibo fresco in cambio di attività di “restituzione”, promuovendo la solidarietà tra commercianti e acquirenti. Di recente è stata divulgata la notizia che anche a Valsamoggia (Bologna) la family bag è approdata a scuola. A 1600 alunni sono stati distribuiti 1600 zainetti di cotone e un vademecum per portare a casa il cibo avanzato dalla mensa. Un’idea che prende sempre più piedi in tanti comuni italiani.

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Carlotta Vercesi

Carlotta Vercesi

Parlo della nostra società e di come essa comunica. Il mio obiettivo è di scardinare la narrazione catastrofista e di raccontare le buone idee senza dimenticare i piani politici, sociali, economici. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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