Il Consiglio dei Ministri il 16 ottobre ha discusso, oltre al disegno di legge di bilancio per il 2024, anche un decreto di modifiche al regime fiscale per i professionisti all’estero che scelgono di tornare in Italia.

Dal decreto Crescita del 2019 era previsto un regime esentasse sul 70% dei redditi per 5 anni per coloro che compivano questa scelta. Con il DDL che deve essere discusso in Parlamento, alcune categorie sono escluse dalle agevolazioni.

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Quali modifiche introduce il decreto alle tasse per i rimpatriati?

Il decreto Crescita del 2019 voluto dal governo Conte aveva introdotto un regime fiscale agevolato per i professionisti che rientravano dall’estero. Costoro rientrano nella categoria giuridica detta “impatriati”. Ciò consentiva di non pagare le tasse sul 70% dei redditi. Questa categoria comprende (tra gli altri) ricercatori, docenti, medici professionisti, operatori dello sport, ingegneri, tecnici, legislatori e imprenditori. Inoltre, coloro che si trasferivano al Sud ottenevano il regime agevolato sul 90% dei redditi. Il regime agevolato proseguiva per i successivi 5 anni.

Il decreto fiscale discusso dal CdM stabilisce un tetto massimo al reddito su cui il regime è imponibile di 600mila euro. Inoltre riduce la tassazione agevolata al 50% del reddito ed elimina la norma per i lavoratori che si trasferiscono al Sud.

Il fenomeno dei giovani migrati all’estero interessa centinaia di migliaia di persone. Le cause sono molteplici e note: salari bassi, condizioni di lavoro insostenibili, scarsità di domanda di lavoro specializzato, nepotismo diffuso, scarso ricambio generazionale dovuto all’alta età pensionabile, anche nei settori che più richiedono innovazione.

Decreto fiscale e sanità pubblica

Il decreto riduce misure già blande e non strutturali e non contrasta in nessun modo la fuga dei cervelli. E alcune categorie risultano ora escluse dalla tassazione agevolata per i rimpatriati. Tra queste i medici, ovvero i professionisti di un settore che in Italia risulta in forte crisi.

Nel Sistema Sanitario Nazionale mancano 30mila medici e 70mila infermieri. Inoltre c’è un’enorme carenza di medici di base e prenotare una visita urgente è quasi impossibile, a fronte di liste d’attesa lunghe a volte anni. Ogni anno, migliaia di medici si licenziano o migrano all’estero. Come scongiurare la fuga all’estero dei medici italiani?

Una soluzione potrebbe essere quella adottata da Venezia. La Serenissima, di fronte alla mancanza di domande per sostituire medici di base prossimi alla pensione,  ha proposto un bando internazionale. Nel bando si specificava che chi fosse stato assunto avrebbe ricevuto casa e ambulatorio a prezzi irrisori. Sono state oltre 200 le domande presentate da tutto il mondo.

Le cause della fuga di cervelli in Italia

Gli sgravi fiscali hanno aiutato, in parte, il rientro di laureati in Italia, aumentati dal 2011 al 2020 da 4100 a 13700. Il saldo con gli espatriati, però, continua a essere negativo (da 7700 a oltre 30mila). Il nuovo decreto, se approvato, rischia di eliminare anche la piccola percentuale di rimpatri.

Il problema va affrontato però alla radice. In Italia i laureati migrano per diversi fattori:

  • all’estero i laureati magistrali guadagnano dopo un anno il 42% in più che in Italia
  • all’estero ottengono un contrato a tempo indeterminato il 51,8% dei lavoratori
  • spesso i lavori che svolgono non valorizzano le competenze ottenute durante la formazione
  • la formazione in Italia non è adeguata e non fornisce competenze spendibili nel moderno mercato del lavoro.

Proposte per decreto e leggi per contrastare il fenomeno

Proprio per contrastare il fenomeno della fuga dei cervelli, esiste l’associazione Talents in Motion che mette in contatto le persone con determinate competenze con aziende partner in Italia, per garantire la valorizzazione della formazione dell’individuo e disincentivare l’emigrazione.

Tuttavia, sono necessari anche interventi istituzionali. La stessa associazione suggerisce in tal senso cinque indirizzi:

  • defiscalizzazione differenziata in base a competenze e profili, non solo per chi rimpatria
  • contrastare l’emigrazione favorendo l’ingresso nel mondo del lavoro dei neolaureati in posizioni consone
  • binario parallelo di incentivi fiscali volti a trattenere i talenti in Italia
  • semplificazione e creazione di visti d’ingresso specifici per ricercatori esteri in modo da favorire lo scambio
  • investire nella formazione, nella ricerca e nella sanità, i settori più bistrattati negli anni dai vari governi.

Per il momento, il decreto deve ancora essere discussa dal Parlamento, per cui attendiamo di vedere se diventerà legge o meno.

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Giovanni D'Auria

Giovanni D'Auria

Laureato in Lettere Moderne, ha da poco iniziato un percorso formativo per diventare pubblicista con diventaregiornalista.it.

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