In Europa è in corso una rivoluzione silenziosa, destinata a cambiare i rapporti fra chi produce contenuti digitali e chi ne usufruisce. Il 7 marzo 2024, è entrato in vigore il Digital Markets Act, il pacchetto di leggi Ue che regola i mercati digitali. Insieme al Digital Services Act, divenuta legge il 17 febbraio, che, invece, fornisce una nuova normativa sui servizi digitali, costituisce il nuovo quadro di riferimento europeo per il mondo digitale. Al centro la tutela dei minori, dei dati sensibili e l’obbligo di trasparenza delle grandi aziende tecnologiche nei confronti degli utenti.

Un pacchetto legislativo a cui in Europa si è lavorato a lungo e che proprio in tempi recenti si è rivelato più che mai necessario. Ogni giorno navighiamo sul web, visualizziamo contenuti sui social, acquistiamo prodotti, forniamo e otteniamo informazioni. Insomma, il digitale è entrato nelle vite di milioni di utenti, cambiandone abitudini e comportamenti. Un enorme potere che fino a questo momento nascondeva insidie a scapito di poche e fumose tutele. Da oggi la trasparenza diventa legge.

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Servizi e mercati digitali, cosa sono?

Si può riassumere nella dicitura “servizi digitali” tutto ciò che è presente su internet: motori di ricerca, siti web, social network, app di messaggistica e via discorrendo. Sono strumenti che oggi fanno parte della nostra quotidianità e a cui accediamo con semplicità. Si pensi a come il digitale abbia cambiato il modo di fare acquisti, di ascoltare la musica, di comunicare con le altre persone.

Nel contesto più ampio questi servizi fanno parte di un grande mercato digitale dove ci sono aziende, le Big Tech, che controllano una grande fetta dell’ecosistema digitale, e realtà più piccole che usufruiscono dei servizi da loro offerti. Ad esempio, un’impresa artigiana, che fino a poco tempo fa aveva un mercato locale, oggi può affacciarsi al mercato globale attraverso un computer e una buona strategia di marketing per essere visibile nei motori di ricerca.

La generale semplificazione della vita di tutti i giorni, l’apertura dei mercati sono senz’altro gli aspetti più vantaggiosi della trasformazione digitale in atto. Un cambiamento che, tuttavia, fa sorgere alcune preoccupazioni in materia di sicurezza sul trattamento dei dati sensibili, sulle modalità di utenza dei giovani, sull’esercizio quasi monopolistico che le Big Tech esercitano a scapito delle società più piccole, sbilanciando l’equità del mercato basato sulla concorrenza.

Dati sensibili e tutela dei minori, il focus Ue

Oltre ai problemi economici che i nuovi decreti mirano a risolvere attraverso l’obbligo per le società tech di provare la propria conformità direttamente alla Commissione europea per poter operare sul territorio, l’esecutivo europeo pone particolare attenzione a come i dati sensibili vengano trattati dalle aziende che le posseggono e sull‘impatto che alcuni contenuti hanno sui soggetti più fragili, in particolare sui giovani.

Mentre nei territori extra-Ue si intentano le prime cause ai social network, il 9 novembre la Commissione europea ha richiesto alle piattaforme di produrre maggiori informazioni sull’uso dei loro servizi da parte dei minori, sui loro dati sensibili e sulle misure adottate per adempiere ai nuovi obblighi, previa una sanzione non di poco conto, il 6% di fatturato lordo annuale.

Tali informazioni sono verifica dell’età, limite di tempo sullo schermo e limitazione dell’effetto “tana del coniglio”, meccanismo per cui vengono consigliati contenuti e prodotti in base agli interessi. Una zona grigia che comprende in sé l’attività di profilazione (l’elaborazione dei dati sensibili e personali per scopi di marketing comportamentale).

L’obbligo per gli operanti nel settore sarà quello di fornire ai consumatori gli strumenti necessari all’autoanalisi dei propri comportamenti sul web e la denuncia di comportamenti e contenuti ritenuti illeciti dalla stessa Commissione europea.

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Andrea Pezzullo

Andrea Pezzullo

Redattore, autore e conduttore radiofonico. Lo sguardo ben puntato su ciò che succede oggi intorno a noi. Mi occupo di attualità, economia e lavoro. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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