Le elezioni indette il 7 luglio, dopo l’incidente mortale al presidente Raisi, hanno decretato la vittoria del presidente Massoud Pezeshkian. Oggi in Iran, il nuovo presidente segna il ritorno di un candidato riformista alla più importante carica elettiva del Paese dal 2005.
La sua elezione rompe il dominio dei conservatori, che però continua a resistere nelle altre istituzioni iraniane. Dopo la tragica scomparsa dell’ex presidente, la situazione politica interna ha subito un’accelerazione improvvisa. Raisi era l’espressione della componente ultraconservatrice della politica iraniana ed era considerato il potenziale successore della Guida Suprema, Ali Khamenei.
Dopo una breve fotografia sullo scenario iraniano, riportiamo l’intervista che buonenotizie.it ha realizzato per voi al dott. Stefano Maria Torelli sul cambiamento che può avviare Pezeshkian in Iran. Torelli è ricercatore e formatore dell’European Asylum Support Office (EASO), ex-analista delle regioni mediorientale e nordafricana (MENA), ha lavorato anche come coordinatore alla Ispi school e come analista politico per Global Wonks.
I fattori che hanno contribuito alla vittoria di Pezeshkian
L’elezione del presidente Massoud Pezeshkian è stata favorita da un insieme di fattori, primo fra tutti, i contrasti interni tra le fazioni dei conservatori e dei radicali. Nonostante il tentativo fatto per ricomporre le divisioni dalla Guida Suprema Khamenei, le due fazioni non sono riuscite a proporre un unico candidato contro i riformisti.
Il secondo fattore è connesso con il via libera dato dal Consiglio dei Guardiani alla candidatura riformista. Questa scelta marca il tentativo di contrastare il calo di partecipazione popolare nelle precedenti elezioni.
Infine, il grande numero di voti ottenuto da Pezeshkian, nonostante la bassa affluenza, dimostra che molti elettori conservatori potrebbero aver deciso di non votare o addirittura dare il voto al riformista.
Il ruolo del presidente nell’Iran di oggi
La struttura politica su cui si basa il sistema iraniano è complessa e multipolare. Il sistema presenta tre organi elettivi: il Parlamento, l’Assemblea degli esperti ed il Presidente. All’apice del sistema ci sono la Guida Suprema Ali Khamenei che ha il compito di supervisionare ed indirizzare la politica iraniana ed il Consiglio dei Guardiani della Costituzione.
I candidati alla presidenza devono soddisfare dei requisiti costituzionali, quindi è il Consiglio dei Guardiani che autorizza la lista dei candidati che partecipa all’elezione.
Una volta eletto, il presidente chiede la fiducia del Parlamento, nomina i propri ministri, diventa capo della complessa macchina amministrativa, può essere consultato e coinvolto dalla Guida Suprema nelle decisioni di politica estera.
L’opinione del dott. Torelli sul cambiamento che il neopresidente potrà dare alla politica iraniana
La vittoria di Massoud Pezeshkian ha suscitato speranze in parte della popolazione iraniana che si augura un approccio meno radicale e vorrebbe un avvicinamento all’Occidente.
Stefano Torelli, in base alla sua personale esperienza, ritiene che l’incidente mortale di Raisi, in un momento così delicato, abbia influenzato la Guida Suprema ad ammettere la candidatura di un riformista come Pezeshkian. Secondo Torelli, Teheran ha pensato che la possibile vittoria di Donald Trump alle elezioni americane 2024, dovrà eventualmente essere bilanciata, visto il precedente avuto, come l’uscita unilaterale di Trump dall’accordo sul nucleare iraniano nel 2018.
La figura di un moderato come Pezeshkian, continua Torelli, potrebbe riaprire la strada del dialogo con l’Occidente e gli Usa, per alleviare le sanzioni che stanno colpendo la sua economia.
I potenziali miglioramenti per le donne iraniane
Per quanto riguarda la condizione delle donne iraniane, dopo le proteste dello scorso anno, Torelli ritiene che il miglioramento richiederà un processo culturale e sociale lungo, soprattutto nei sistemi autocratici e teocratici come l’Iran. Quindi vedremo solo nel tempo, quali potranno essere i segnali concreti da parte del nuovo presidente.
Torelli è però ottimista perché sostiene che le donne rappresentino una componente rilevante ed economicamente attiva della società iraniana, che non può più essere ignorata e repressa. Per l’esperto, alcuni piccoli segnali incoraggianti iniziano a vedersi in altri Paesi della regione, come l’Arabia Saudita. Il governo saudita ha infatti favorito un timido ingresso delle donne nel tessuto economico del Paese.
Il ruolo dell’Iran nella crisi israelo-palestinese
Infine, alla luce degli ultimi attacchi israeliani subiti sul territorio iraniano, Torelli considera questi ultimi come un’umiliazione grave a cui l’Iran non potrà non rispondere. Come sostiene l’esperto però, la risposta iraniana non sarà su larga scala, perché il divario tecnologico ed economico dell’Iran non può reggere uno scontro frontale con Israele.
A sostegno di questa tesi, la scorsa settimana, secondo il quotidiano del Kuwait Al-Jarida, Massoud Pezeshkian ha fatto pressioni su Khamenei per rinviare il previsto attacco a Israele, in attesa dell’esito dei negoziati appena conclusi a Doha per il cessate il fuoco a Gaza.
Se vorrà migliorare la situazione economica ed ottenere una stabilità in tutta la regione, l’Iran dovrà assecondare le posizioni di equilibrio del suo Presidente nelle relazioni con tutti i Paesi, compresa la riapertura del dialogo con gli Usa, Israele e l’Occidente.

