Lo studio della geografia a scuola è stato trascurato negli ultimi anni, soprattutto dopo la riforma Gelmini che ne ha ridotto le ore scolastiche. Consapevole di questa criticità, il Ministro dell’Istruzione Bianchi ha istituito ad aprile una Commissione per rilanciare lo studio della geografia, conferendo il ruolo di coordinatore a Riccardo Morri, docente di geografia del Dipartimento di lettere e culture moderne della Sapienza di Roma e presidente dell’AIIG (Associazione Italiana Insegnanti di Geografia). A distanza di due mesi, BuoneNotizie.it l’ha incontrato per sapere come stanno andando i lavori e fare il punto generale della geografia nel sistema scolastico italiano ed europeo. Ecco la nostra intervista per voi.

Rilanciare lo studio della geografia a scuola

Il MIUR ha istituito la Commissione per la conoscenza e lo studio della geografia per rilanciare lo studio di questa disciplina e fornire alle nuove generazioni gli strumenti per generare nuovi modelli di sviluppo, come previsto dagli obiettivi di sviluppo sostenibili fissati dall’Agenda 2030 dell’ONU.

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Sarà compito della Commissione indicare le modalità per valorizzare l’apprendimento della geografia e monitorare le buone pratiche internazionali. “Quello della Commissione è un riconoscimento istituzionale da parte del Ministero nei confronti della disciplina e rappresenta un fatto storico senza precedenti”, ha affermato Morri, “con lo scopo di capire quali sono gli strumenti di cui dispone il ministero e quali gli permetterebbero di approfondire la conoscenza e il monitoraggio dell’insegnamento della geografia”.

La priorità alla formazione docenti

La Commissione sta lavorando su nuove strategie che consentano di rendere più efficace l’insegnamento della geografia nella scuola per il raggiungimento di obiettivi di medio e lungo periodo.

“Al di là del problema della riduzione del numero di ore della disciplina attuata dalla riforma Gelmini”, sottolinea il presidente della Commissione, “si riscontra un problema importante di formazione dei docenti, problema che è a carico dell’università e su cui la Commissione sta già lavorando, prendendo in esame i documenti della nuova formazione docenti”. Un problema, quello della formazione dei docenti, che riguarda ogni ordine e grado d’istruzione. Ad esempio, la formazione di un docente di scuola primaria con i suoi 9 CFU (crediti formativi universitari) è molto limitata per fornire tutti gli elementi per insegnare la geografia. D’altra parte ci sono interi settori del sistema scolastico in cui non è previsto l’insegnamento della geografia o dove non necessariamente viene insegnata da docenti abilitati all’insegnamento.

“La scuola secondaria di secondo grado è quella che ha più subito l’impatto della riforma Gelmini, se si pensa che molti studenti diplomati a istituti professionali non hanno svolto neanche un’ora di geografia e che non c’è un voto specifico per la geografia nei licei. Si tratta di un mancato riconoscimento della geografia a scuola”, ha posto in evidenza Morri, anticipando la proposta della Commissione di fornire un’indicazione chiara affinché si possa reintrodurre il voto disgiunto della storia e della geografia a scuola nel biennio.

Università: tanti nuovi iscritti a geografia

“Abbiamo chiesto al ministero gli esiti dell’ultimo concorso per l’insegnamento di geografia e, valutando le percentuali di risposte esatte e quelle sbagliate, crediamo sia importante suggerire un’azione efficace, che ripensi e rafforzi i contenuti delle discipline all’interno della formazione universitaria”, ha affermato Morri, sottolineando l’importanza delle competenze e conoscenze specifiche che deve possedere un insegnante di geografia.

“Tuttavia un aspetto molto positivo da considerare è che negli ultimi anni, sia grazie al sostegno degli atenei che alla richiesta dell’utenza, sono riprese le iscrizioni in maniera consistente a corsi di laurea triennale e magistrale in geografia, tra cui 300 a Bologna, 50 a Padova, 70-100 a Roma, ma anche Genova, Milano e Matera”. Sicuramente bisognerà creare un contesto favorevole per permettere ai futuri geografi di poter applicare ed esercitare la geografia a scuola.

La geografia a scuola nel resto del mondo

Un punto di riferimento per la geografia a scuola nel resto del mondo è la “Carta internazionale sull’Educazione geografica” del 2016 emanata in occasione del Congresso dell’Unione Geografica Internazionale a Pechino che, come ha ricordato il presidente della Commissione, “rappresenta un piano internazionale rivolto ai decisori politici volto a individuare i requisiti minimi indispensabili per l’alfabetizzazione geografica e la formazione del cittadino. Tra le scuole europee degne di nota ci sono quella anglosassone, francese e finlandese, che di fronte all’incertezza generale del primo periodo di pandemia, hanno sfruttato quel periodo per riflettere sul concetto della condivisione degli spazi, mettendo in evidenza conoscenze (cosa so) e competenze (cosa posso fare) grazie all’insegnamento della geografia”.

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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