Numeri in aumento per l’autoproduzione e scambio di energia rinnovabile attraverso le Comunità Energetiche, realtà che decidono di installare impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Sono infatti 59 le nuove Comunità, censite tra giugno 2021 e maggio 2022, che vedono il coinvolgimento di centinaia di famiglie, decine di comuni e imprese: di queste, 39 sono Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e 20 Configurazioni di Autoconsumo Collettivo.

Questo lo scenario che emerge dalla XVI edizione di “Comunità Rinnovabili”, lo storico rapporto di Legambiente, che dal 2006 racconta lo sviluppo dal basso delle diverse fonti rinnovabili in Italia. Nel complesso sono 100 le comunità mappate da Legambiente nelle ultime 3 edizioni del Rapporto, con 53 tra realtà effettivamente operative, 41 in fase progettuale e 24 che muovono i primi passi verso la costituzione. Tutte raccolte nella Mappa presente sul sito comunirinnovabili.it e realizzata in collaborazione con Esri Italia, azienda di riferimento in Italia nelle soluzioni geospaziali, nella geolocalizzazione e nei Sistemi Informativi Geografici.

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Autoconsumo collettivo e comunità energetiche: cosa sono e in cosa si differenziano?

L’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche condividono lo stesso obiettivo. Entrambe queste pratiche, infatti, si basano sull’autoproduzione di energia grazie a impianti fotovoltaici residenziali, che consentono di aumentare la quota delle rinnovabili elettriche italiane, di ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente e di offrire ai cittadini un concreto risparmio in bolletta. Quello che cambia è il modo in cui raggiungono questo obiettivo.

L’autoconsumo collettivo coinvolge realtà che condividono lo stesso edificio dotato di impianti fotovoltaici. L’energia generata può quindi essere condivisa, ma solo nel luogo specifico in cui è stata prodotta. Realtà di questo tipo comprendono principalmente condomini, ma anche aziende o enti pubblici presenti nella stessa sede.

Pertanto, l’autoconsumo collettivo offre a tutti i cittadini l’opportunità di ottenere i vantaggi del fotovoltaico, godendo al contempo dei benefici e degli incentivi legati all’autoproduzione collettiva di energia. In precedenza, i singoli condomini potevano disporre di una parte della superficie del tetto comune per installare il proprio impianto fotovoltaico personale, ma ora è possibile coordinarsi con i vicini e l’amministrazione per agire collettivamente e ottenere maggiori vantaggi

Le comunità energetiche, invece, aggregano più soggetti capaci di autoprodurre energia mediante impianti fotovoltaici vicini tra loro, ma non necessariamente installati sullo stesso edificio. Questi impianti vengono quindi connessi nelle cosiddette “centrali elettriche virtuali”, che permettono anche a chi non detiene la proprietà fisica dell’impianto di usufruire dei benefici derivanti dall’autoconsumo. Le comunità energetiche possono coinvolgere un intero quartiere creando realtà locali completamente autosufficienti per quanto riguarda i consumi elettrici e con energia interamente autoprodotta da fonti rinnovabili.

Le “best practice” raccontate da Legambiente

Nel rapporto di Legambiente, sono numerose le esperienze che raccontano come sia possibile attuare una rivoluzione per il nostro sistema energetico. Tra queste, le 20 esperienze di autoconsumo collettivo nate grazie al progetto Energheia, realtà specializzata in servizi di efficientamento energetico degli edifici civili. Grazie all’energia prodotta dagli impianti solari utilizzata per alimentare le pompe di calore aria-acqua e i servizi comuni nei condomini, oltre 700 famiglie otterranno una riduzione del fabbisogno energetico da fonte fossile tra il 57% e l’81% per i consumi elettrici e da un minimo del 17% ad un massimo di 56% per quelli termici.

Secondo il rapporto, lo sviluppo di queste realtà apre a nuove opportunità di innovazione e non solo.  Infatti, in Calabria, la Comunità Energetica Critaro, insieme a quelle siciliane di Messina, Sortino e Blufi, hanno posto l’accento sui benefici sociali per le fasce di popolazione che vivono in condizioni di disagio socioeconomico e hanno iniziato un percorso di riqualificazione ambientale e di innovazione energetica che vada nella direzione di aiutare anche processi di recupero del territorio per contrastare lo spopolamento delle aree interne.

La CER di Ventotene, invece, è la prima Comunità Energetica attivata su un’isola del Mediterraneo ed è stata pensata per soddisfare i bisogni e valorizzare le potenzialità della località laziale, ma anche per avviare progetti volti alla sensibilizzazione e all’educazione ambientale.

Tra le buone pratiche riportate da Legambiente, troviamo anche quelle di 55 protagonisti tra cui San Daniele, prima comunità energetica operativa sovracomunale in Friuli-Venezia Giulia, Ragusa dove l’Amministrazione ha deciso di impegnarsi in un ampio di progetto di promozione di comunità energetiche su tutto il territorio comunale e infine Basiglio, dove nascerà la prima comunità energetica dell’area metropolitana di Milano, costituita da impianti solari fotovoltaici per una potenza complessiva di 250 chilovatt.

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Giovanni Binda

Giovanni Binda

Giovanni Binda, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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