Per quest’anno la vittoria del Premio Morrione per il giornalismo investigativo va all’inchiesta “Brucia la Terra”. Il video reportage svela gli intrecci tra mafia e politica che hanno portato allo scioglimento del comune di Foggia per mafia due anni fa. Il prodotto è stato realizzato da Youssef Hassan Holgado e Tommaso Panza, due autori sotto i 30 anni. Finaliste anche le inchieste “La Propaganda del gas”, “Petrolio bianco” e “Case per finta” .

Che cosa racconta l’inchiesta

“Brucia la Terra” smaschera i protagonisti di una vicenda molto controversa: lo scioglimento del comune di Foggia per infiltrazioni mafiose. Nell’agosto del 2021 infatti il Consiglio dei ministri sciolse il comune affidandone la gestione a una commissione straordinaria. Le indagini avevano evidenziato dei “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata”.

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Cosa significa vivere oggi a Foggia? Questa è una delle domande che ha spinto i due ragazzi a realizzare il progetto. Tra inchieste di polizia, testimonianze e intercettazioni originali viene raccontata una realtà ancora poco analizzata dal giornalismo. L’attenzione dell’inchiesta si pone sulle conseguenze del provvedimento che ha sciolto il comune per mafia.

I due giovani ragazzi hanno sottolineato la difficoltà nel reperire informazioni in un contesto difficile. Raccogliere testimonianze su avvenimenti di stampo mafioso è un compito arduo per un giovane giornalista. Compito che Youssef Hassan Holgado e Tommaso Panza hanno portato a termine con dedizione e competenza.

La situazione di Foggia secondo l’inchiesta

Stando alle parole della giuria del premio, la motivazione che ha portato alla vittoria di “Brucia la Terra” è la seguente: “La guerra criminale che incendia il territorio, i legami con la politica, gli ostacoli al lavoro degli inquirenti: Brucia la terra ricostruisce con rigore le trame della mafia foggiana grazie a testimonianze e intercettazioni originali, chiamando in causa le responsabilità del potere.”

Quella che gli autori del progetto audiovisivo hanno portato alla luce è una storia di corruzione e abuso. Già dal 2014 erano emerse intimidazioni nei confronti di alcuni consiglieri comunali e la pressione criminale sull’amministrazione era notevole. Nello specifico le infiltrazioni mafiose riguardavano gli appalti pubblici riguardanti i sistemi di videosorveglianza e l’assegnazione di case popolari. Inoltre alcune aziende che gestivano servizi pubblici non erano provviste dei certificati antimafia necessari.

Attraverso le testimonianze Youssef Hassan Holgado e Tommaso Panza restituiscono fedelmente quello che è stato e forse è ancora il clima a Foggia. Un clima di sfiducia nelle istituzioni e di sconcerto. I vincitori del Premio Morrione sono riusciti a rendere trasparente una situazione che prima era sconosciuta a molti.

Gli altri finalisti del Premio Morrione

L’inchiesta “Brucia la Terra” non è stata l’unica protagonista dell’evento: sono altri tre i lavori che si sono meritati la posizione di finalisti. I progetti in questione sono “La Propaganda del gas” di Teresa Di Mauro, Vittoria Torsello e Lorenzo Urzia, “Petrolio bianco” di Francesca Trinchini e “Case per finta” di Susanna Rugghia e Federica Tessari.

“La propaganda del gas” è il titolo della video inchiesta sul ruolo della multinazionale TAP nel cambiamento climatico. Le autrici e gli autori tentano di svelare le modalità d’azione della società nel difendere il gas naturale come risposta alla crisi climatica. Dall’inchiesta pare emergere il contatto tra l’azienda e le lobby europee impegnate a promuovere il gas.

Un’altro lavoro incentrato sul clima è proprio “Petrolio bianco”. Con L’inchiesta Francesca Trinchini offre una particolare visione della transizione climatica. Il materiale a cui si fa riferimento è il litio, fondamentale per il passaggio alle energie sostenibili e per soppiantare i combustibili fossili. Il video reportage pone il dubbio della convenienza dell’uso del litio, riportando 6 storie indipendenti di transizione difficile e mostrando come a volte le politiche green sono più “sporche” di quanto possano sembrare.

La terza inchesta finalista si intitola “Case per finta”. Questa volta si tratta di un podcast: tre puntate che analizzano il fenomeno digitale delle collab-house. Negli ultimi anni pare essersi diffuso un nuovo metodo per la creazione di contenuti online: i content creator si riuniscono in case strutturate appositamente per sfornare contenuti 24 ore su 24. L’inchiesta approfondisce il fenomeno ponendo dubbi etici e dimostrando come tutto questo stia cambiando il mercato della pubblicità.

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Andrea Simoni

Andrea Simoni

Studente di giurisprudenza e appassionato di contrasto alla mafia. Il mio scopo è quello di raccontare e approfondire il tema della legalità da più punti di vista. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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