La transizione digitale ha operato delle profonde trasformazioni nel modo di fare giornalismo: qualcuno la paragona all’introduzione dei caratteri mobili di Gutenberg. Le giovani generazioni, sempre più frequentemente, si informano dalla rete: è diventato sempre più raro l’acquisto del giornale. Stefano Tallìa, presidente dell’OdG Piemonte, approfondisce in un’intervista esclusiva per buonenotizie.it la situazione del giornalismo digitale oggi.

Nel futuro si andrà verso un’integrazione tra carta e digitale. I giornali di carta saranno sempre più riservati ad una parte di approfondimento, mentre l’acquisizione immediata di notizie sarà appannaggio del digitale. In altri Paesi, dove il processo è più avanzato e la transizione digitale è iniziata prima che in Italia, la direzione presa è proprio questa.

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Giornalismo digitale: servono le leggi

Il giornalismo digitale ha velocizzato la comunicazione, aperto nuove porte e creato nuove professionalità, ma prevale il timore per quello che sta succedendo, soprattutto dal punto di vista occupazionale.

«La transizione digitale è un processo della storiaspiega il presidente Tallìa – Come tale va governata affinché i risultati siano efficaci per la società: lo stato di una democrazia si può misurare dal livello della sua pubblica informazione infatti. Il giornalismo digitale richiede una grande trasformazione dal punto di vista normativo».

L’informazione è un bene primario per le società democratiche e, dunque, ci devono essere delle leggi che proteggono questo sistema rispetto alla transizione digitale. Cosa accadrà con l’AI? «L’Intelligenza Artificiale è un’opportunità e uno strumento da governare – aggiunge Tallìa Devono essere scritte in fretta delle leggi che regolamentino l’utilizzo della AI per distinguere ciò che è creato artificialmente da ciò che è creato dall’uomo. Questo è un tema cruciale per la società e porta dei rischi non solo per i giornalisti, ma per tutti i cittadini.»

Affrontare la transizione: il dibattito è mondiale

Il giornalismo scritto è un settore in forte crisi da quanto si legge dal Digital news report 2023. Nessun settore industriale ha perso, in termini percentuali, lo stesso numero di lavoratori che ha perso l’industria editoriale.

«Il giornale di carta ha subito una doppia cannibalizzazionecontinua il presidente – la perdita delle copie cartacee perché i lettori hanno scelto il digitale e un enorme spostamento di risorse dai produttori di contenuti, dalle aziende editoriali classiche, ai distributori di contenuti come Google e Facebook, che guadagnano attraverso la pubblicità. A questo si è cercato di porre rimedio con delle leggi che impongono alle grandi piattaforme di ridistribuire una parte dei loro introiti alle aziende editoriali che producono i contenuti.»

Le redazioni sono state parzialmente in grado di reggere a questa transizione: la trasformazione è in corso, le aziende editoriali più vecchie faticano a trovare un equilibrio tra la carta e il digitale. «Aprire l’edizione online dei giornali in forma gratuita è stato un errore iniziale – conclude il presidente Tallìa– Molte testate si sono orientate verso forme di pagamento come gli abbonamenti. L’esempio concreto è il dibattito mondiale, che faceva capo a due grandi modelli: il modello del New York Times che ha fatto subito pagare i suoi lettori e il modello del The Guardian che invece ha lasciato aperti i suoi contenuti. Se il successo si misurava dal punto di vista dei lettori, era vincente il modello del Guardian, ma la storia ha dimostrato che dal punto di vista economico e della sostenibilità il modello vincente era quello del New York Times.»

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Alice Pietrella

Alice Pietrella

Sono una webmaster freelance specializzata nella realizzazione siti web con codice CSS ( webopera.it )e un'aspirante giornalista iscritta al percorso dell'associazione italiana di giornalismo costruttivo. Scrivo di Italia e società nei settori del Made in Italy e dello spettacolo. Visita il mio sito web: alicepietrella.it

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