L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche il settore musicale, aprendo nuove opportunità creative ma allo stesso tempo sollevando dei dubbi etici, legali ed economici. Molte piattaforme di streaming musicale e major discografiche utilizzano tecniche di IA per perfezionare brani musicali.

Uno studio globale di CISAC (Confederazione Internazionale della Società di Autori e Compositori), del dicembre 2024, ha stimato che il mercato dei contenuti musicali e audiovisivi generati dall’IA crescerà dai 3 miliardi di euro attuali ai 64 miliardi di euro entro il 2028.

Il problema normativo del diritto d’autore

L’emergere dei brani musicali generati dall’IA ha portato alla ribalta una questione giuridica, quella del diritto d’autore: chi detiene i diritti su un brano co-creato da intelligenza artificiale? Uno studio pubblicato su Springer Nature, nel 2023, ha sottolineato che la legge attuale sul diritto d’autore è riservata alle opere prodotte dagli esseri umani, creando incertezze sui contenuti generati dall’IA.

In questo ambito emergono pareri diversi: alcuni sostengono che le opere create dall’IA siano prive di creatività umana. Per questo, non dovrebbero avere la protezione del diritto d’autore e dovrebbero essere di pubblico dominio. Dall’altro lato i più diffidenti credono che l’assenza di una paternità umana metta in discussione le attuali definizioni giuridiche, rendendo necessaria una riconsiderazione del quadro normativo sul diritto d’autore per accogliere questa forma emergente di arte e innovazione.

Un primo tentativo è stato fatto dal governo del Regno Unito, che a fine 2024, ha modificato la legge sul copyright per consentire alle aziende di intelligenza artificiale di creare i propri prodotti utilizzando opere protette da copyright senza nessun permesso. In risposta a questo, oltre 1000 musicisti si sono riuniti per pubblicare Is this what we want? (È questo ciò che vogliamo?), un album di protesta contro queste modifiche. È composto da dodici registrazioni in studio e spazi per concerti dal vivo, vuoti e in realtà privi di musica. Un messaggio potente, volto a denunciare il rischio di uno scenario in cui la creatività umana viene annullata in nome dell’efficienza tecnologica.

IA in musica: una minaccia o un alleato?

Nonostante queste problematiche sulla questione della paternità autoriale, sono già diversi gli artisti che utilizzano l’IA per migliorare melodie, armonie e suoni dei brani musicali. Un esempio precoce è del 2016 con Daddy’s car, una canzone interamente composta dall’IA, grazie a un software chiamato Flow Machines, che ha unito stili jazz e pop per creare melodia e armonia. Il testo è stato scritto dal cantante e compositore francese Benoit Carré, il quale ha prestato la sua voce.

Un altro esempio è costituito dall’ultima canzone dei Beatles, Now and then, pubblicata nel novembre del 2023, dove sono state utilizzate tecniche di IA per estrarre la voce di John Lennon da vecchi demo per completare la canzone. Canzone con cui si sono aggiudicati il premio Grammy 2025 per la miglior interpretazione rock.

Caso Concubanas: l’IA al servizio della musica

Le canzoni generate dall’IA, ormai, sono approdate su diversi servizi di streaming come youtube o spotify. Non solo per migliorare suoni e melodie, ma anche attraverso la creazione di finti gruppi, in grado di pubblicare musica e interagire con i fan. Un esempio è il caso di Concubanas, una band concepita unicamente con l’IA. Nella descrizione di youtube si legge che questa band si formò a L’Avana nel 1971, creando una fusione unica di musica cubana e congolese.

L’album Rumba Congo ha ottenuto circa un milione e mezzo di visualizzazioni. Vi sono melodie che ricordano la salsa, la rumba e il son cubano. Tuttavia, questo gruppo non è mai esistito ma per un orecchio poco esperto è difficile rendersi conto che si tratta di musica creata grazie a diversi prompt di IA, ossia dei comandi scritti dall’uomo per ottenere una risposta o azione specifica dall’intelligenza artificiale.

Un altro esempio di creazione IA è IAM, la prima cantante italiana creata interamente con l’intelligenza artificiale. Nata ad aprile 2025 da un’idea del regista Claudio Zagarini, IAM è stata sviluppata dal collettivo Artificial Intelligence Italian Creators (AIIC). Il suo primo singolo, dal titolo “Pazzesco”, è un esempio di artificial-pop e rappresenta il primo caso italiano di un brano generato dall’IA ad essere registrato alla SIAE. Questo traguardo apre la strada a nuove riflessioni sul percorso di tutela legale, sollevando interrogativi per chi debba detenere la titolarità dei diritti d’autore.

Verso un’alleanza tra IA e umano

Come avviene in tutti gli altri settori, l’intelligenza artificiale sta evolvendo da semplice strumento a vero e proprio co-creatore, in un panorama artistico in continua evoluzione. L’IA si sta dimostrando come un ottimo alleato per ampliare le possibilità espressive, preservando la creatività umana.

Il futuro della musica non è una contrapposizione tra uomo e macchina, ma una collaborazione, dove la tecnologia non sostituisce ma arricchisce e potenzia, anche perché è sempre l’uomo a concepire le idee, a dare le istruzioni e a guidare il processo creativo che l’IA poi esegue. Questa nuova realtà necessita sempre più di regole nuove, consapevolezza artistica e una visione culturale che sappia integrare innovazione tecnologica e umanità.

É di questi giorni la notizia dell’approvazione da parte della Camera dell’art.25 del Ddl sull’intelligenza artificiale, che se diventasse legge modificherebbe la norma sul diritto d’autore, specificando che anche le opere create con l’ausilio dell’intelligenza artificiale sono protette dal diritto d’autore, ma solo se derivano dall’opera intellettuale dell’autore. Vi informeremo quanto prima sugli sviluppi.

Condividi su:
Avatar photo

Gemma Mastrocicco

classe 1997, laureata in Informazione, editoria e giornalismo a RomaTre. Scrivo da sempre. Autrice del libro Amami senza mentire. Sostenitrice delle tematiche legate ai movimenti femministi, dell'uguaglianza di genere. Aspirante giornalista, scrivo per Buone notizie.it, grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici