Sei artisti chiusi nel teatro Bellini di Napoli per preparare uno spettacolo: il progetto Zona Rossa trasforma la chiusura dei teatri in un’alternativa originale.

La radicalità del Living Theatre incontra la cultura pop del Grande Fratello: è il progetto Zona Rossa. Sei artisti (2 drammaturghi e registi, 2 attori e 2 attrici) da dicembre vivono dentro il teatro Bellini di Napoli, preparando uno spettacolo che debutterà quando i teatri saranno finalmente riaperti.

I camerini sono stati riconvertiti in camere da letto, il bar è diventato il loro “salotto”: potete seguire le prove del loro spettacolo e “spiare” la loro vita insieme collegandovi al loro canale YouTube.

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Gli ideatori del progetto sono Daniele Russo e Davide Sacco. Gli “abitanti” della Zona Rossa sono Alfredo Angelici, Federica Carruba Toscano, PierGiuseppe di Tanno, Licia Lanera, Pier Lorenzo Pisano, Matilde Vigna.

Zona Rossa è un progetto che unisce cultura e linguaggio dei media, provocazione sociale e grido di una categoria, quella dei professionisti del teatro, che si sente abbandonata dalle istituzioni. Li abbiamo raggiunti per parlare del loro progetto e raccogliere il loro punto di vista sul futuro del teatro.

zona rossa

I camerini del teatro Bellini trasformati in camere da letto.

 

Nell’ultimo quaderno di regia accennate a un’accelerazione dei lavori per lo spettacolo Zona Rossa in vista di una possibile zona bianca: siete ottimisti sulla riapertura dei teatri?

No. Abbiamo sperato di essere considerati dal decreto, questa volta, e invece una situazione insostenibile è stata prorogata. E questo è emblematico della mancata considerazione da parte del governo di un settore fondamentale per la cultura del paese come il teatro e più in generale l’industria dell’intrattenimento. Il teatro può essere considerato un settore produttivo ma la dittatura dello streaming, data dalla necessità del momento, snatura un’arte la cui essenza primaria sta nell’incontro con le persone. Questo incontro necessita di preparazione, progettualità, visione comune, esigenze che ad oggi non vengono prese in considerazione. 

Come procede la convivenza? Che contributo pensate possa dare a Zona Rossa il fatto di condividere non solo la vita di tutti i giorni tra voi, ma anche con il vostro potenziale pubblico?

La struttura fisica e la nostra convivenza sicuramente non possono non far parte dello spettacolo. La persona pubblica e quella privata si sovrappongono, e bisogna inventarsi anche nuove modalità di interazione in equilibrio tra il lavorativo e il personale; sono dinamiche complesse. Essere osservati dal pubblico offre un momento inedito e segreto come quello delle prove a un occhio esterno, e se il pubblico dello streaming verrà ad incontrarci fisicamente al debutto, vivrà un’esperienza diversa dal classico incontro teatrale.

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Pier Lorenzo Pisano. Foto: Guido Mencari www.gmencari.com

 

Siete in contatto con le istituzioni? Che proposte avete per il futuro del vostro settore?

No, non siamo in contatto con le istituzioni ma forse il nostro è un discorso che ha più effetto sul lungo periodo. Le nostre proposte sono: creare un humus più favorevole alla nascita di nuovi artisti, alla conservazione di realtà più indipendenti, e più svincolate dalla logica del prodotto. Il teatro può anche avere un ruolo importante per la ricostruzione del tessuto sociale. E soprattutto bisogna cambiare la legge: spostare quanto più possibile il criterio dalla quantità alla qualità. I numeri si possono dopare, la qualità no.

Come ve lo immaginate, il giorno dopo il vostro debutto? Si tornerà finalmente a teatro: e poi? Come sarà il teatro dopo la “zona rossa”?

Riscoprire il mondo di fuori sarà un bel momento. Il cambiamento verso il meglio è un processo lento e faticoso; un momento di crisi come questo può essere un acceleratore sia in senso positivo che negativo, e sta a noi cercare di spingere l’asticella verso l’alto. L’uomo è destinato a riporre le sue speranze in qualcosa, quindi tanto vale sperare in una direzione costruttiva.

 

Foto: Guido Mencari (www.gmencari.com)

 

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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