Le restrizioni legate alla pandemia di Covid-19 hanno reso necessario in tutto il mondo la diffusione di quello che chiamiamo smart working (o lavoro agile). Non potendo andare in ufficio, il lavoro si è svolto a casa sfruttando i dispositivi elettronici e la rete internet. La soluzione ha mostrato diversi vantaggi, tra cui maggiore produttività e inferiori costi legati allo spostamento, ma ha messo in luce anche diverse criticità.
Oltre a problemi fisici (tendenza all’ingrassamento, diminuzione del tono muscolare e peggioramento dei dolori relativi ad esso), lo smart working si è rivelato un fardello anche psicologico. Stress e burn out (la sindrome da esaurimento professionale) sono cresciuti notevolmente a causa dell’isolamento emotivo dato dalla distanza e dall’erosione del confine tra vita privata e lavorativa.

La legislazione già esistente 

Il diritto alla disconnessione è sempre più centrale nel dibattito pubblico, tanto che in molti Paesi le prime forme di tutela esistono già da alcuni anni. In Francia il governo Macron ha introdotto nel 2017  una legge che obbliga le aziende con 50 o più dipendenti a negoziare le reperibilità e l’utilizzo di strumenti digitali.

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Anche in Italia, in realtà, lo smart working è tutelato dal 2017: la legge n°81 prevede che ci sia un accordo scritto sullo svolgimento di quest’ultimo. Si devono quindi definire tempi e modalità di riposo in maniera esplicita, ma i termini esatti sono in mano ai soggetti coinvolti (lavoratore e azienda).

Gli aggiornamenti per lo smart working europeo 

Quello che la pandemia ha reso evidente è la necessità di sviluppare ulteriormente queste legislazioni, i cui limiti sono emersi proprio dal 2020 in poi. Nel 2021 l’Unione Europea ha fornito alcune linee guida e diversi Paesi si sono mossi in questo senso.

In Italia, la legge n°81 è stata aggiornata a dicembre 2021, quando è stato introdotto il diritto alla disconnessione. L’aggiornamento lo definisce una fascia oraria in cui “il lavoratore non eroga la prestazione lavorativa“.

Sempre nel 2021, in Portogallo il governo Costa ha varato un pacchetto di leggi che impedisce alle aziende con più di 10 dipendenti di contattarli al di fuori dell’orario di lavoro. Le stesse aziende devono inoltre rimborsare le spese extra legate ad esso, come per esempio le bollette di luce e internet.

Una trasformazione radicale

Ognuna di queste misure ha come obiettivo il bilanciamento tra lavoro e vita privata per chi usufruisce dello smart working, che pone problemi totalmente nuovi, in particolare per i lavori intellettuali. Questi hanno infatti tempi più flessibili rispetto agli altri, e l’ottimizzazione del lavoro passa anche attraverso la gestione da parte dei singoli lavoratori.

Ope Ankabi, professoressa della “School of Professional Communication” di Toronto, ha scritto che le aziende dovrebbero lasciare maggiore libertà a questi ultimi. L’idea sarebbe quella di trovare un punto d’incontro tra le esigenze produttive dell’azienda e l’evitare il sovraccarico di stress per i lavoratori. Si tratta di un sentiero appena imboccato – e che quindi incontrerà molti ostacoli e resistenze – ma sarà fondamentale per il benessere di tutti.

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Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante, ho studiato Scienze Storiche all'Università di Torino. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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