4 aziende su 10 non riescono a trovare lavoratori con competenze adeguate e questo fenomeno, chiamato skill mismatch, riguarda 1,3 miliardi di persone al mondo. Dato destinato ad aumentare nel 2030 con un incremento di 1,4 milioni di lavoratori coinvolti. Nel momento in cui ci si riposiziona sul mercato del lavoro molte volte si trovano annunci di ricerca del personale al quale non si è adatti al 100% ma che in ogni caso si prova lo stesso a proporsi.

Qual è il motivo di questo disallineamento tra competenze effettive dei candidati e aspettative da parte dei datori di lavoro? L’università italiana non prepara adeguatamente all’ambiente aziendale? I datori di lavoro sono esageratamente esigenti nel pretendere skills troppo avanzate per una fascia di età ancora troppo inesperta? Le cause sono molteplici.

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Le skills necessarie per proporsi a nuove aziende

Quando ci si trova davanti ad un annuncio di lavoro è normare imbattersi in requisiti non proprio affini al proprio profilo. Ci si candida comunque? In molti casi sì, sperando di poter contrattare in fase di colloquio. Questo atteggiamento è figlio dell’era della Great Resignation e del Job hopping, ovvero delle dimissioni di massa, che divampano dal 2018 a oggi, e del continuo cambio di mansione nell’arco di poco tempo.

La ricerca di un lavoro migliore si scontra con una richiesta di mercato sempre più specializzata e a tratti con esagerate aspettative sulle competenze dei candidati.

Le hard skills (lingue straniere, linguaggi di programmazione, fondamenti SEO, capacità analitiche..) sembrano ormai essere date per scontate dai ricercatori di dipendenti sulla fascia under 30. Infatti circa il 20% delle ricerche di personale sono rivolte a laureati (96mila) e il 30% a diplomati (150mila). A queste si devono aggiungere le soft skills ovvero curiosità, voglia di imparare, empatia e lavoro in team.

Ma se si vuol fare davvero la differenza non si possono non possedere le human skills che racchiudono tutte quelle abilità nella comunicazione ormai diventate un must have del candidato ideale. La crescita della filosofia che riguarda la leadership gentile , acquisita come punto di forza di molti manager negli ultimi anni, ne è la prova più significativa.

Skills per aziende.pexels

Skills per aziende.pexels

Lavorare sul personal branding come investimento sicuro per il successo

In fase di colloquio quanti candidati competenti ma dalle dubbie capacità comunicative sono stati scartati e quanti meno bravi ma con maggior talento di vendere se stessi sono stati ingaggiati? La giusta misura di entrambe le abilità (competenza e attitudine) può aprire a molte porte. Si sta infatti determinando una forte crescita di tutti quei corsi professionali al quale ci si affida per lavorare sulla propria crescita personale, potente arma di seduzione da inserire nel proprio curriculum vitae.

Sta diventando questo il segreto per distinguersi dalla massa. Come scrisse l’imprenditore statunitense Jim Rohn nel suo libro Le chiavi principali del successo:

“Se lavori sodo sul posto di lavoro puoi guadagnarti da vivere. Ma se lavori sodo su te stesso puoi guadagnare una fortuna.”

La continua formazione personale e il costante aggiornamento delle proprie competenze risultano essere l’equipaggiamento perfetto per stare dietro ad un mercato del lavoro sempre più dinamico nel quale spuntano come funghi mansioni nuove.

E se da una parte c’è l’ipotesi che le università siano sempre più lontane da una preparazione adeguata per essere inseriti in un ambiente aziendale, allora può risultare astuta (dopo la laurea) la soluzione di investire su percorsi formativi individuali, acquisendo skills specifiche e trasversali sia a livello professionale che personale.

Costruirsi una corazza di soft, hard e human skills significa costruirsi il proprio personal brand. Elevare quindi la propria figura professionale comunicando al meglio il proprio bagaglio di conoscenze e abilità nella sua più autentica unicità, porterà sicuramente a molti più risultati che trattenere un profilo anonimo dalle capacità comuni a tanti.

Se si vuole quindi puntare sul proprio asset principale, ovvero se stessi, come se fossimo il miglior prodotto sul mercato che sbaraglia tutta la concorrenza, ci si può far inoltre aiutare da professionisti dell’orientamento. Essi saranno capaci di far emergere talenti e abilità che a volte anche noi non percepiamo, facendo così sfuggire quello che può magari distinguersi come il migliore tra i candidati.

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Laura Corona

Laura Corona

Aspirante giornalista laureata in Lettere. Scrivo di Cultura e Lifestyle collaborando con BuoneNotizie.it, grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista

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