Sempre più aziende della manifattura italiana scelgono fornitori locali riportando così in Italia la produzione. Questa scelta si traduce nell’aumento dei posti di lavoro e del prodotto interno lordo.

Se fino ad oggi le aziende hanno scelto di produrre all’estero soprattutto per il basso costo della manodopera, oggi la tendenza è di scegliere fornitori presenti in Italia. I motivi di questa scelta sono da ricercare nella mutata situazione politico-economica internazionale: la guerra Russia-Ucraina, l’aumento del costo delle materie prime, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, la diffusione della pandemia da Covid-19.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

A questi eventi si aggiungono anche un forte aumento dei disastri naturali e degli attacchi informatici. Uno scenario che rende molto complicate le relazioni estere rendendole più volatili, incerte, complesse e ambigue sintetizzate dall’acronimo inglese VUCA. 

Cosa dicono i dati

Sono tre le ricerche sull’argomento. La prima è iniziata a giugno 2021 ed ha avuto termine a febbraio 2022. I risultati completi verranno presentati il prossimo 22 settembre. È stata condotta dal Centro Studi Confindustria e Re4It (Reshoring for Italy) da cui risulta che il 75% del totale degli imprenditori intervistati ha acquistato forniture totalmente o parzialmente da imprese estere. Il 21% ha effettuato, tra il 2016 e il 2020, un utilizzo totale o parziale di manifattura italiana

La seconda ricerca è stata effettuata dal centro studi Tagliacarne-Unioncamere ad aprile 2023. Entrambe le indagini individuano due motivazioni: la riduzione della distanza e il miglioramento della qualità dei prodotti. Questi sono i principali fattori che influiscono sulla scelta di approvvigionarsi in Italia piuttosto che nei Paesi extra Unione europea. Il 15% degli intervistati del centro studi Tagliacarne-Unioncamere dichiarano un aumento dei fornitori italiani presenti nella stessa Regione. Il 20% li sceglie al di fuori della Regione.

La terza ricerca è stata presentata durante il World Economic Forum tenutosi a maggio di quest’anno. Il World Economic Forum è un’organizzazione senza scopo di lucro che riunisce annualmente leader politici ed economici internazionali. In questi incontri vengono discusse le sfide più urgenti che il mondo affronta, comprese tematiche legate alla salute e all’ambiente. Durante l’evento è stata presentata una ricerca condotta da The Economist, una rinomata testata giornalistica, che ha intervistato 3.000 dirigenti aziendali. Il 20% dei partecipanti ha dichiarato di aver adottato la strategia di scegliere fornitori provenienti da Paesi limitrofi. Questo dato evidenzia un cambiamento significativo nelle preferenze di approvvigionamento delle aziende, con un’attenzione crescente verso la prossimità geografica delle risorse.

Cosa spinge la ricerca di manifattura italiana

Gli ultimi anni hanno visto un cambiamento nelle linee di fornitura a causa di due fattori principali: i problemi con i fornitori esteri e la necessità di accorciare le catene di approvvigionamento. Questi problemi includono difficoltà di coordinamento, costi e tempi di consegna elevati e una sottovalutazione dei costi effettivi di rifornimento dall’estero. L’obiettivo di accorciare le catene di fornitura è diventato sempre più importante per mitigare i rischi associati alla gestione della produzione globale.

Nel 2021, eventi come la politica “zero Covid” cinese, il blocco del canale di Suez e le sfide nel trasporto hanno messo a dura prova le catene di approvvigionamento globali. Sebbene alcune questioni siano state affrontate, come l’eliminazione delle restrizioni cinesi sul covid, altre sfide sono emerse, come l’invasione russa dell’Ucraina e l’inasprimento delle politiche commerciali americane. Questi elementi hanno portato a una riflessione sulle catene di fornitura, con l’obiettivo di promuovere la manifattura italiana e una maggiore autonomia strategica. Occorre considerare inoltre la prevalenza di alcune materie prime in aree specifiche oppure lo sviluppo delle tecnologie di altissima qualità nel campo dei semiconduttori come a Taiwan. Due situazioni queste ultime che giocano a sfavore di un possibile trasferimento in Italia della manifattura.

Come favorire la manifattura italiana?

Nonostante ci siano quindi, delle motivazioni che spingono nella direzione di scegliere fornitori locali è altrettanto certo che le imprese che attuano questa scelta si devono far carico dei costi di trasferimento. Anche la ricerca di fornitori con personale qualificato rientra in questi costi. Nei risultati ottenuti da queste ricerche ci sono anche alcuni spunti per il legislatore che deve cogliere l’occasione per agevolare il ritorno della produzione in Italia. Per favorire questo passaggio non servono politiche assistenziali ma leggi che aumentino l’attrattività del territorio e aumentino la competitività delle imprese. Sono molto utili anche a questo scopo le leggi che favoriscono la digitalizzazione e l’innovazione. Tutto ciò che oggi viene raggruppato nel termine Industria 4.0 rappresenta l’automazione industriale dei giorni nostri.

Condividi su:
Francesco Ravenda

Francesco Ravenda

Francesco Ravenda, informatico. Appassionato di gestione aziendale e di podcast, attento alle dinamiche sociali, mi piace informare, raccontando. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici