Il sistema previdenziale italiano è strettamente legato all’attività lavorativa e ai contributi versati: per accedere alla pensione, sono necessari almeno 20 anni di contributi e un’età minima di 67 anni.
Tale requisito, tuttavia, esclude diverse categorie di persone come casalinghe e lavoratori precari. I caregiver, che si dedicano alla cura di familiari, spesso rinunciano a opportunità lavorative perdendo la possibilità di accumulare anni di contributi pensionistici. Analogamente, i lavoratori precari con contratti a termine affrontano periodi di discontinuità nei versamenti.
Pensione senza contributi: una soluzione per chi è escluso dal sistema pensionistico
Attualmente ci troviamo in una situazione in cui alcune persone hanno scelto di integrare la pensione pubblica con una privata per garantirsi una maggiore sicurezza economica. Altre, invece, a causa di risorse limitate, mancanza di consapevolezza o priorità diverse, non hanno effettuato i versamenti necessari per accedere ai benefici previdenziali.
Nonostante le difficoltà del sistema previdenziale italiano, esistono alcune forme di sostegno e soluzioni alternative per chi non ha maturato abbastanza anni per una pensione tradizionale. Queste misure non garantiscono una vita dignitosa, tuttavia rappresentano una rete di sicurezza che aiuta a mitigare le difficoltà economiche.
Pensione casalinghe: come funziona il fondo Inps dedicato
Molte casalinghe sopravvivono grazie al sostegno economico del coniuge, beneficiando della pensione del marito o della reversibilità in caso di decesso. Tuttavia, esiste un’alternativa che non tutti conoscono: il Fondo Casalinghe e Casalinghi, introdotto nel 1997 dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale.
Il fondo offre un’opportunità a chi svolge lavori di cura non retribuiti di accumulare contributi sufficienti per la pensione. Destinato a persone tra 16 e 65 anni, non iscritte ad altre forme di previdenza obbligatoria, richiede un minimo di 5 anni di accantonamento.
Con un versamento annuale di 310 euro si può iniziare a costruire una copertura previdenziale, anche se in misura ridotta rispetto a una pensione basata su versamenti standard.
L’assegno sociale: un sostegno per gli anziani senza pensione
L’assegno sociale, introdotto il 1° gennaio 1996 in sostituzione della “pensione sociale”, è un supporto economico a chi non ha accumulato contributi sufficienti per la pensione di vecchiaia o non ha mai avuto un’occupazione retribuita legalmente.
Il sostegno offre fino a 503,27 euro mensili per 13 mensilità. Non richiede una storia lavorativa documentata ed è rivolto a cittadini italiani e stranieri over 67 residenti in Italia da almeno 10 anni, con reddito inferiore alle soglie stabilite.
L’Ape sociale: un ponte verso la pensione, anche quando manca qualche contributo
Secondo l’Istituto nazionale di statistica, nel 2023 circa 3 milioni di italiani tra i 15 e i 64 anni erano inattivi, con una significativa percentuale di donne impegnate nella cura della famiglia. Per queste persone, il rischio di non avere una copertura previdenziale adeguata è concreto.
L’Anticipo pensionistico è un’indennità che aiuta i lavoratori i quali, pur avendo accumulato alcuni contributi, non raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia. L’aiuto è destinato a disoccupati, caregiver, invalidi civili e a chi svolge lavori usuranti e gravosi. Per potervi accedere, è necessario aver raggiunto un’età minima di 63 anni e 5 mesi, oltre ad aver maturato un periodo contributivo compreso tra 30 e 36 anni.
L’importo erogato può arrivare fino a 1.500 euro lordi mensili. La misura permette di accedere a un sostegno economico anticipato, colmando il gap tra l’interruzione del lavoro e il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
Il riscatto dei periodi non coperti da contribuzione
I giovani italiani affrontano spesso la sfida della discontinuità lavorativa e della precarietà, caratterizzata da contratti temporanei e lunghi periodi di transizione tra scuola e lavoro. Tale instabilità compromette la loro capacità di accumulare i versamenti Inps necessari per il futuro.
Per mitigare questo problema, la legge di bilancio 2024-2025 ha introdotto la possibilità di riscattare i periodi non coperti da contribuzione (fino a 5 anni anche non consecutivi). Ciò rappresenta un’occasione per i giovani che hanno affrontato periodi di precarietà lavorativa, permettendo loro di colmare le lacune nella propria posizione assicurativa e avvicinarsi al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

