Come è stata gestita la questione dei migranti ucraini dal nostro Paese e dall’Unione europea? Attualmente si parla di circa sette milioni di rifugiati, a cui si aggiungono otto milioni di sfollati interni tra le varie regioni dell’Ucraina e più di dieci milioni di persone impossibilitate a spostarsi dalle aree di conflitto. Si tratta della crisi migratoria più consistente dal secondo dopoguerra, ben oltre quella delle guerre nei Balcani (1991-1995), in Kosovo (1998-1999) e dell’ultima “crisi dei rifugiati” (2015-2017).

Le norme di emergenza attuate dall’UE

La drammaticità della situazione ha convinto il Consiglio dell’Unione europea ad attivare all’unanimità la direttiva 2001/55/CE sulle Protezione temporanea, mai messa in atto nei primi vent’anni dall’approvazione. Questa prevede delle modalità eccezionali di flessibilità per assicurare protezione ai cittadini di Paesi non-UE.

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Questa non viene riconosciuta tramite il canale tradizionale della richiesta di asilo per evitare il tilt nei sistemi nazionali per l’afflusso di richiedenti, che si vedono così riconosciuti alcuni diritti:

descrizione diritti protezione temporanea

Fonte: UNHCR

descrizione diritti protezione temporanea

Fonte: UNHCR

La Protezione temporanea è in vigore dal 4 marzo 2022 e potrà essere estesa fino a tre anni, in funzione dell’evolversi della situazione. Contestualmente, i rifugiati sono tenuti a richiedere il permesso di soggiorno nel Paese UE in cui scelgono di restare.

A questo sistema, si è affiancato il meccanismo di solidarietà interna per la redistribuzione fra gli stati membri, compatibilmente con le necessità dei beneficiari. Attualmente godono della protezione temporanea circa cinque milioni di migranti ucraini.

Considerato che, secondo l’UNHCR, oltre sei milioni dei rifugiati sono entrati nell’Unione europea nei primi tre mesi di guerra, la tempestività della direttiva è stata provvidenziale.

I fondi per sostenere l’Ucraina e le controversie

Di pari passo sono state previste subito ingenti risorse per fronteggiare il conflitto. Il 4 aprile 2022 infatti, l’Ue e i suoi Stati membri hanno stanziato 17 miliardi di euro in favore dei migranti ucraini. In questo primo anno appena concluso, l’ammontare è arrivato a 67 miliardi di euro, comprensivo di 12 miliardi per il sostegno militare e quasi 38 miliardi per l’assistenza economica agli Stati che hanno accolto i rifugiati. Finora, circa 14 milioni di persone hanno beneficiato dell’assistenza umanitaria in Ucraina grazie all’Europa e agli altri donatori.

Per il 2023 l’UE è pronta a inviare 18 miliardi di euro per sostenere l’Ucraina in una lenta e sostenibile ricostruzione postbellica e nel percorso verso l’integrazione europea. A ciò si aggiunge lo stanziamento di 668 milioni di euro per assistere i civili sul posto colpiti dalla guerra, di cui 38 milioni sono per la Moldova. Inoltre, si sta discutendo proprio in questi giorni l’approvazione del decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, del valore di 11 miliardi di euro da sottrarre potenzialmente all’economia russa.

La straordinaria convergenza di forze e l’efficacia di intervento hanno dimostrato l’enorme potenziale di Stati, pur molto diversi, per un fronte comune. D’altro canto però hanno evidenziato quella che la psicologa Giulia Scocciolini ha definito «una logica ‘doppio pesista’ nella gestione dell’accoglienza». Su questo filone, Openpolis aggiunge che: «il solco tra migranti ucraini e quelli arrivati da altre aree critiche, come Africa, Medio Oriente e Asia centrale […] ha generato alcune innegabili disparità di trattamento».

I rifugiati ucraini: donne e minori

Sono le due categorie più numerose dato l’obbligo di combattere per gli uomini.

L’Italia contava la più ampia comunità ucraina d’Europa (250 mila persone) ben prima dello scoppio della guerra e di queste, per il 77% donne over45, arrivate per lavorare e impiegate prevalentemente nei servizi di cura per anziani e bambini o nei lavori manuali a bassa qualifica.

Questo quadro di partenza si innesta nel fenomeno migratorio attuale, con elementi significativi. Attualmente, la Protezione civile attesta la presenza di quasi 175 mila profughi tra i nostri confini, di cui 50 mila minori. Ora, in parte la presenza massiccia, ben radicata e integrata sul territorio, ha assicurato ospitalità e supporto alle nuove arrivate, bypassando i centri di accoglienza. Il 53% di loro ha scelto l’Italia per la presenza di amici o parenti. D’altro canto, il target attuale è molto diverso; si tratta di donne giovani e istruite, il 72% di loro è laureata, fra cui il 23% possiede un master.

Per questi motivi, «non possiamo immaginare che tutte le donne arrivate dall’Ucraina si dedichino all’assistenza dei nostri anziani, né che vogliano farlo» ha chiosato il prof. Maurizio Ambrosini dell’Università Statale di Milano.

Secondo l’Unicef i minori non accompagnati rappresentano il 40% dei rifugiati arrivati in Europa. A fronte della popolazione ucraina complessiva di 44 milioni di persone, sette milioni e mezzo sono minori e di questi più delle metà è fuggito durante il primo mese.

Le sfide più urgenti riguardano proprio i minori, a cui dover assicurare identificazione e ricongiungimento familiare. Infine la dispersione scolastica che interessa 2 bambini su 10 tra i rifugiati ucraini; ben contrastata dalle scuole italiane (56%) o con modalità mista (23%) con la DaD del Ministero ucraino.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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