Le protesi degli sportivi cambieranno per sempre non solo lo sport paralimpico ma anche il tenore di vita degli invalidi. E in buona parte, l’Italia è all’avanguardia.

Il fenomeno Bebe Vio, quello sportivo e soprattutto mediatico, ha accresciuto in Italia l’interesse nei confronti dell’ingegneria biomedica. Le protesi degli sportivi e gli arti robotici hanno fatto un salto, negli ultimi anni, verso l’innovazione. A partire dalle protesi specifiche per sportivi come Bebe Vio, che a causa di una meningite fulminante ha subito l’amputazione di tutti e quattro gli arti, si studieranno soluzioni che aiuteranno migliaia di invalidi a vivere la quotidianità nella maniera più autonoma possibile.

Le protesi degli sportivi che imparano dal movimento animale

L’Università della California del Sud è prima nella corsa alla creazione di protesi per sportivi e non solo. L’obiettivo è di garantire la creazione di un arto in grado di simulare i movimenti del corpo naturalmente. Un team di ricercatori da tutto il mondo vuole creare un arto intelligente che può imparare attraverso la ripetizione i movimenti base di deambulazione.

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La prima questione che si sono posti è come riuscire a creare un arto in grado di interagire con l’ambiente ed essere intellettualmente autosufficiente. Gli animali, una volta nati, sono in grado di imparare a camminare autonomamente in seguito a tentativi casuali. Gli arti animali sono dotati di tendini specifici: vengono ricreati dei tendini simili anche negli arti robotici in studio. Gli animali hanno le capacità psicofisiche di studiare il movimento di deambulazione e di immagazzinare le conoscenze appena acquisite in pochi minuti: infatti i cuccioli, dopo la nascita, imparano in pochissimo tempo a padroneggiare la camminata e il movimento.

Le protesi degli sportivi che comunicano con il corpo

Le protesi degli sportivi, essendo più soggette a sollecitazioni elastiche e rapide, hanno bisogno di un sistema che permetta loro di adattarsi al tipo di movimento specifico di chi le indossa.

Grazie all’intelligenza artificiale messa a punto dall’Università della California del Sud, un giorno le protesi e gli arti robotici potranno comunicare con l’ambiente circostante e con il corpo in modo da sviluppare istantaneamente un movimento nuovo e mai eseguito. Dovranno garantire la percezione sensoriale persa con l’amputazione perché finora questo ha rappresentato l’ostacolo maggiore nella creazione di arti robotici. Inoltre i movimenti appresi potranno essere personalizzati.

Rendere una protesi, per sportivi e non soltanto, adatta al singolo individuo non è semplice. I costi di un arto protesico personalizzato sono elevatissimi. Ma, col tempo, con l’innovazione e con i passi in avanti che lo studio ingegneristico sta facendo, l’obiettivo di creare una protesi capace di diventare parte del corpo a tutti gli effetti è molto vicino. Una protesi in grado di interpretare i movimenti di un individuo, impararli e adattarsi alle sue esigenze quotidiane sarà una vera svolta.

A Budrio nasce la Ferrari delle protesi

Anche in Italia si fanno progressi nello studio protesico. Nel 1965 il centro per protesi di Budrio diventa famoso per la protesi mioelettrica, in grado di rispondere ai segnali muscolari del paziente. Poi Bebe Vio racconta dei tecnici dell’Arte Ortopedica di Budrio, uno dei più importanti centri protesi d’Italia, che le hanno ridato la possibilità di combattere in pedana e nella vita. Questo è l’obiettivo di una testimonial come Bebe Vio e tanti altri come lei: sfatare il taboo delle protesi degli sportivi, dell’ambiente paralimpico e dei disabili. L’innovazione tecnologica nel campo degli arti robotici può migliorare la qualità della vita di tante persone.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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