L’ultima frontiera dell’intelligenza artificiale arriva ai modelli di linguaggio digitale.

L’intelligenza artificiale nel nuovo decennio punterà a sviluppare un modello di linguaggio unico e digitale in grado di filtrare le nostre conversazioni, ricerche e dialoghi.

Sono le big tech più famose a spingere sull’acceleratore dell’intelligenza artificiale: hanno come obiettivo la creazione di linguaggi sempre migliori e invasivi. L’etica non rappresenta un problema per i giganti tecnologici alle prese con i linguaggi digitali e per questo urge una soluzione: bisogna ripartire dal concetto di etica che spesso viene dimenticato quando si parla di tecnologia. Alcune realtà ci stanno riuscendo.

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Le difficoltà delle big tech dell’intelligenza artificiale

Tra i giganti tecnologici che stanno puntando sul linguaggio digitale ci sono Google, Microsoft, Facebook. Questi sistemi sono in grado di chattare con gli utenti, discutere di qualsiasi argomento, recuperare qualsiasi tipo di informazione, tradurre, creare musiche e codici informatici: rappresentano il primo esempio di una macchina che crea una macchina.

Spesso questi linguaggi sono di ampia portata e agiscono velocemente tanto da incorrere in bias tecnici ed etici. Per fare un esempio: il compito dei linguaggi è quello di imparare dall’azione umana; molte idee e concetti sono assimilati da ciò che pensiamo, anche i punti di vista e i pregiudizi fanno parte del nostro linguaggio e la macchina lo imparerà. I risvolti potrebbero essere devastanti e quello che ci si ripropone di ottenere da un linguaggio digitale sarà l’opposto del proposito iniziale.

I nuovi modelli di linguaggio digitale puntano a migliorare l’interfaccia uomo-macchina snellendo i protocolli e facilitando la comunicazione, ma puntano anche ad eliminare concetti che dovrebbero essere estirpati dalla società, come il razzismo, il sessismo, l’omofobia, le fake news ed altro. Purtroppo senza un intervento volto a proteggere lo sviluppo di un linguaggio artificiale sano, tutto questo non sarà possibile.

L’etica è il presupposto di creazione di un linguaggio artificiale

Non si investono fondi e tempo nel creare linguaggi artificiali in grado di proteggersi dai bias, è raro che i giganti tecnologici approfondiscano questo aspetto: si creano linguaggi integrati alla perfezione con l’intelligenza artificiale, ma si perde di vista l’etica.

Molti ricercatori stanno ripartendo dal concetto di etica per rendere migliorabili i linguaggi artificiali già esistenti. Il progetto comune si chiama BigScience. In linea generale si studiano potenzialità e limiti dei modelli di linguaggio e come questi possono conciliarsi con l’etica sociale. L’obiettivo è renderli utilizzabili al massimo beneficio e minimo danno. Centinaia di ricercatori saranno impegnati inizialmente a studiare otto lingue differenti curandone ogni aspetto: dai dialetti, alle inflessioni, alle pronunce, ai modi di dire ecc.

Lavorando a stretto contatto con differenti comunità linguistiche e sociali si garantirà un rispetto universale dell’etica senza incorrere in errori di alcun tipo; tutto questo solo studiando il linguaggio di comunicazione tra persone di diverse etnie, stili di vita, età.

L’etica è il presupposto di sviluppo della tecnologia

Sembra che il 30% delle grandi aziende statunitensi stia sviluppando l’intelligenza artificiale. Non molte però hanno un piano concreto per garantire la correttezza etica dei loro progetti. A livello europeo bisognerebbe trovare un accordo e imporre dei paletti su quali siano i limiti tecnologici ed etici. Ad esempio, nel 2021 è nato il decalogo per una gestione etica dei dati personali nella società digitale.

Purtroppo internet non è ancora l’ambiente adatto a cui affidare con tranquillità i nostri dati personali. Il decalogo ideato da Anorc (Associazione Nazionale Operatori e Responsabili della Custodia di contenuti digitali) conta l’adesione di Federprivacy. L’obiettivo delle associazioni è di fare di queste norme quasi una legge non scritta, affinché tutti siano assolutamente concordi nello sviluppare un’innovazione consapevole e rispettosa dei diritti e della libertà della persona.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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