Il recupero dei componenti di oggetti elettronici è uno dei grandi temi dell’inquinamento del pianeta. Il WEEE (“Waste electrical and electronic equipment”) Forum riporta che il peso dei rifiuti elettronici prodotti nel 2021 è di 57,4 milioni di tonnellate. Molti di questi sono oggetti di uso personale, come computer, telefoni e accessori e in ognuno di essi sono presenti risorse rare e finite (come oro e argento), il cui valore si smarrisce. Apple, una delle aziende più importanti del settore, ha messo in campo una soluzione.

Il robot che smonta i telefoni

L’azienda californiana ha ideato Apple Trade-In, un programma di recupero dei suoi telefoni. Gli utenti possono restituire un qualsiasi dispositivo con sistema iOS (quindi di casa Apple) e ottenere in cambio un buono regalo. Questo si può spendere sia in un negozio dell’azienda sia sul sito ufficiale. A questo punto entra in gioco Daisy: si tratta di un robot progettato appositamente per recuperare ogni singolo componente del prodotto. Una volta che quest’ultimo finisce nello scomparto, il robot lo fotografa e ne riconosce modello. Il meccanismo di smontaggio riesce ad adattarsi ad eventuali difetti (come piegamenti o rotture) e separa lo schermo dalla scocca ad una temperatura sotto zero.
La scocca subisce un ulteriore passaggio sotto una pressa, che separa le viti dal prodotto tramite la pressione. La parte finale della macchina smonta infine le singole parti, che vengono posizionate su un nastro trasportatore, vicino al quale c’è un operatore che le deve smistare in contenitori diversi.

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Questo processo risulta molto più efficiente dello smembramento tradizionale, che non riesce a recuperare la totalità dei componenti. Questi infatti finiscono alle aziende che necessitano di alcuni elementi, le quali scartano tutto il resto. La stessa Apple dichiara che per ogni tonnellata di materiale recuperato da Daisy si risparmiano 2000 tonnellate di roccia estratta.

Il pubblico che si affianca al privato

Il recupero dei telefoni cellulari sta assumendo sempre più importanza anche a livello pubblico. In Italia per esempio l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) sta lavorando su un progetto simile. Finanziato dalla Regione Lazio, il laboratorio di Enea, che collabora con l’Università di Roma La Sapienza, si concentra, oltre che sul recupero di materiali, sul progetto iniziale. L’obiettivo, come ha spiegato il responsabile Danilo Fontana, è quindi cambiare alla radice il telefono in un’ottica di economia circolare:
Va ripensata l’eco-progettazione, e questo vale per qualsiasi parte del telefono. Se sapessi, ad esempio, che il componente di colore verde contiene palladio, sarebbe tutto più semplice“.

Un fattore di efficienza per questo progetto infatti è la capacità di riconoscere in tempi rapidi il materiale di ogni elemento, in modo da poterlo trattare e smistare nel migliore dei modi. Questo però prevede l’adozione di un codice di riferimento da parte di tutti gli attori coinvolti, che al momento non esiste ancora.

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Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante, ho studiato Scienze Storiche all'Università di Torino. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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