La Formula Uno è riuscita a dare vita all’automobile da corsa più sicura di qualsiasi altro veicolo a quattro ruote. Dopo un percorso di innovazione durato mezzo secolo la FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) ha definitivamente messo la tutela del pilota al primo posto, a discapito dello show che può offrire chi rischia la vita a 300 km orari. Gli incidenti più drammatici si sono drasticamente ridotti, oggi si gioca più sul dare spettacolo correndo in sicurezza, dobbiamo ringraziare anche la tecnologia per questo.

Ripercorriamo la storia della sicurezza in Formula Uno

Jean Todt (ex Presidente FIA) ha affermato: “Una volta la gente andava alle corse come si andava alla corrida: voleva vedere un pilota, un uomo, ferito. I corridori avevano caschi che oggi non porterebbe nemmeno un ciclista“. Il casco in Formula Uno non era obbligatorio nel 1950. Non c’erano addetti alla sicurezza a bordo pista pronti a intervenire in caso di incidente durante la gara. Le tute ignifughe non sarebbero esistite prima di vent’anni. Nel 1968 si raccomandarono per la prima volta le cinture di sicurezza facoltative. Soltanto nel 1985, siamo già in un’era moderna, si diede il via ai primi crash test per studiare le capacità di resistenza e di adattabilità della macchina durante una collisone. Negli anni Novanta la FIA modificò per la pima volta il codice della strada su pista: istituì la safety car; ridusse i limiti di velocità nei box, fece costruire barriere più resistenti ai lati della strada che potessero contenere l’incidente, proteggendo almeno il pubblico dai detriti.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Nonostante l’implementazione del regolamento da tenere su pista si continuò a registrare un’alta percentuale di incidenti in Formula Uno. Gli ingegneri capirono che il problema era nella vettura e iniziarono le prime variazioni sull’abitacolo. Inserirono una scatola nera su ogni veicolo per memorizzare tutti i movimenti prima, durante e dopo una collisione. Anche dal punto di vista strutturale e anatomico, l’automobile cominciò a subire variazioni. Nel 2018 la monoscocca venne dotata dell’halo, l’ultima grande invenzione in campo meccanico.

L’halo: meno estetica più sicurezza

L’halo, introdotto nel 2018, venne ipotizzato per la prima volta da Jean Todt nel 2009, anno dell’incidente di Felipe Massa. Il brasiliano rischiò la vita dopo che una molla lo colpì al collo. Il detrito che ferì il pilota passò per una traiettoria tale che oggi verrebbe interrotta dall’halo prima di raggiungere la testa del pilota. La barriera di protezione per la testa del guidatore è stata introdotta con notevole ritardo, considerando che quello di Massa è solo uno dei tanti episodi che hanno dimostrato la pericolosità di correre con il capo non sufficientemente protetto.

Funzione dell'halo in Formula Uno

Protezione del pilota tramite l’halo durante una gara di Formula Uno

La dotazione è una sorta di aureola in titanio montata sul telaio intorno alla testa del pilota. Pesa 9 kg ed è un equipaggiamento tanto antiestetico quanto fondamentale per la sicurezza del guidatore perché evita che il casco non abbia in alcun modo contatti con l’asfalto. Secondo le statistiche della FIA, l’halo ha già registrato l’aumento del 17% del tasso di sopravvivenza in incidenti ipoteticamente fatali. Questo in soli quattro anni dal debutto.

Le innovazioni più importanti nel campo sicurezza della Formula Uno

L’evoluzione dell’auto da corsa è frutto del lavoro di luminari dell’ingegneria che hanno sfruttato materiali moderni per costruire veicoli sostenibili per le competizioni di Formula Uno e non solo. Parliamo di sostenibilità nella produzione e nell’efficienza delle macchine, ma soprattutto della sicurezza. Gli equipaggiamenti del futuro disperdono l’energia dopo l’urto: rendono l’incidente letale per l’automobile, ma non per i piloti. L’abitacolo è contornato di strutture deformabili in carbonio capaci di reagire alla collisione deformandosi e mantenendo il guidatore isolato e al sicuro. 

Il casco ultraleggero dei piloti di Formula Uno prevede un sistema chimico antinebbia, anti-appannamento. Per compensare l’alta infiammabilità delle auto, sono stati montati sullo scheletro degli estintori che i piloti attivano in caso di incendio per evitare un’eventuale esplosione. Le stesse tute sono ignifughe, in grado di resistere a temperature che sfiorano gli 800 gradi Celsius per 10 secondi circa.

Condividi su:
Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici