Net zero, cioè emissioni nette zero, è uno degli obiettivi più importanti dell’Unione Europea per contenere il riscaldamento globale. Si tratta di un traguardo che prevede di azzerare progressivamente le emissioni di gas serra entro il 2050.

Il problema principale per raggiungere net zero, però, riguarda le attività “hard to abate”, cioè i settori le cui emissioni sono difficili da abbattere, per esempio l’aviazione e la siderurgia. Proprio per questo motivo, l’Ue ha messo a punto il sistema dei crediti di carbonio per ridurre la Co2.

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Per capire come funziona questo meccanismo a livello europeo, quali sono i suoi punti di forza e di debolezza, Buonenotizie.it ha intervistato Deborah Panepinto, docente universitaria presso il Politecnico di Torino. La professoressa ci ha presentato il progetto ZEGODI per ridurre in modo consistente le emissioni di Co2.

Come funziona il sistema europeo di scambio delle quote di carbonio: vendere e cedere per compensare le emissioni

Il sistema europeo di scambio delle quote è il principale strumento adottato dall’Ue per arrivare a net zero e interessa i settori più inquinanti. La professoressa Panepinto spiega: “Il sistema dei crediti di carbonio prevede che l’Ue fissi un tetto massimo di emissioni consentite, cui corrisponde un certo numero di quote.

Le quote, per compensare le emissioni prodotte, si possono acquistare all’asta oppure cedere gratuitamente. Il primo caso riguarda le aziende che non riescono a stare nel tetto; nel secondo caso, invece, le quote sono cedute a titolo gratuito. Ciò accade quando gli operatori sono a rischio delocalizzazione fuori dall’Ue. 

Il sistema però è in divenire: nel tempo l’insieme delle quote disponibili per le aziende diminuisce e il prezzo di ciascuna aumenta. L’obiettivo è dunque quello di avvicinarsi a net zero“.

Un sistema efficace sulla carta per avvicinarsi a net zero, ma con scarsi risultati concreti

Il sistema dei crediti di carbonio ha dei punti di forza e dei limiti. La professoressa Panepinto afferma: “Sulla carta è un buon meccanismo perché dovrebbe riuscire a ridurre le emissioni e a disincentivare l’impiego delle fonti fossili. In Europa infatti sono 11 mila gli impianti industriali che fanno parte del sistema delle quote e 1200 sono italiani. 

Purtroppo però il meccanismo non ha avuto gli effetti desiderati e si è lontani da net zero. I numeri arrivano dall’Istituto per il Nuovo Pensiero Economico, che raccoglie dati e finanzia progetti di ricerca. Hanno calcolato infatti che l’impatto del sistema sul settore energetico finora è stato minimo: dall’1 all’1,5 % del totale. Questo perché è mancata una forte politica di vigilanza e controllo”.

Il progetto Zegodi: un modo concreto per minimizzare le emissioni

Panepinto ci parla poi di un progetto cui si è dedicata, nato proprio con l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2. “Si chiama Zegodi, cioè zero-waste goods display e riguarda gli espositori delle merci nei supermercati per promuovere i prodotti.

L’idea nasce nell’Alta Scuola Politecnica, cioè un’istituzione che coinvolge il Politecnico di Torino e quello di Milano. Il progetto ha coinvolto l’azienda Procter & Gamble (che utilizza i display) ed Eurodisplay, che invece li realizza. Oggi le aziende usano gli espositori e poi li buttano, senza riciclare nulla.”

Analizzare il problema per riciclare i materiali e risparmiare Co2, l’ambizione è net zero

“Innanzitutto abbiamo quantificato e analizzato il problema per capire come intervenire. In Italia si producono 17 milioni e mezzo di display all’anno e sono tutti costruiti con materiali riciclabili. Riciclare però non conviene: smontare richiede tempi lunghi e i costi non sono sostenibili.

A questo punto abbiamo riprogettato l’espositore per recuperare i diversi materiali in modo più veloce. Così facendo Procter & Gamble, all’anno, non deve acquistare 250 mila display e non produce 8 mila tonnellate di Co2. Su tutto il territorio nazionale, poi, si risparmiano, tra cartone e plastica, quasi 150 mila tonnellate, per un totale di 570 mila tonnellate di Co2 annue. Avvicinarsi a net zero si può, basta cambiare la scelta progettuale”.

Net zero

Fonte: progetto Zegodi

Dalla discarica al recupero per ambire al riuso: un meccanismo replicabile e vantaggioso

La professoressa Panepinto spiega che, per arrivare a net zero, si deve scalare la piramide del rifiuto, come il progetto Zegodi. “La piramide della gestione del rifiuto ha 5 scalini partendo dal basso: la discarica, il recupero energetico (cioè i termovalorizzatori), il riciclo (quindi recuperare il materiale), il riuso (ossia usare il prodotto così com’è) e infine la prevenzione, vale a dire la non produzione. Oggi il progetto Zegodi passa dal gradino della discarica fino a quello del riciclo.

Zegodi è un’iniziativa replicabile e vantaggiosa. L’azienda che acquista, infatti, paga meno gli espositori e lo smaltimento. Chi produce i display, invece, ha il vantaggio di ottenere la certificazione di compatibilità ambientale. Quindi la scelta green paga anche a livello pubblicitario.”

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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