L’intelligenza artificiale può prendere decisioni al posto dell’uomo, è in grado di farlo. La sfiducia dei cittadini nei confronti della politica mette a dura prova il sistema governativo. E se fosse proprio un’intelligenza mossa da un cervello virtuale a prendere il posto di un politico? La gente potrebbe ritrovare la fiducia in chi comanda, a patto che le decisioni prese dall’individuo artificialmente intelligente rispettino i principi di obiettività che si richiedono ad una classe politica dirigente. La rivoluzione elettronica è sbarcata anche in politica e, secondo una ricerca, gioverebbe dovunque in termini sociali e governativi, se applicata a dovere.

L’intelligenza artificiale a disposizione dello Stato

Sam è il primo politico d’intelligenza artificiale della storia. Neo-zelandese, nato nel 2017, ha mosso i primi passi grazie a Facebook Messenger. Nel 2020, in vista delle elezioni, Sam si è presentato come un programma in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini: “Ciao, sono Sam, il mio obiettivo è intraprendere un dialogo costruttivo con i neo-zelandesi. Vi ascolto e farò del mio meglio per rappresentarvi nel sistema parlamentare. Sono davvero neutrale e tratto equamente ogni cittadino“.

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Anche in Danimarca, durante le elezioni, i partiti concorrenti hanno sfidato Leader Lars, programma virtuale creato come partito che ha dato voce agli astenuti. Sembra strano, ma la coalizione artificiale ha riscosso successo tra gli elettori che hanno avuto la possibilità di confrontarsi con l’entità in grado di mostrarsi neutrale di fronte agli intenti collettivi. Purtroppo l’esperienza innovativa è terminata così, perché i voti non erano abbastanza per permettere la candidatura di Lars.

Negli Stati Uniti la piattaforma AI politician ha voluto rendere il processo legislativo più efficiente raccogliendo pareri e perplessità di ogni elettore per creare un programma amministrativo che rispecchi al cento percento la maggioranza della popolazione. La comunicazione tra cittadini e IA si è fatta più dinamica. Le elezioni a poco a poco diverranno superflue perché la gente si rivolgerà direttamente all’intelligenza che elaborerà un piano interpretando i bisogni di tutti. Non sarà più necessario affidarsi ai politici: gli unici interessi mossi saranno quelli del popolo, non è forse questo lo scopo originale della classe dirigente? Lo slogan del progetto recita: “È politica senza la politica, e senza i politici“.

In Italia preferiamo l’intelligenza artificiale ai politici

In Italia, dove ha fiducia in chi governa soltanto il 36% della popolazione; preferiremmo che a prendere decisioni fosse un’IA al posto di un politico. Secondo il rapporto del Center for the Governance of Change (CGC), un cittadino europeo su quattro sostiene questa opportunità (in Cina sono tre su quattro). È indubbio che la rivoluzione tecnologica implichi l’accesso dell’IA in campo politico. Ora che la scienza del governo si è ridotta a un gioco di potere non adatto ad amministrare, il popolo considera inaffidabile i politici e sfiduciante chi non lavora per il bene della collettività.

D’altro canto l’intelligenza artificiale viene settata su parametri imparziali impossibili da disattendere. Le scelte da compiere sarebbero pertinenti agli obiettivi da raggiungere e non a caso prese da un computer. La differenza che rende più attendibile un’IA sta nell’onestà d’azione: mentre un ministro, chiamato a fare delle scelte determinanti, può essere influenzato dal pensiero e da altri interessi. Nel caso di un programma virtuale le decisioni da prendere equanimi, obiettive e ragionevoli metterebbero il popolo in condizione di preferire un’istituzione artificialmente inquadrata e giusta.

Il ministro giapponese col dono dell’ubiquità

A proposito di implicazioni tecnologiche dell’IA. Il ministro giapponese agli affari digitali, Taro Kono, è diventato un robot. Tutto è nato da uno studio della Japan Science and Technology Agency sugli esseri cibernetici. L’avatar del vero ministro diventerebbe autonomo ma senza andare oltre quello che è il suo campo di applicazione. Taro Kono vedrà il sosia svolgere le sue stesse, ma limitate, funzioni. Questo renderebbe più efficiente il lavoro di un politico. Gli ideatori sottolineano che l’avatar verrà utilizzato per presenziare ad eventi minori nei quali sarà richiesta la presenza (non fisica) del ministro e svolgerà operazioni meno influenti. Si ragiona ora sul tema etico dell’identità. L’obiettivo della ricerca è quello di costruire tanti più avatar possibili che, delegati dal proprietario, svolgeranno compiti specifici. La rivoluzione tecnologica è inevitabile e dobbiamo rassegnarci all’avvento degli esseri cibernetici come prossimi coabitanti del pianeta terra.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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