La Legge di Bilancio 2023 ha stabilito un esonero contributivo per quest’anno. Ci sarà dunque una riduzione dei contributi che i lavoratori dipendenti devono pagare all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS).

Questo sconto permetterà ai lavoratori di avere più soldi a disposizione in busta paga, con i quali fare fronte all’inflazione.

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L’INPS ha reso effettiva questa misura con la Circolare 7/2023.

A chi spetta l’esonero contributivo e quanto riceverà

L’esonero contributivo inciderà sulla quantità di denaro che mensilmente ogni lavoratore versa all’INPS.

Tutti i lavoratori dipendenti, nella busta paga mensile, vedono trattenuti dei soldi che il loro datore di lavoro provvede a versare al fisco e all’Istituto. Tra questi ci sono i contributi per la pensione. Grazie a questi versamenti, raggiunta una certa età, si può lasciare il lavoro e andare appunto “in pensione”.

La Legge di Bilancio 2023 ha stabilito che per quest’anno i contributi da versare saranno un po’ meno. In particolare, è previsto uno sconto di tre punti percentuali se la retribuzione del mese non supera i 1.923 euro. La riduzione sarà di due punti percentuali se la retribuzione supera questa soglia ma rimane inferiore a 2.692 euro. Queste cifre saranno aumentate in proporzione a dicembre, quando sarà pagata la Tredicesima.

Potrebbe capitare che un lavoratore abbia più rapporti di lavoro in uno stesso mese. Può capitare se si cambia lavoro, per esempio, oppure se si lavora part-time presso due aziende diverse. In tal caso, il rispetto delle soglie deve essere considerato autonomamente per ogni rapporto di lavoro. In altre parole, le retribuzioni percepite da due datori di lavoro diversi non si sommano.

Ogni mese deve essere considerato per sé. Ciò significa che se in una mensilità il lavoratore avrà superato la soglia, non perde i benefici già ricevuti e non gli è precluso di riceverne ancora nei mesi successivi.

Hanno diritto alla riduzione tutti i lavoratori dipendenti, sia quelli del settore privato che del pubblico. Restano esclusi i lavoratori domestici come colf, badanti e babysitter: i loro contributi seguono regole diverse e sono comunque meno pesanti.

L’esonero contributivo non avrà comunque effetti negativi sulla maturazione della pensione: i calcoli saranno effettuati come se i contributi fossero in realtà stati completamente versati.

La lotta all’inflazione

L’esonero contributivo permetterà a tutti i lavoratori dipendenti che non godono di uno stipendio particolarmente alto di avere più soldi in busta paga. Normalmente, dal 5 al 10% del proprio stipendio finisce nelle casse dell’INPS anziché nel conto corrente del lavoratore.

Nel 2023, grazie a questa riduzione, il lavoratore riceverà invece uno stipendio più alto del solito. Non è una novità: anche nel 2022 era stato previsto un esonero contributivo. Lo sconto però era di solo 0,8 punti percentuali. Quest’anno si è deciso di aumentare in maniera significativa il beneficio.

Questa misura aggiunge una ulteriore strategia per supportare i lavoratori che devono affrontare l’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione. Lo stesso scopo per la quale era stata modificata la normativa sul welfare aziendale lo scorso anno. Si tratta anche in questo caso di una misura temporanea: servirà a dare un momentaneo respiro in attesa che arrivino riforme più strutturali a tutela del potere di acquisto degli italiani.

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Giovanni Pigozzo

Giovanni Pigozzo

Nei modi più vari mi sono sempre occupato di quel che succede nel mondo del Lavoro. Analizzo come è fatta e come evolve l'attività umana che più di tutte occupa le nostre giornate. Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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