I buchi neri e l’energia oscura, potrebbero essere legati tra loro e addirittura essere uno la spiegazione dell’altro: è questa l’ultima teoria pubblicata a febbraio sulla rivista The Astrophysical Journal Letters,  ipotizzata dallo scienziato Duncan Farrah alla guida di un gruppo internazionale di ricercatori. La tesi che lega i due misteri dell’astrofisica è altresì importante perché è stato supposto che l’energia oscura potrebbe essere la causa dell’espansione accelerata dell’universo.

La conseguenza della scoperta è che, in base all’ammontare di energia oscura, in un lontano futuro, l’intero universo potrebbe non essere più osservabile. La pubblicazione di Farrah ha scosso il mondo scientifico accendendo dibattiti e l’ipotesi dovrà essere testata da ulteriori verifiche e osservazioni.

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Cosa sono i buchi neri: quando una stella muore

Le stelle sono sfere di gas caldissimo, principalmente idrogeno ed elio, con all’interno processi di fusione nucleare. Quando il combustibile nucleare si esaurisce, il che vuol dire quando la stella non è più in grado di produrre energia, la stella muore. Terminata la sua esistenza, parte della stella esplode, mentre la quantità di materia che la compone all’interno crolla, sprofonda su stessa. La forza di gravità comprime la materia della stella morta e la concentra schiacciandola fino a far diventare il suo volume vicino allo zero: il buco nero. L’attrazione gravitazionale è così forte che nemmeno la luce può più sfuggire, questo rende tale spazio completamente nero.

In breve, il buco nero è ciò che rimane di una stella morta quando la sua massa è compressa a tal punto da essere di una compattezza infinita e diventare completamente nera, ossia invisibile. Ciò che caratterizza il buco nero è la sua forza gravitazionale, cioè la sua potenza di attrazione. La sua curvatura crea una sorta di imbuto verso cui ogni cosa è attirata, risucchiata, per scomparire nel buco nero.

L’espansione accelerata dell’universo

L’universo osservabile è composto da più di cento miliardi di galassie, la nostra è chiamata Via Lattea. Per il premio Nobel 2011 per la fisica Saul Perlmutter l’universo è in una fase di espansione accelerata, il che implica che sta aumentando la velocità con cui una galassia si allontana dalle altre. Il fatto che la velocità stia aumentando è un mistero. La teoria più accreditata è la presenza dell’energia oscura che provoca una sorta di gravità repulsiva che allarga i confini tra le galassie. A seconda dell’ammontare di questa energia, in uno scenario ipotetico, si arriverebbe al disgregamento di tutta la materia.

Con la teoria di Duncan Farrah sembrerebbe essere stata trovata una spiegazione all’enigma dell’origine dell’energia oscura: i buchi neri potrebbero esserne la fonte che, si ipotizza, provochi l’espansione accelerata dell’universo.

La ricerca di base e i giovamenti pratici delle scoperte spaziali

Le polemiche sul ruolo della ricerca “pura” e dei soldi che si spendono per guardare il cielo, e se non sia meglio spenderli in altro, ci sono sempre state. In realtà le scoperte in fisica hanno portato benefici non solo al campo di appartenenza della ricerca, ma anche in altri settori.

Basti pensare che, nel campo della radioastronomia, per studiare la luce proveniente dalla materia di accrescimento dei buchi neri, la radioastronomia ha sviluppato una tecnica di imaging che ricostruisce l’informazione e forma le immagini. Grazie al lavoro pionieristico di Richard Bates queste stesse tecniche hanno trovato applicazione nella risonanza magnetica e nella TAC che consentono di visualizzare il corpo umano in modo non invasivo.

La ricerca di base ha portato grandi vantaggi ai cittadini nella vita di tutti i giorni. Le scoperte in fisica hanno reso possibile la creazione di tecnologie che utilizziamo quotidianamente come i cellulari, computer e televisione. Le nostri fonti di energia dipendono dalle scoperte della fisica: centrali idroelettriche, solari, pale eoliche.

Non ultimo, i grandi progetti scientifici richiedono cooperazioni internazionali e queste creano interdipendenze fra gli Stati membri delle nazioni che partecipano al progetto. La ricerca scientifica condivisa rappresenta un mezzo per potenziare le relazioni e superare le barriere ideologiche e politiche, come conferma il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che ha registrato un aumento del 60% degli addetti scientifici e spaziali in servizio presso le sedi italiane all’estero.

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

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