La sola idea di viaggiare nello spazio è entusiasmante, ma essere catapultati al di fuori della terra sconvolge totalmente l’esistenza e le proprie abitudini. I giorni si ripetono chiusi in spazi ristretti, trasformando il proprio stile di vita: l’alimentazione non è esente da questi cambiamenti. In quest’avventura il cibo spaziale è fondamentale per la sopravvivenza di qualsiasi astronauta: si tratta di menù studiati ad hoc, pensati per le esigenze in orbita.

Preparati negli Space Food Laboratory della Nasa e dallo Space Food Research Facility, la realizzazione dello space food ha un ruolo di primaria importanza in quanto questo cibo dovrà essere conservato per un periodo molto lungo – dai 18 ai 24 mesi – in vista delle lunghe missioni spaziali.

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Astronauti e cibo spaziale: la produzione nei laboratori

Il nutrimento spaziale è fondamentale ed è simile a quello terrestre: il regime alimentare di un astronauta deve, infatti, comprendere carboidrati, proteine e vitamine, con una media di 1.900 kcal assunte per la donna, e 3.200 kcal per l’uomo.

Lo Space Food Systems Laboratory della Nasa, presso il Johnson Space Center (Houston) produce alimenti liofilizzati – cibi essiccati – come biscotti, caramelle e alimenti secchi, garantendone la conservazione che va dai 18 ai 24 mesi nonché confeziona bevande in polvere.

Nella creazione dell’alimentazione spaziale in termini di produzione, di sviluppo e imballaggio, fondamentale l’attività dello Space Food Research Facility che si occupa di fabbricare alimenti in buste, molto simili a piatti pronti da consumare, riscaldabili all’interno del laboratorio orbitante.

Per l’intero equipaggio è importante scegliere alimenti sicuri da portare nello spazio poiché – per l’assenza della gravità – snack come crackers e in generali alimenti molto friabili possono ostacolare i filtri delle attrezzature per via delle loro briciole che possono essere inalate involontariamente. Inoltre sulla navicella non sono presenti forni per cuocere da zero nessun alimento e pertanto bontà come la pizza sono solo un ricordo.

In questo video l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, attualmente in orbita e protagonista della Missione Minerva, mostra come si nutre.

Come gli astronauti riciclano l’acqua

Gli astronauti stessi portano rifornimenti una volta agganciatisi all’Iss. Dopo aver completato le procedure per aprire i portelli, trasferiscono negli scomparti taniche della capienza di 400 litri d’acqua. Oltre al cibo anche l’acqua assume, infatti, un ruolo fondamentale per la loro sopravvivenza: questa viene riciclata, rendendola potabile in due modi.

Il primo metodo è caratterizzato dal riciclo dell’urina, attraverso l’Urine Processing Assembly, dopo un procedimento nel Water Recovery System cui si ottiene l’acqua potabile. Mentre nel secondo metodo viene purificato e filtrato il vapore acqueo del respiro e della sudorazione corporea degli astronauti, grazie ad un filtro appropriato.

Astronauti e cibo spaziale: la produzione italiana

A contribuire al regime alimentare degli astronauti, oltre alla Nasa, sono impegnate varie realtà tra cui l’azienda pugliese di Raffaele Tiberino, amministratore di Sudalimenta srl, fondatore del marchio Tiberino. Quest’ultimo è stato selezionato dalla Nasa e dall’ESA nel 2007 per produrre cibi spaziali. Paolo Nespoli, ex astronauta e ingegnere italiano, ha potuto gustare nello spazio piatti pugliesi rivisitati, creati dal marchio.

Ma la Tiberino non è l’unica a fabbricare space food, l’azienda piemontese Argotec dà vita a piatti bonus, da consumare solo nelle festività. David Avino, Managing Director dell’azienda Argotec ha impiegato più di un anno di ricerche per creare piatti spaziali, cercando di accontentare le papille gustative dell’intero equipaggio. Grazie alla Argotec gli astronauti italiani Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti hanno potuto gustare sull’Iss lasagne, risotto, caponata, parmigiana di melanzane e tiramisù.

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Monia Carriero

Monia Carriero

Determinata, sensibile e dinamica, forze motrici che muovono in me la curiosità di sapere e di riportare! Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per Buonenotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. Stay tuned =)

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