Un tempo furono gialle. Poi divennero rosse. Più tardi si “snellirono”, trasformandosi in colonnine. Le cabine telefoniche – dopo l’avvento dei cellulari e degli smartphone – sembravano destinate a diventare un ricordo del passato, da ammirare nei vecchi film. Oggi, invece, Milano si appresta a essere il primo terreno d’installazione per le cabine del futuro. La TIM le ha concepite come postazioni digitali in grado di fornire ogni tipo di informazioni al cittadino – da quelle turistiche agli eventi culturali. In più, rappresenteranno un presidio per la sicurezza, con una funzione d’emergenza per aiutare le donne in pericolo.

L’annuncio ufficiale della fine di un’era

Ciò che già era nell’aria – di fronte all’inarrestabile evolversi delle tecnologie – ora si va concretizzando. Le vecchie cabine telefoniche italiane saranno quasi tutte eliminate, come ha confermato l’amministratore delegato della TIM Pietro Labriola. Non solo: si prevede di portar a termine l’operazione entro la fine di quest’anno – in anticipo rispetto alla data prevista del 2026. La rimozione riguarderà circa 15.000 cabine telefoniche pubbliche della TIM. Si farà un’eccezione solo per le postazioni presenti in ospedali, carceri e caserme (al momento se ne contano 1.801).

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Del resto, già l’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) aveva compiuto un’indagine sull’attuale necessità del servizio di telefonia pubblica. Secondo tali rilevazioni, la copertura della rete mobile nelle zone dotate di cabine telefoniche si attesta su una percentuale del 99,2 per cento; dunque, è quasi completa. Inoltre, se si considera che le schede telefoniche sim attive in Italia sono 78,3 milioni – cioè più del numero degli abitanti –, non si può non prenderne atto: un’era è finita, e si va verso il futuro.

Nel resto del mondo, molti Stati si sono posti il problema dello smaltimento delle cabine già nei primi anni Duemila. In Europa, un esempio è stato il Regno Unito, mentre una delle ultime nazioni è stata la Francia. Adesso – seppure con un po’ di ritardo – tocca anche all’Italia.

Le cabine telefoniche: un simbolo nell’immaginario collettivo

Considerando il rapporto che l’Italia, nel suo passato, ha avuto col servizio telefonico in generale, un uomo d’oggi difficilmente riuscirebbe a concepirlo. Difatti, tale sistema di comunicazione – avviato all’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento – nella Penisola rimase, per decenni e decenni, riservato a pochi individui privilegiati.

Tuttavia, specie tra le due guerre e nel secondo dopoguerra, si diffusero i cosiddetti “posti telefonici pubblici” (Ptp), di solito collocati negli esercizi aperti al pubblico come le osterie, i bar e le edicole. Tali luoghi, del resto, erano facilmente identificabili: ancor oggi, sulla facciata di qualche rara abitazione, può succedere di trovare un’insegna gialla usurata che riproduce la forma del “disco” d’un vecchio telefono.

Il 10 febbraio del 1952 – in piazza San Babila a Milano – fu installata la prima cabina telefonica italiana, che rappresentò un importante passo verso il progresso. Fu però negli ultimi trent’anni del Novecento che tali strutture ebbero la massima fortuna, entrando a far parte dell’immaginario collettivo di diverse generazioni di abitanti del Belpaese (almeno, fino all’arrivo dei “nativi digitali”).

Il nuovo volto delle cabine telefoniche in Italia

Eppure – in un presente in cui la digitalizzazione in Italia procede a passo spedito –, le cabine telefoniche non stanno per “morire”. Al contrario, sono destinate a rinascere, evolvendosi. Sarà infatti proprio Milano (nel 2024) a vedere l’installazione delle prime cabine interamente digitali: i posti telefonici pubblici del futuro.

Si tratterà di stazioni “intelligenti” dal design rinnovato, attraverso cui si potrà accedere – in modalità touch screen – a moltissimi servizi e contenuti digitali, compresi quelli di pubblica utilità. In più, oltre a essere postazioni informative per la cultura e il turismo, offriranno servizi come la ricarica degli smartphone, i pagamenti digitali e le chiamate gratuite verso numeri nazionali.

Queste postazioni rappresenteranno, in sostanza, un nuovo modo d’interfacciarsi con le città, accessibile a chiunque. Del resto, realtà come i musei e le biblioteche virtuali hanno dimostrato che la digitalizzazione può rendere un buon servizio al sapere – e alla sua diffusione.

Inclusività e prevenzione della violenza

Le nuove cabine digitali – realizzate in collaborazione con l’azienda Urban Vision – risponderanno a precisi criteri di inclusività. La loro tecnologia permetterà anche a soggetti con disabilità motorie, linguistiche o visive, di accedere ai servizi digitali con facilità. A presentarle in via ufficiale è stato proprio il già citato Pietro Labriola, amministratore delegato del gruppo TIM.

Abbiamo colto l’opportunità – ha affermato Labriola – di dare una seconda vita ad una parte del nostro patrimonio, ormai superato dalle nostre abitudini, per farlo evolvere e diventare anche un importante presidio di sicurezza per le donne in situazioni di pericolo”.

Difatti, un’altra funzione presente nelle cabine digitali sarà il tasto “Women+” – pensato per contrastare la violenza contro le donne, ma anche i fenomeni di microcriminalità. Tramite esso sarà possibile, in qualsiasi momento, contattare un operatore per segnalare situazioni critiche, facendo sì che una persona in difficoltà si senta meno sola. In tal senso, la telefonia pubblica del futuro offre un assaggio di come saranno le città del futuro.

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Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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