Con la “Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia” il Consiglio nazionale delle Ricerche (CNR) ha scattato un’istantanea sulla salute del settore. Fra criticità ataviche ed incentivi europei, il CNR ci restituisce anche un quadro delle soluzioni possibili per migliorare la situazione dei ricercatori e degli enti di ricerca, ispirandosi alle esperienze straniere e non solo.

CNR: i dati sulla ricerca in Italia

La quarta edizione della Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia presentata dal CNR testimonia dati positivi del Settore, che lasciano intendere come le prospettive di crescita ci siano, seppur timide rispetto a quelle di altri Paesi. Aumentano lievemente gli stanziamenti pubblici in rapporto alla spesa pubblica totale. Cresce il personale addetto alla R&S soprattutto grazie alle imprese. Stabili le pubblicazioni: un numero significativo sia come quota mondiale, sia per riconosciuta qualità anche in termini di citazioni ricevute e collaborazioni internazionali

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Secondo i dati della Community Innovation Survey il grado di innovazione delle imprese italiane è in linea con i valori medi degli altri paesi della zona UE, ma l’European Innovation Scoreboard (EIS) stima il grado di innovazione del sistema-paese Italia distante dai principali partner europei, seppure migliore di quello rilevato nel 2015.

Ci sono poi le fragilità che affliggono il sistema di ricerca italiano.

Imprese, ricercatori e brevetti: le fragilità e gli immobilismi

Il CNR evidenzia lacune e criticità della Ricerca&Sviluppo in Italia: pochi bandi pubblici competitivi che permetterebbero lo sviluppo di progetti di ricerca e sviluppo a differenza di quanto avviene in Austria, Germania, Svizzera e Regno Unito dove invece l’offerta di strumenti competitivi si è ampliata e diversificata. C’è poi uno scollamento fra i progetti innovativi e le grandi sfide sociali alle Tecnologie Abilitanti individuate nei Programmi Quadro Europei, fra cui Horizon che ha aumentato i finanziamenti, come abbiamo visto ma che non vedono figurare molto i ricercatori e meno ancora le innovatrici italiane (che mancano da anni nell’ultimo European Prize for Women Innovators). Il numero di imprese moderne che fanno ricerca è poi ancora troppo basso ed i brevetti presentati sono meno della metà di quelli francesi, e meno di un quinto di quelli tedeschi.

Quali sono i possibili rimedi per arginare questa situazione di immobilità di sistema?

Ricerca: il rilancio dell’innovazione è possibile

Dall’analisi che fa il CNRR, uscire dalla stagnazione è possibile attraverso il PNRR che ha già mobilitato una massiccia quantità di nuovi investimenti a lungo termine, un vero e proprio “circuito virtuoso” per creare nuova innovazione da cui scaturirà un ri-finanziamento per lo sviluppo di nuove conoscenze scientifiche. Si può fare di più: il CNR insiste su mix di politiche pubbliche per il sostegno alla R&S per evitare sovrapposizioni o effetti avversi e soprattutto, un’attività costante di valutazione del lavoro svolto e del loro effetto sull’intero sistema della ricerca. Inoltre è cruciale il rilancio del mestiere del ricercatore, a fronte dei buoni risultati raggiunti in termini di mobilità transfrontaliera e qualità delle pubblicazioni realizzate.

Altri spunti di miglioramento riguardano poi il rapporto fra ricerca e imprese, dove tanto si può ancora fare.

Imprese e ricerca: più connessioni e trasferimento di innovazioni

Si fa riferimento in particolare al “trasferimento” delle innovazioni realizzate dal mondo scientifico: secondo il CNR è cruciale mettere in connessione più stretta il mondo accademico ed il tessuto imprenditoriale e supportare gli Uffici di Trasferimento Tecnologico che svolgono proprio questo compito.

A conferma di questo approccio il CNR riporta quanto fatto dall’Oxford University Innovation Office (Regno Unito), dalla KU Leuven Research & Development – Tech Transfer Office (Belgio), dalla società Max Planck Innovation di supporto al Max Planck Institute (Germania), e dal Dipartimento Innovazione e Relazioni con le Imprese (Dire) del Centre National de la Recherche Scientifique (Francia). In questi Stati gli Uffici di Trasferimento Tecnologico hanno migliorato le loro prestazioni significativamente, anche in un contesto di scarsità di finanziamenti pubblici, perché l’obiettivo è stato quello di sostenere l’interazione pubblico-privato in materia di processi di innovazione al servizio delle imprese.

Se questo intento fosse sviluppato in Italia, proprio ora che il PNRR ha dato una mano al rilancio degli investimenti, la ricerca italiana potrebbe trovare lo slancio per correre da sola ed auto-sostenersi indipendentemente dagli investimenti pubblici e dalle congiunture di mercato, rendendosi libera, utile e proficua e ancor più illustre di quanto non lo sia già in giro per il mondo.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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