In base ai dati diffusi nel dicembre scorso da Eurostat, nel 2022 l’UE ha speso 352 miliardi di euro in ricerca e sviluppo (R&S), il 6,34% in più rispetto all’anno precedente (331 miliardi di euro) e il 48,52% in più rispetto al 2012 (237 miliardi di euro) in una lenta rincorsa verso i migliori risultati raggiunti dalle economie straniere.

Pur essendo fra i leader mondiali dell’innovazione, l’Europa può fare di più sfruttando i progetti già avviati e soprattutto puntando il mirino della ricerca sulle più difficili sfide ambientali del nostro tempo.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Chi spende nella ricerca in Europa?

Pur rappresentando il 7% della popolazione mondiale, l’Europa contribuisce per il 20% degli investimenti nella ricerca e nell’innovazione a livello mondiale. E sono le imprese a rappresentare i maggiori investitori in R&S per una quota del 66% della spesa totale europea (quasi 233 miliardi di euro su 352 totali).

Eurostat, che legge i dati del rapporto fra spesa europea per la ricerca e PIL registra una salita dal 2,08% del 2012 al 2,30% del 2020, anno della Pandemia, per poi scendere al 2,23%. Un risultato comunque migliorabile se pensiamo al potenziale impatto positivo sulla produzione industriale e sull’economia come sperimentato in Giappone, dove l’aumento degli investimenti (+3,34%) ha contribuito alla crescita della produzione industriale del 5,8% nel 2021, e negli Stati Uniti che registrava nel 2021 una crescita di spesa in ricerca e investimenti del +3,46%, seguita da una crescita della produzione industriale dal 2022 al 2024 (fonte investing.com).

L’Italia non sfigura in Europa: secondo gli ultimi dati ISTAT 2021-2023 solo nel 2021 ha speso circa 26,0 miliardi di euro, il 3,8% in più del 2020: cresce la spesa delle istituzioni pubbliche (+9,7%), delle Università (+7,9%) e del no profit (+1,96%), ma la parte del leone la fanno le imprese commerciali con un aumento complessivo del 12,12% e le opportunità cresceranno con i fondi del PNRR.

Ma con quale strategia si investe in Europa e in quali settori si concentreranno gli sforzi?

Ricerca e innovazione: i risultati dello Spazio comune europeo

Dal 2000 anno della costituzione dello Spazio europeo della ricerca (SER), l’UE ha definito la sua politica di sviluppo in modo piuttosto chiaro e ha raggiunto significativi risultati: ha anzitutto migliorato la propria capacità di comprendere affrontare le sfide tecnologiche di frontiera, come dimostra l’approvazione del Regolamento sull’intelligenza artificiale, come prima al mondo.

Solo nel 2021, riscontra Eurostat, gli investimenti dell’UE in R&S sono aumentati a 331 miliardi. Le attività di ricerca e sviluppo hanno portato alla creazione di infrastrutture di ricerca comuni, permesso la libera circolazione delle conoscenze e la mobilità dei ricercatori. Nel 2023 la Commissione ha effettuato una valutazione del Programma ad Eurostat che, al netto della pandemia, ha registrato nel 2023 un aumento del “tasso medio di successo” delle iniziative Horizon al 15,9% (era all’11,9% nel 2020), progressi e risultati registrati anno dopo anno nella “Horizon Results Platform”, lo spazio web di confronto sulle proposte di progetto diventate realtà.

Fra i tantissimi progetti quelli più interessanti degli ultimi anni hanno spaziato su vari temi: il coinvolgimento politico, ad esempio con il progetto YouCount ha permesso ai giovani ricercatori d’Europa di fornire indicazioni sull’inclusione sociale dei giovani cittadini ai parlamentari europei. Gli investimenti nella promozione della parità di genere nel settore scientifico ha permesso una crescita delle donne laureate di 0,3 punti percentuali rispetto al 2020: le donne solo ora il 32,8% del totale contro il 32,5% del 2020.

Nel settore agroalimentare, ad esempio, un grande successo informativo è stata la EU Food Safety Platform, un ambiente digitale realizzato dal contributo congiunto di scienziati, politici e società per essere un centro di conoscenza sulla Sicurezza Alimentare per l’Europa.

E cosa può fare ancora?

Ricerca e sviluppo: in quali settori investirà l’Europa?

Non sorprende che, dopo il varo del Green Deal Europeo, gli sforzi dell’UE si concentreranno soprattutto sull’innovazione verde e digitale.

Tre le sfide individuate: sostenere progetti di ricerca di frontiera, affrontare le maggiori questioni della società (salute, cambiamento climatico, energia pulita, mobilità, sicurezza, digitale, materiali) e arrivare ad Consiglio europeo per l’innovazione, uno sportello unico per aiutare gli innovatori a creare mercati futuri, sostenendo le innovazioni che hanno una natura rivoluzionaria o dirompente.

Uno dei risultati più significativi raggiunti nel 2023 è stato il proseguimento della partecipazione dell’UE al partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo (PRIMA) che dovrà sviluppare soluzioni innovative per un approvvigionamento idrico e sistemi alimentari sostenibili e resilienti nell’area del Mediterraneo, due temi di ricerca che vanno oltre l’approccio industriale per mostrare un’attenzione ai temi più urgenti che interessano la collettività non solo europea.

Come promuovere ricerca e innovazione in Europa

Per continuare a preservare la capacità tecnologica e innovativa dell’UE sarà fondamentale continuare a sostenere gli attuali progetti di ricerca in campo: l’UE ha prefissato di investire almeno il 3% del PIL dell’UE per la ricerca e lo sviluppo e di finanziare le missioni di ricerca di “Orizzonte Europa” il programma quadro di innovazione europeo con almeno 95,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.

Le direttrici da seguire sono lo sviluppo dei Partenariati europei tra la Commissione, i Paesi membri, il settore privato, le fondazioni e altre parti interessate ma anche la Cooperazione internazionale rafforzata con Paesi terzi dotati di una buona capacità nella scienza, nella tecnologia e nell’innovazione. Non è un caso che fin dal 2020, anno del primo progetto Horizon, il motto “Open to the World” ha dettato l’apertura internazionale della ricerca europea. Un approccio sviluppato nel concetto del “Team Europa” che valorizza ancor di più queste sinergie, parlando di gruppo di lavoro esteso, che comprende Ue, Stati membri e anche le istituzioni finanziarie europee: negli ultimi tre anni di Orizzonte 2020 ha sviluppato “attività faro di cooperazione internazionale”, fra cui si annoverano oltre 30 ambiziose iniziative di cooperazione con diversi Paesi terzi e regioni come l’Africa, il Canada, il Giappone, la Corea del Sud, la Cina, l’India e altri.

La strada sembra quindi della cooperazione allargata e dell’ampliamento dello spazio di ricerca ai confini non solo fisici e geografici ma anche del sapere, con un occhio ben aperto sulle sfide della sostenibilità come conferma Horizon, il Magazine del progetto UE che, nell’ultimo numero, indica come prioritaria la ricerca sulle sfide ambientali ed i loro impatti sui mezzi di sussistenza delle imprese stesse.

Condividi su:
Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici