Parlando di sport qualcosa si sta muovendo in Italia: non ci sarà più un grande divario con cultura e istruzione.

Lo sport, la cultura e l’istruzione vengono pesati in misure differenti in tutta Europa. Basti pensare al progetto Erasmus+, per il quale l’UE stanzia ogni anno 2 miliardi di euro; il programma comprende iniziative dedicate all’istruzione, alla formazione, alla gioventù e allo sport: soltanto l’1,9% dei fondi è destinato a quest’ultima branca. Come può un’attività così importante non essere considerata in un panorama che punta al progresso e al futuro? Questo è lo scenario europeo di una situazione che viviamo quotidianamente in Italia. Qui lo sport è ancora considerato un gradino sotto la cultura e l’istruzione.

L’educazione fisica e il balzo avanti

Parlando di sport la grande rivoluzione è avvenuta in ambito scolastico. Dopo sessant’anni di riforme finalmente l’insegnante di educazione fisica sbarca nelle scuole primarie. Nelle scuole secondarie l’insegnamento dell’educazione fisica è affidato a specialisti e anche i bambini in tenera età hanno necessità di essere seguiti da professionisti. Questa nuova riforma ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo della cultura sportiva già nei bambini. Questo è, a tutti gli effetti, un incentivo sulla pratica dell’attività fisica. Anche da un punto di vista economico ci sono risvolti positivi parlando di sport: i posti di assunzione sono oltre 2500 in tutta Italia e la cifra investita è di circa 30 milioni di euro.

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Il Ministero dello Sport e il balzo indietro

Mentre la riforma dello sport fa un passo avanti, la concezione di sport in politica ne fa cento indietro, o forse no. Il Presidente Draghi ha cancellato il Ministero dello Sport lo scorso aprile nominando Valentina Vezzali Sottosegretaria. Le opinioni di molti personaggi di rilievo del mondo sportivo e non si sono divise più che mai. Da un lato lo sport non è una questione politica ed è stato un errore istituirne un Ministero apposito. Il CONI è l’organo deputato all’organizzazione delle attività sportive in Italia e negli ultimi anni ha perso valore e credibilità.

D’altro canto, però, non considerare lo sport un fattore fondamentale e incidente sull’economia e sulla cultura del nostro paese è molto grave. In fin dei conti quindi non avere un ente politico a disciplinare e regolare l’attività sportiva di ogni genere e livello è sia un bene che un male, dipende dai punti di vista.

Le nuove direttive europee parlando di sport

La Commissione europea ha apportato dei cambiamenti nel mondo dello sport con iniziative che puntino all’inclusione, alla parità e all’integrazione. I #BeActive Awards, giunti alla loro terza edizione, nascono con l’idea di premiare e sostenere coloro che si dedicano alla promozione dello sport in tutta Europa. Le tre categorie da premiare sono: BeActive per l’educazione all’attività fisica, BeActive sul posto di lavoro per promuovere l’attività sul posto di lavoro e BeActive per l’eroe locale al fine di premiare l’individuo che ha promosso lo sport nella propria comunità.

Con le stesse dinamiche la Commissione si dedica agli #BeInclusive EU Sport Awards, promuovendo l’inclusività.

L’ultima notizia dal mondo, la ventata d’aria fresca per il progresso in campo sportivo, arriva dalla Federazione internazionale di Pallamano che ha cambiato il regolamento sulle divise femminili segnando la definitiva parità di genere che mancava in questo sport, come in altri. Le atlete erano costrette ad indossare il bikini. Durante gli europei di pallamano da spiaggia le atlete norvegesi erano state multate perché avevano indossato i pantaloncini come critica al sistema.

Dopo una grande mobilitazione, 60mila firme raccolte e l’intervento dei Ministri dello Sport di Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia e Islanda la modifica per l’uguaglianza di genere è arrivata.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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