In ogni famiglia esiste un custode di racconti o un appassionato genealogista alla ricerca della storia famigliare. Quando, però,  questo viaggio verso la propria identità non coinvolge il singolo ma una collettività alla ricerca delle proprie origini, questa indagine si trasforma in qualcosa di più approfondito, un viaggio reale di cui a beneficiare non è solo il singolo e i suoi simili ma anche i paesi ospitanti. Un viaggio genealogico che offre benefici non solo psicologici (scoprire se stessi) storici – culturali (la propria storia) ma anche economici per il turismo dei paesi ospitanti. Buonenotizie.it ha incontrato Letizia Senisi, esperta e promotrice italiana di rooting: turismo delle radici ed autrice del testo “Rooting Turismo delle Radici un’opportunità per ripartire con il Rooting Experience Planning®Experience Planning: turismo delle radici, un’ opportunità per ripartire”.

Quando nasce il suo interesse per la genealogia e che cos’è il rooting?

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Rooting significa letteralmente radicamento e noi “siamo radici”. Sin da quando avevo 7 anni mi sono interessata alla storia della mia famiglia, cercando dei parenti negli USA. Ero a conoscenza di un fratello di mia nonna partito nel 1915, Gaetano, ma mai più tornato, che aveva una ricca corrispondenza con mia sorella. Sono riuscita a mettermi in contatto con il figlio, nel 1991 ho realizzato un video in cui presentavo la famiglia italiana e l’ho condiviso con i parenti americani, che nel 2012 sono venuti a conoscere il loro paese d’origine, compiendo di fatto il primo viaggio di ritorno alle proprie radici,  una forma di turismo già diffuso in Irlanda e addirittura in Scozia dagli anni ’80.

Chi fa il “viaggio del ritorno” e come è strutturato?

Non ci sono dei target prestabiliti e in base agli obiettivi che ci si prefigge esistono livelli diversi di Rooting. Un primo livello è rappresentato dalla semplice ricerca genealogica, quindi un’esperienza tesa a riscoprire la storia della propria famiglia. Il Memory Rooting è un viaggio di gruppo di ritorno in una o più regioni, durante il quale si svolge il memory day, una rievocazione condivisa dei tempi dell’immigrazione, a seconda della storia del luogo in cui ci si dirige. Un terzo livello, più approfondito, è il Family Rooting (matrimonio con la propria terra), una particolare condivisione e immedesimazione con l’identità antropologica tra se stessi e la terra ospitante.

Quali sono gli aspetti costruttivi del rooting in epoca post-pandemica?

Il Rooting è di per sé un processo trasformativo e rigenerante perché si compone di passato, presente e  futuro. I ricordi e i racconti dei nostri nonni fanno  sì che si crei un immaginario, che va verificato nel presente, il momento della verità. Quel momento non è solo un viaggio di piacere, ma anche un percorso  alla ricerca di sé, con interrogativi sul proprio passato, le cui risposte vanno a riempire buchi nella memoria e nei ricordi, va a dare pienezza a quel vuoto. Il viaggio, quindi, non è una vacanza ma una pienezza, trasforma la persona, è costruttivo perché crea un nuovo futuro. Se io resto con la mia immaginazione resto statico. Se invece faccio quel viaggio, colmo i vuoti e alimento la mia identità.  Il Rooting è uno scambio, ricco, memorabile .

In che modo lo Stato sostiene il turismo delle radici?

Nel 2018 il Ministero degli Esteri ha avviato un primo tavolo di lavoro sul turismo delle radici. Lo scorso 10 febbraio è stato firmato un accordo tra il Ministero della Cultura e il Ministero degli Esteri sul “Progetto turismo delle radici”, che prevede il finanziamento e l’uscita di bandi per l’organizzazione e il coordinamento nazionale e regionale volti alla promozione di questa nuova forma particolare di turismo in accordo con i comuni. 

Ad oggi, com’ è possibile formarsi o avvicinarsi a questo tema?

Ovviamente i primi a formarsi sono gli operatori turistici che non hanno solo la responsabilità di offrire un servizio, ma anche quella di trasmettere al meglio una storia. Per quanto riguarda la formazione  coordino personalmente il piano formativo di ItalyRooting Lab, laboratorio nazionale e internazionale professionale di Turismo delle Radici, in cui creiamo la figura del Rooting Planner e formiamo sulla metodologia del Rooting Experience Planning®, ben dettagliata nel libro,  che  consente di trasformare l’approccio tradizionale all’offerta turistica italiana e di innovarla radicalmente partendo dal concept stesso di Radice. Lo scorso anno è stato anche avviato  il Master di I livello organizzato dall’UNICAL (Università della Calabria), diretto dal Prof. Tullio Romita,  in “Organizzazione e gestione del turismo delle radici”.

 

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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