Il digiuno intermittente negli ultimi anni è diventato uno dei trend più cercati online, promettendo di far ritrovare la linea senza rinunciare ai cibi preferiti – sacrificando solo il tempo dedicato alla nutrizione. Una macro tendenza con all’interno proposte per tutti gli stili di vita. Si passa dal saltare solo la colazione al fare esclusivamente un pasto nell’arco dell’intera giornata. Come tutte le diete vi si possono riscontrare vantaggi e svantaggi, ma non è trascurabile l’endorsement ricevuto da gran parte della comunità scientifica internazionale.

Il digiuno intermittente in sintesi

Dopo la dieta chetogenica (spesso abbreviata in “keto”), negli ultimi 5 anni un’altra proposta alimentare ha raccolto via via seguaci e mentori. È il caso del regime alimentare del digiuno intermittente – intermetted fasting o IF in inglese. Costruito su una restrizione temporale e non qualitativa/quantitativa sul piano alimentare, promette una ricomposizione fisica volta a preservare la massa magra e promuovere allo stesso tempo la perdita di tessuto adiposo. Il modello più conosciuto è quello 16:8, nel quale si digiuna per 16 ore dopo aver concentrato i pasti in 8 ore. Altre proposte sono 18:6 (che riprende il precedente), il protocollo 5:2 (si mangia normalmente per 5 giorni e gli ultimi 2 della settimana invece si digiuna) e l’alternate fasting (si digiuna a giorni alterni, uno si e uno no).

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Per i più disciplinati c’è poi OMAD (One Meal a Day). Ci si nutre solo una volta al giorno senza restrizioni caloriche nel giro di 1 ora e si digiuna per le restanti 23 ore. Sembra eccessivo? Eppure proprio quest’ultimo annoverava tra i suoi fan un nome importante della comunità scientifica italiana (Umberto Veronesi, che da molti anni si limitava a fare solo un pasto serale al giorno).

L’impatto sulla salute complessiva

Il digiuno è una pratica comune a molte culture e popoli in diversi luoghi della Terra. Invece nell’Occidente ci siamo abituati dal periodo del boom economico in poi a mangiare spesso e tanto. La filosofia alla base di questo metodo “restrittivo” sostiene alimentarsi in continuazione non sia ideale per l’uomo, che fin dagli esordi della preistoria era costretto a periodi di riduzione calorica poiché il cibo non era così facilmente reperibile. D’altra parte, non bisogna nemmeno esagerare con i periodi di digiuno, poiché un ridotto apporto calorico perpetuato nel tempo tende a rallentare il metabolismo.

In materia va specificato, in primo luogo, che digiunare è altra cosa rispetto ai disturbi alimentari. Digiunare consapevolmente non vuol dire patire la fame in modo patologico, al contrario. È un protocollo studiato al dettaglio per coadiuvare in totale controllo e sicurezza perdita di peso, ricomposizione corporea, insulino-resistenza, migliorare la performance mentale e curare la dipendenza nervosa dal cibo. Aiuta anche a prevenire e guarire stati infiammatori dell’organismo. Uno degli effetti più potenti è l’autofagia, meccanismo di riparazione cellulare che tocca l’apice quando ci si avvicina alle 24 ore consecutive di astensione dal cibo.

Solo in Italia troviamo innumerevoli dottori e professori che lo consigliano: oltre al già citato oncologo Veronesi, uno dei più acclamati è il dottor Valter Longo, autore di diversi libri al riguardo e ideatore della dieta mima digiuno. Biogerontologo e biologo cellulare, ha studiato il ruolo dei geni del digiuno e la risposta nutritiva sulla protezione cellulare dall’invecchiamento e dalle malattie.

 

Il digiuno intermittente richiede determinazione

Il digiuno intermittente richiede determinazione, soprattutto nelle situazione sociali

Rischi e controversie di questa pratica

Accanto ai benefici per la salute è necessario anche inquadrare aspetti potenzialmente rischiosi di questo regime. Non è molto congeniale a chi soffre di pressione bassa, ipoglicemia, anemia – soprattutto se si sceglie di provare i modelli che restringono al massimo le ore dove mangiare rispetto a quelle in cui ci si astiene dal cibo. Non è altresì compatibile con allenamenti sportivi intensi. Vi è infatti la possibilità di incorrere in stati di debolezza e confusione, in aggiunta alla mancata reintegrazione di nutrienti per il recupero post sessione.

Navigando online, inoltre, ci si può imbattere in promotori di forme estreme di questo regime alimentare. Ne è un esempio la controversa “Snake Diet”. Ideata dal personal trainer canadese Cole Robinson, si presenta come lifestyle incentrato sul digiuno prolungato. Si parla di fare a rotazione digiuni che superino le 24, 48, 72 ore in base anche al soprappeso della persona. Con una finestra per il refeed (pasto dopo il digiuno) ridotta a 1-2 ore, durante il periodo di astensione dal cibo si deve consumare categoricamente 2 litri di acqua al giorno contenenti calibrate quantità di elettroliti (sale, potassio, magnesio) per evitare squilibri biochimici nel corpo. Nel suo canale Youtube conta quasi 200.000 iscritti, tra seguaci e clienti che sono riusciti a dimagrire seguendo i suoi diktat.

Lui stesso ha deciso di metterci la faccia. Come documenta in McDonald’s: McSnake Diet Movie, si è costretto a mangiare esclusivamente presso la nota catena di fast food americana tutti i giorni per un mese, combinandovi il digiuno intermittente. Un’esperimento sulla propria pelle volto a riprendere e in parte controbattere al famoso documentario candidato all’Oscar Super Size Me del 2004, dove Morgan Spurlock compie lo stesso esperimento (senza i digiuni) con risultati deleteri per la propria salute. Cole Robinson è invece riuscito a mantenere ottimi valori psico-fisici nonostante la dieta fast food.

Un risultato interessante che va implicitamente a sostenere come i benefici del digiuno possano in qualche modo riparare ai danni di un’alimentazione non propriamente consigliata.

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Virginia Allegra Donnini

Virginia Allegra Donnini

Con un background di studi ed esperienze lavorative a cavallo tra economia, marketing e moda scrivo di tendenze, pop culture, lifestyle. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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