Inaugurato nel 1981 a Milano, il mitico Burghy, è stato il primo fast food in Italia che, riprendendo il modello americano, ha rivoluzionato la modalità di consumare pasti fuori casa. Con le sue patatine fritte, gli hamburgher doppio formaggio, bacon, cipolle e l’immancabile salsa Burghy, quello in Piazza San Babila è stato un locale storico non solo per i meneghini, ma per l’Italia intera.
Il termine junk food – cibo spazzatura – è stato coniato nel 1972 da Michael F. Jacobson, fondatore del Center for Science in the Public Interest di Washington, negli USA. Ultra processato, trasformato per poter aumentare le tempistiche di conservazione e per modificare le qualità sensoriali, con un basso potere saziante, povero di fibre e ricco di grassi e zuccheri, il junk food è a basso costo e alla portata di tutti.
Con gli stili di vita frenetici, lo stress e le preoccupazioni che accompagnano la quotidianità, spesso ci si trova ripiegare su alimenti poco sani, di rapida preparazione ed estremamente gustosi. Una sorta di gratificazione per compensare la mancanza di tempo da dedicare a se stessi e il cattivo umore che frequentemente ne deriva. A farne le spese è il nostro organismo: obesità, diabete, ipertensione, carenza di vitamine, sali minerali e fibre alimentari tipiche della frutta, sono solo alcuni dei danni provocati all’organismo dal cibo spazzatura.

Junk food e globesity in Occidente

Lo scrittore Andrew F. Smith, nel suo libro “Encyclopedia of Junk Food and Fast Food” definisce il cibo spazzatura come “quei prodotti commerciali, inclusi dolciumi, prodotti da forno, gelati, snack salati e soft drink, che hanno un valore nutritivo piccolo o nullo, ma contengono molte calorie, sale e grassi“.

C’è uno stretto rapporto tra nutrizione, salute e corretta alimentazione: il 3 maggio scorso l’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il Rapporto 2022 sull’obesità. Dal documento emerge che il 59% della popolazione ha problemi di peso e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto da obesità, ormai considerata una vera e propria malattia.
Non a caso è stato coniato il termine globesity che sta ad indicare una reale emergenza globale della diffusione dell’obesità. Sovrappeso e obesità sono infatti tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’OMS e stime recenti suggeriscono che causino più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione.

Autodisciplina Pubblicitaria: l’obbligo di informazioni veritiere

La vendita è uno dei cardini per sostenere la dinamica sociale in cui siamo immersi. Il marketing ne è lo strumento e che piaccia o meno, in maniera spesso inconsapevole, ne siamo esposti tutti tramite televisione, social e cartelloni pubblicitari posti in ogni dove.

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In Italia l’IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria – nella convinzione che una «comunicazione commerciale responsabile e corretta possa dare un contributo rilevante alla tutela dei minori dal rischio obesità, sovrappeso» e disturbi alimentari, aveva approvato un nuovo regolamento nel febbraio 2021. In quest’occasione si chiedeva che le informazioni fornite per promuovere prodotti alimentari fossero “oneste, veritiere e corrette e si evitassero “esagerazioni non palesemente iperboliche, specie per quanto riguarda le caratteristiche nutrizionali e gli effetti del prodotto“.

La Beuc, Organizzazione europea dei consumatori, insieme ad altre organizzazioni sociali e sanitarie, ha chiesto all’Ue di adottare una regolamentazione forte, affinché l’intera popolazione venisse protetta dalla commercializzazione di alimenti poveri dal punto di vista nutrizionale.

Le industrie, nonostante le numerose richieste da parte delle Organizzazioni dei Consumatori, non sono state in grado di autodisciplinarsi e su TikTok, una piattaforma che vanta più di un miliardo di utenti – in Italia sono 15 milioni – gli adolescenti sono diventati dei veri e propri “ambasciatori” di marchi di junk food.

Stop al marketing aggressivo del junk food per tutelare i più piccoli

Su basi scientifiche, alcuni Paesi virtuosi, hanno deciso di porre rimedio al marketing selvaggio che incoraggia adulti e bambini all’acquisto di cibo spazzatura. Il Regno Unito ha preso una posizione netta ed è pronto a vietarne la pubblicità in televisione prima delle ore 21 a partire dal 2023.

In Portogallo, dal 2019, la Direzione Generale della Salute ha vietato il marketing di prodotti confezionati, durante le fasce in cui sono trasmessi programmi per bambini, incoraggiando invece una dieta equilibrata e sana.
La Spagna vuole vietare agli influencer, che interagiscono con il pubblico con post, messaggi, video o blog, di pubblicizzare il junk food per contrastare l’obesità infantile. Per convincere i bambini a mangiare ortaggi, negli Usa, si inseriscono direttamente nei distributori automatici. Nel  Sud Italia alcune start-up vorrebbero inserire la frutta nei dispenser delle scuole per regalare, durante la riscreazione, momenti di salute, vitalità e freschezza agli studenti.
Nessuna rigidità particolare, ma semplice educazione all’alimentazione. Insegnare, soprattutto ai più piccoli, a vedere junk food e fast food come eccezioni e non come abitudini, potrebbe essere l’inizio di una nuova sana rivoluzione alimentare.

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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