Il daydreaming, in italiano sogno a occhi aperti, è un’attività più praticata di quanto si potrebbe pensare (si stima dal 30 al 50% della giornata). Se gli psicoanalisti del secolo scorso la consideravano una pratica futile associata a persone inattive, studi recenti avrebbero rivalutato il concetto, evidenziandone gli aspetti costruttivi. Quando, però, questa dissociazione dalla realtà comporta tempi eccessivamente prolungati ed è caratterizzata dal senso di urgenza, il fenomeno viene detto maladaptive daydreaming (letteralmente “sogno a occhi aperti disadattivo”) e merita di essere attenzionato.

Cos’è il maladaptive daydreaming

“Non serve a nulla rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere” affermava Silente. Ma in cosa consiste il maladaptive daydreaming (MD)? Secondo uno studio su International Journal of Mental Health and Addiction, il MD è caratterizzato da eccessivo coinvolgimento nella fantasia che sostituisce l’interazione umana e interferisce con le attività quotidiane. Può essere accompagnato da movimenti stereotipati e dall’uso di musica per facilitare la dissociazione. 

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Sebbene non sia riconosciuto come disordine psichiatrico, l’evidenza scientifica associa il fenomeno frequentemente a persone che soffrono già di ansia, depressione o deficit dell’attenzione. Si è osservato inoltre che al MD sono connesse sintomatologie tipiche della dipendenza in persone aventi già altre dipendenze come quella per i social. Fra le cause vi sarebbe una difficoltà di controllo delle emozioni scaturita da eventi avversi occorsi durante l’infanzia.

Come superare il maladaptive daydreaming

Accorgersi di essere sognatori compulsivi non è così semplice come si immagina. Se vogliamo capire se la nostra è dipendenza o semplicemente fervida immaginazione, possiamo eseguire un test, erogato dall’Associazione Maladaptive Daydreaming Italia a scopo divulgativo (non corrisponde a diagnosi medica).

Al fine di affrontare il MD, sono importanti le reti di supporto, community di persone aventi lo stesso disturbo con cui confrontarsi. L’autoconsapevolezza è il punto di partenza per riprendere il controllo della propria mente: camminare nella natura o praticare meditazione sono alcuni possibili modi di ristabilire il contatto col proprio corpo.

Per rimanere ancorati alla realtà è importante evitare tutte le delle abitudini che possono innescare il MD, che si tratti di film, musica, videogiochi o semplicemente restare a letto. Per concentrarsi sul “qui e ora”, è utile pianificare la giornata ed evitare di procrastinare. Quando l’eccessivo fantasticare inficia il proprio benessere, si consiglia di rivolgersi a un professionista.

Maladaptive daydreaming: il giusto confine fra sogno e realtà. Donna distratta dal  lavoro e assorta nei suoi pensieri.

Donna distratta dal lavoro e assorta nei suoi pensieri.

Daydreaming: quando vale la pena di sognare

Se pensiamo al sogno a occhi aperti, la nostra mente volge verso l’infanzia. In analogia ai cartoni animati, fantasticare consente l’accesso a un mondo dove tutto è lecito. Se il maladaptive daydreaming può risultare dannoso, il daydreaming moderato ha effetti terapeutici: secondo Eric Klinger, professore di psicologia dell’Università di Chicago, aiuterebbe a sostenere lo stress. Inoltre presenterebbe effetti positivi sulla creatività e sul problem solving. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta riportando in auge mestieri artistici, è fondamentale stimolare le capacità creative.

Una ricerca su Social and Personality Psychology Compass evidenzia che fantasticare consentirebbe di facilitare la crescita socio-emotiva e supportare il processo decisionale. Il daydreaming e le attività cognitive esercitate in ambito sociale sarebbe accomunate, infatti, dall’attivazione delle medesime regioni del cervello. Lo sviluppo cognitivo sociale si basa anche sui momenti in cui immaginiamo interazioni passate e possibili future. Ulteriori benefici sarebbero legati al perseguimento di obiettivi: gli studi confermano che la rappresentazione mentale dei propri scopi favorirebbe il raggiungimento degli stessi. 

Il sogno, da sempre avvolto da fascino e mistero, risulta essere tanto pericolosa calamita verso la dissociazione quanto prezioso strumento per delineare le aspirazioni. Una volta compreso il giusto confine fra fantasia e realtà, in determinati contesti vale la pena ritornare bambini e lasciare spazio all’immaginazione.

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Giulia Polito

Giulia Polito

Mi piace considerarmi una persona multipotenziale: sto seguendo una carriera in ambito scientifico, ma ho anche una passione per la scrittura e credo fermamente nel potere della divulgazione. Scrivo di tutto ciò che mi incuriosisce e mi appassiona, soprattutto legato a società, cognitive skills e questioni di genere. Collaboro con BuoneNotizie.it e partecipo al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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