Il multitasking, ovvero la capacità di svolgere più attività in contemporanea, secondo alcuni permetterebbe di raggiungere molteplici obiettivi in modo efficace, secondo altri presenterebbe un’accezione negativa. Questa attitudine è stata definita “diabolica illusione” dal neuroscienziato cognitivo Earl Miller, evidenziando che la qualità verrebbe sacrificata in favore della quantità. Ma è effettivamente così? Alcuni studi avrebbero indagato pro e contro, concludendo che il significato di multitasking, sotto determinate condizioni, può tradursi in strategia vantaggiosa.

Multitasking: le differenze a livello di età e sesso

Nato dal gergo informatico (riferito alla capacità di un software o sistema operativo di  svolgere più compiti simultaneamente), il significato di multitasking si è esteso con il tempo a svariati contesti della nostra quotidianità. Diversi ricercatori hanno studiato il fenomeno valutandone la connessione con il nostro funzionamento cognitivo.

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Secondo le ricerche, la multifunzionalità legata all’uso di dispositivi elettronici è in largo sviluppo fra i giovani, al punto tale da essere stato coniato il termine media multitasking. Gli studenti sarebbero coinvolti spesso in compiti che prevedono il media multitasking, con conseguente incremento di distrazione sia a scuola che a casa. In generale, il maggiore sviluppo cognitivo renderebbe gli adulti rispetto a bambini e adolescenti più predisposti alla multifunzionalità. 

Se si parla di differenza fra i sessi, lo stereotipo classico segue l’idea della donna più abile in tale ambito. In realtà, diversi studi hanno attestato che non vi sarebbero particolari diversità fra uomini e donne nel passare da una mansione a un’altra. L’evidenza ha portato a concludere che i primi abbiano più esperienza nel multitasking relativo ai videogiochi, mentre le seconde sarebbero più esperte in quello inerente a musica, messaggistica istantanea e navigazione web.

Il significato di multitasking fra vantaggi e svantaggi

Costretti da una routine frenetica, siamo spesso portati a gestire più impegni simultaneamente. Tuttavia, secondo il neuroscienziato Miller, eseguire più attività insieme comporta un grande sforzo cognitivo. A causa di ciò, aumenta la produzione di cortisolo e adrenalina, portandoci al sovraccarico mentale e facendoci sentire più facilmente confusi. In realtà, come riportato dai ricercatori della Vanderbilt University, non svolgiamo esattamente due compiti in contemporanea, ma c’è sempre un piccolo ritardo temporale fra essi. Il motivo è imputabile alla limitata capacità della rete neurale umana di elaborare informazioni.

Di contro, il multitasking presenta anche dei vantaggi come, ad esempio, risparmiare tempo. In un’epoca di urgenze incalzanti, saper ottimizzare il tempo è una capacità fondamentale, che si concretizza nel definire obiettivi, sfruttare momenti morti ed evitare distrazioni. In ambito professionale, la multifunzionalità conduce all’aumento della produttività. Inoltre si è osservato che, tagliando mansioni dalla propria to do-list, i lavoratori hanno riscontrato un concreto aumento della propria motivazione.

Ma è possibile eseguire più attività in modo non superficiale, garantendo la qualità dei risultati? Secondo uno studio su Developmental Review, le strategie multitasking possono avere successo. Si evidenzia che, quando i requisiti di percezione e risposta dei compiti sono controllati dall’individuo, le piattaforme di apprendimento sono adeguate allo sviluppo e si consente una certa pratica delle attività, la multifunzionalità può comportare un miglioramento delle abilità visive e percettive, oltre che un’elevata acquisizione di conoscenza.

In conclusione, evitare il rischio di sovraccarico cognitivo quando si tratta di multitasking è possibile. Secondo il paradigma del doppio compito applicato in neuropsicologia, occorre comprendere quali compiti possono essere svolti bene sia separatamente che simultaneamente, senza che competano per le stesse risorse cognitive, afferenti cioè alle medesime aree cerebrali.

 

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Giulia Polito

Giulia Polito

Mi piace considerarmi una persona multipotenziale: sto seguendo una carriera in ambito scientifico, ma ho anche una passione per la scrittura e credo fermamente nel potere della divulgazione. Scrivo di tutto ciò che mi incuriosisce e mi appassiona, soprattutto legato a società, cognitive skills e questioni di genere. Collaboro con BuoneNotizie.it e partecipo al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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