Prendersi cura di sé, senza sprofondare in una spirale di acquisto ossessivo per la beauty routine, è possibile. In un mondo dove le aziende e i social media cercano di influenzarci a comprare ogni giorno un nuovo prodotto beauty inventato ad hoc, ci sono soluzioni che esulano dai giochetti del marketing. Per sentirsi bene nel proprio corpo senza troppi pensieri.

L’estetizzazione della cura del sé

L’industria della bellezza rappresenta, a livello globale, una fetta importante delle vendite nel mercato dei beni di consumo. In particolare, la categoria dello skincare (cura della pelle), ha mantenuto una crescita costante dalla  Pandemia ad oggi. La società di consulenza strategica McKinsey & Company, ipotizza infatti un prospetto di crescita pari al 6% annuale con un fatturato di vendite complessivo di 580 miliardi previsti per il 2027. Infatti – aprendo una rivista, ascoltando uno spot in televisione o curiosando sui social media – si arriva sempre alla stessa conclusione: più prodotti avremo, più il nostro stile di vita migliorerà.

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Un concetto imperante nella nostra società di stampo consumista – che trova antagonismo, per esempio, nella corrente della moda minimalista e sostenibile. Con l’affermarsi di social media incentrati sul valore visuale delle immagini e dei video (Instagram, Youtube, TikTok, Pinterest) siamo andati sempre più incontro a una sorta di “estetizzazione” della quotidianità, accompagnata da una spinta alla mercificazione. Abbondano, infatti, video e tutorial di beauty routine in 12 comodi passi, che suggeriscono quindi la necessità dell’utilizzo di decine di prodotti al giorno come nuovo standard di benessere. In effetti proprio il concetto di self-care si è evoluto in questa duplice ottica. Un esempio è la popolarità di una pratica fitness come il Pilates, spesso associato a un determinato stile di vita, con relativa cabina armadio in pendant e accessori coordinati.

Semplificare la beauty routine

Prima era la pubblicità che ci influenzava nelle scelte d’acquisto. Adesso sono influencer e celebrità che ci condizionano, in particolare quando si tratta di prodotti relativi alla beauty routinein primis con suggerimento per i trattamenti viso e skincare. Ne sono una traccia la grande diffusione dei video targati get ready with me (GRWM), cioè “prepariamoci insieme”. Come evitare di cadere nelle trappole del marketing? Come proteggersi dagli acquisti compulsivi fini a se stessi? Quando si tratta di beauty è importante intanto precisare che “di più” non è meglio: gli step da non saltare sono detersione, idratazione e protezione. Il resto è prevalentemente superfluo. È sicuramente necessario investire in una crema solare per proteggersi dall’invecchiamento, in aggiunta a un siero o crema idratante e un prodotto adibito a detergere la cute. I prodotti devono essere certificati (efficaci e sicuri), possibilmente cruelty-free ed eco-friendly. L’uso di prodotti clean, cioè naturali, è in quest’ottica una duplice buona scelta – sia per il corpo che per l’ambiente.

Si può, inoltre, scegliere trattamenti per minimizzare i tempi e spendere meno sul lungo periodo. Infatti si può optare per investimenti definiti “ad alto mantenimento” (perché più costosi sul momento), che permettono un successivo abbattimento di costi e tempi a lungo termine. Esempi? L’epilazione laser invece di lametta o ceretta, la laminazione di ciglia o sopracciglia invece del make-up. Accorgimenti che possono impattare molto le micro-azioni del nostro quotidiano, velocizzando i tempi di preparazione e aiutandoci a spendere meno in prodotti accessori.

Il focus sull’estetica non è di per sé qualcosa di negativo o da condannare, ma sta ai consumatori discernere tra una trovata di marketing “ben impacchettata” e un vero e proprio prodotto valido e funzionale per la nostra beauty routine e, in senso più ampio, per il nostro wellness complessivo.

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Virginia Allegra Donnini

Virginia Allegra Donnini

Con un background di studi ed esperienze lavorative a cavallo tra economia, marketing e moda scrivo di tendenze, pop culture, lifestyle. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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