La scoperta dei neuroni specchio ha rivoluzionato il mondo delle neuroscienze in relazione all’apprendimento imitativo e ai processi emotivi. La nostra capacità empatica deriva infatti dall’attivazione di questo “sistema specchio” all’atto di osservare qualcuno compiere un’azione.

Tali studi aprono un ventaglio di attualità sul concetto di empatia, in merito all’importanza delle interazioni sociali sul piano personale e sul posto di lavoro. In un mercato lavorativo in continuo rinnovamento, possedere questa ed altre soft skill, cioè competenze trasversali, conferisce una marcia in più.

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Dagli studi sui neuroni specchio al ruolo dell’empatia

Empatia deriva dal termine greco “empaϑeia” (empateia), formato da “en” (dentro) e “pathos” (sofferenza). Nell’antichità indicava il rapporto emozionale che legava l’autore-cantore al suo pubblico. Nel 1909 Edward Bradford Titchener ha conferito l’accezione moderna di “sentire dentro” i sentimenti altrui.

La scoperta dei neuroni specchio, avvenuta nel 1992 ad opera del team del neuroscienzato Giacomo Rizzolatti, ha mostrato l’importanza dell’empatia sotto la luce delle scienze comportamentali. Studi elettrofisiologici sulla corteccia frontale di un macaco hanno identificato un gruppo di cellule neuronali peculiari. Si è dimostrato che la loro attivazione è la stessa sia per un’azione di cui saremmo spettatori che diretti esecutori.

La pregnanza di questa scoperta è stata mostrata nel campo dell’apprendimento imitativo. Un esempio è l’evoluzione del linguaggio umano a partire dai comportamenti gestuali decodificati da questo sistema. Un altro è la spiegazione fisiologica dello sviluppo dell’empatia, cioè la capacità di connessione intima con qualcuno. Infatti, i neuroni specchio sono responsabili di una “imitazione interna” delle espressioni facciali osservate. Il sistema neuronale invia dei segnali al sistema limbico, costituito da una serie di strutture cerebrali le cui funzioni sono connesse alle emozioni e all’autocoscienza, conducendoci a provare le stesse emozioni riconosciute negli altri.

L’empatia può essere suddivisa in tre componenti: cognitiva, legata alla comprensione delle emozioni altrui, emotiva, cioè relativa alla capacità di condividerle, compassionevole, che si traduce nell’azione di aiutare. Un classico esempio che racchiude le tre componenti è quello dell’empatia materna, fondamentale per sopperire alle necessità del bambino.

La rilevanza delle soft skill sul posto di lavoro

Dalla scoperta dei neuroni specchio agli studi sociologici sull’empatia, è noto che la capacità di immedesimazione negli altri sia il cardine dei rapporti umani. In particolare, il tema è centrale sul piano professionale. Il mercato lavorativo è sempre in evoluzione. In seguito alla pandemia, molti posti di lavoro sono saltati, mentre sono emerse nuove posizioni. 

Cosa attira l’attenzione dei reclutatori che esaminano i Curriculum Vitae? Secondo gli esperti, le hard skill, cioè i titoli di studio, non bastano. A conferire una marcia in più sono le soft skill, ovvero le competenze trasversali. Forbes riporta le soft skill più apprezzate dalle aziende nel 2024: comunicazione, pensiero critico, leadership, creatività e intelligenza emotiva.

Le stime di ADP Research Institute rilevano che, per i prossimi 5 anni, i datori di lavoro richiederanno come competenze in primis l’empatia, seguita da abilità manageriali e conoscenza delle lingue. Per divenire empatici a lavoro la chiave è mantenere una comunicazione assertiva. Ciò significa interagire in modo collaborativo piuttosto che ostativo, ponendo domande frequenti, adottando la prospettiva altrui e cercando un compromesso in caso di punti di vista antitetici.

Uno studio su Journal of Business and Economics ha evidenziato il valore della compartecipazione empatica in ambito dirigenziale. La ricerca ha coinvolto un gruppo di leader di alcune compagnie americane e malesi. Ne emerge che l’empatia è uno dei parametri che maggiormente influenza l’efficacia della leadership. Viene sottolineato che datori di lavoro empatici creano un ambiente professionale ottimale per i dipendenti. Risultano capaci di creare legami, condividere più informazioni e prendere decisioni migliori.

Poiché “nessun uomo è un’isola”, per citare Thomas Merton, è chiaro come la correlazione fra neuroni specchio ed empatia sia il punto centrale della nostra evoluzione. Tale risorsa risulta essenziale al fine di promuove le relazioni sociali e la qualità della dimensione professionale.

Fonti:

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Giulia Polito

Giulia Polito

Mi piace considerarmi una persona multipotenziale: sto seguendo una carriera in ambito scientifico, ma ho anche una passione per la scrittura e credo fermamente nel potere della divulgazione. Scrivo di tutto ciò che mi incuriosisce e mi appassiona, soprattutto legato a società, cognitive skills e questioni di genere. Collaboro con BuoneNotizie.it e partecipo al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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