Succede che venerdì 26 marzo un missile viene lanciato a 15 chilometri da Jeddah, Arabia Saudita. “Sento puzza di bruciato, è il mio motore?” domanda pochi minuti dopo Max Verstappen, campione mondiale in carica di Formula 1.

Il Gran Premio si tiene proprio lì, a Jeddah. A bruciare però è il sito petrolifero di Aramco, main sponsor della F1. Un atto che sposta l’attenzione dall’Ucraina allo Yemen: anche lì c’è la guerra. La paura avvolge il paddock. Alcuni piloti non vogliono correre e si invoca la tregua olimpica. Lo sport per lo sviluppo e la pace ricorda il suo ruolo e il modello Formula 1 si attiva. La gara si farà.

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Il valore della tregua olimpica

Durante le Olimpiadi, nell’antica Grecia vigeva la tregua per tutte le dispute, private e pubbliche, specialmente per chi partecipava alle competizioni o ne era spettatore. Per celebrare la Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace, l’Onu ha scelto il 6 aprile: data di nascita dei Giochi Olimpici moderni nel 1986. Ed è l’invocazione alla tregua olimpica a permettere la disputa del tanto atteso Gp in Arabia Saudita. La tregua è un momento di potente impatto sociale, che apre a scenari possibili e percorribili per il futuro. Così il circuito cittadino di Jeddah è diventato terra di nessuno e il gran premio ha stemperato i toni con un’esposizione mediatica centrata sulla gara. Al main sponsor, infatti, sono stati dedicati pochi frames.

Saudi Arabian Gp 2022 - Team Ferrari

Sport per la pace e lo sviluppo, Formula 1 Saudi Arabian Gp 2022

Modello Formula 1:  protagonisti sono i valori dello sport

Se c’è un obiettivo che possiamo avere come F1 è quello di trasmettere un messaggio positivo. E’ un nostro dovere”.

Con queste parole Mattia Binotto, team principal della Ferrari, dopo l’attacco rilancia il ruolo dello sport per lo sviluppo e la pace. Per il modello Formula 1 significa attuarne i valori. Rispetto, collaborazione, fiducia sono propulsori per una gara dove si guarda il risultato, andando oltre gli ostacoli. Disciplina, impegno, sacrificio motivano i piloti e i loro team fissando il focus sulla competizione. Anche salute e sicurezza oggi sono importanti: la Formula 1 ha attuato il primo protocollo sportivo Covid-19, poi adottato in tutte le altre discipline.

Hamilton- conferenza Saudi Arabian Gp                                                                                             Sport per la pace e lo sviluppo, Formula 1: Lewis Hamilton pilota e attivista sociale

Lo sport per lo sviluppo dei diritti umani

Per l’Onu lo sport per lo sviluppo e la pace non è business, ma produttore di valori. Lo sport è quindi per la Comunità Internazionale un mezzo di pressione contro gli Stati che violino i diritti umani. L’estromissione della Russia dagli eventi sportivi ne è un esempio e il caso arabo non fa eccezione.  Nel 2021, è l’Osservatorio dei Diritti Umani a denunciare la F1 di favorire lo sportwashing dell’Arabia Saudita. Dopo l’attentato, è The Guardian a sottolineare l’assenza di prove che i grandi eventi sportivi cambino i regimi oppressivi. L’accusa è di mettere i soldi prima dei diritti umani.

“Nessuno può giudicare la nostra moralità, ad essere onesti”.

Fa notare Stefano Domenicali, AD del gruppo F1. L’impegno è aiutare paesi come Qatar, Bahrein, Arabia Saudita a fare passi avanti sul piano dei diritti umani . Si punta al cambiamento, ma “non in un batter d’occhio”, ha precisato Domenicali.  Si punta per l’ONU a vivere le giornate commemorative o le competizioni come occasioni per educare il pubblico a questioni di interesse.

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Anna Restivo

Anna Restivo

Editor e creator freelance nel motorismo sportivo e storico.  Ho collaborazioni in F1 dal 2014, passando anche dalla Motogp, e dal 2019 in manifestazioni di auto e moto d'epoca. Mi piace raccontare il motorismo e le sue connessioni con società, arte, ambiente, creando format e progetti. Attualmente collaboro con BuoneNotizie.it, grazie al quale ho avuto l'opportunità di conoscere il giornalismo costruttivo.

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