Recupero, reinserimento ed educazione sociale sono le parole chiave dell’offerta di Sport e Salute all’interno delle carceri. Il progetto chiamato “Sport di Tutti – CARCERI” mette a disposizione dei penitenziari la pratica dell’attività fisica come strumento e opportunità di rieducazione, attraverso il quale il reintegro dei detenuti in società dovrebbe avvenire nel migliore dei modi. La cooperazione con gli enti del terzo settore deve essere fondamentale in questa delicata manovra sociale.

Il Ministero della Giustizia afferma che: “La pratica sportiva all’interno degli istituti penitenziari svolge un significativo ruolo volto a promuovere la valorizzazione della corporeità e l’abbattimento delle tensioni indotte dalla detenzione, favorendo al tempo stesso forme di aggregazione sociale e di positivi modelli relazionali di sostegno ad un futuro percorso di reinserimento“. Una postilla che riassume effettivamente il tema che Sport e Salute ha voluto portare all’attenzione delle istituzioni.

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Praticare sport in detenzione

Non si fa distinzione tra detenuti minorenni, adulti o della terza età, maschi o femmine, in minima o massima sicurezza. Lo sport è considerato un diritto umano da parte dell’UNESCO al quale tutti devono avere accesso. L’attività fisica in ambito detentivo preserva la salute della persona: la sedentarietà è una delle peggiori nemiche in carcere. Per questo la proposta dell’OMS è quella di garantire l’accessibilità alla pratica sportiva in tutti i penitenziari. Aiutare il corpo a rimanere attivo oltre che prevenire l’insorgere di malattie mentali e ridurre sensibilmente il numero di assistiti nelle carceri italiane è l’obiettivo delle istituzioni che operano sul campo. In ultima analisi ci si è chiesto perché non basta fornire attrezzatura, campi e palestre agli istituti penali per il sostegno alla pratica sportiva. “Sport di Tutti” vuole costruire un vero e proprio ponte tra dentro e fuori il carcere.

Il diritto allo sport per l’educazione sociale del detenuto

Il ponte tra dentro e fuori è composto da tasselli di educazione sociale. La pratica sportiva può fornire tutti i tasselli giusti ai detenuti che hanno la volontà di reintegrarsi in una società che va avanti senza di loro. Sport e Salute può rendere lo sport un’arma molto potente. Sì lo sport è integrazione, ma tra il dire e il fare c’è in mezzo un mare di modelli di intervento sociale che non hanno raccolto molto sostegno da parte del Governo. Grazie ai primi 3 milioni stanziati dai ministeri finalmente si avrà un cambio di rotta.

Secondo una mappatura degli istituti analizzati prima di presentare il progetto, meno del 50% delle carceri garantiscono agli ospiti un accesso settimanale all’attività sportiva, rifiutando lo sport come diritto dei detenuti. Sport e Salute vuole partire da questo dato per allargare la rete di competenze dedicate al tema dello sport nelle carceri. La norma emanata sul tema del recupero dei detenuti attraverso lo sport prevede lo svolgimento di un lavoro di concerto tra figure competenti in ambito educativo, sociale, sportivo, di detenzione e di assistenza sociale.

Il coinvolgimento degli enti del terzo settore

Gli istituti penali si occupano del recupero dei detenuti e della preparazione al mondo esterno; ma va seguito un modello più vasto che coinvolga gli enti del terzo settore. La reintegrazione sociale non può avvenire dentro un carcere. Si sono esposti in prima persona Sport e Salute, il Centro Sportivo Italiano e l’ente di promozione UISP al fine di promuovere l’iniziativa. Da luogo di punizione ad opportunità di recupero e riscatto, la detenzione deve diventare un percorso di assistenza a coloro che stanno scontando i propri errori. Dunque l’obiettivo di chi si è esposto per la causa è quello di fornire un servizio alla comunità e incentivare uno stile di vita corretto tra tutte le fasce sociali della popolazione: questo comprende i detenuti che per antonomasia rappresentano gli emarginati.

Ancora una volta la parola chiave sarà collaborazione, si parla di associazionismo sportivo di base. Il progetto Sport di Tutti vuole coinvolgere nel tema dal valore sociale inestimabile chiunque possa preservare, accompagnare e sostenere il percorso rieducativo di un soggetto fragile: chi è esposto a rischio di emarginazione, devianza, esclusione, povertà e criminalità. Particolare attenzione si porrà infatti agli istituti di detenzione minorile, dove più che mai, per il futuro dei reclusi, è bene spendere tempo e risorse in un percorso educativo volto a intraprendere la giusta strada nel mondo reale.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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